30. Epilogo

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Dopo due anni la morte di Marianne, Justin era stato al fianco della figlia,
per tutto il resto della sua vita. E Sidney ne fu contenta, nonostante la morte della mamma,
suo padre aveva riportato armonia nella sua vita, nella sua famiglia.
Justin, li aveva aiutati economicamente, trovando un lavoro come discografico a Jeff, il marito di Sidney,
e adesso le cose sembravano andare meglio.
La famiglia passava le giornate a conoscere Justin, il quale venne a conoscenza della storia del loro amore,
che Marianne aveva raccontato ai nipoti.
Ne fu contento, perché nessuno la raccontava come lei.
"Nonno, andiamo a fare un giro in bici?" chiese Zack, spuntando dal soggiorno.
Justin, era intento nell'osservare la figlia, che toglieva le erbacce dal giardino. Era tutta sua mamma, pensò.
Aveva gli stessi lineamenti, lo stesso carattere e la stessa personalità,
ciò che aveva preso da lui era il naso e gli occhi, il resto era un miscuglio tra Marianne e Justin.
"No, Zack...devi fare i compiti" disse Justin rimproverando il ragazzino che gli sostava davanti.
"Ma..." lo interruppe "niente ma...su che sei intelligente non ci metterai niente" disse incitandolo ad andarsene con la mano.
E quando se ne fu andato, Justin tornò ai suoi pensieri, concentrandosi questa volta,
sul fatto che le mancava tantissimo Marianne. Era anche vero che erano stati lontani per anni,
ma adesso era come se non poteva farne a meno, doveva rivederla, ma non come l'ultima volta,
sul letto dell'ospedale con le braccia conserte, ma voleva vederla al suo fianco,
con un sorriso smagliante che spaccava e accecava tutti.
La realtà era che lei se ne era andata, e che niente e nessuno poteva riportarla indietro.
Gli occhi gli incominciarono a bruciare, e prima che incominciasse a piangere del tutto,
si alzò e senza avvertire nessuno, uscì di casa per un semplice passeggiata.
E attraversando quelle strade, gli venivano a mente tutti i momenti che aveva passato con lei,
infondo erano gli ultimi ricordi che gli rimanevano di lei.
Ma c'era un'altra cosa che le ricordava lei più di qualsiasi altra: la casa al mare-montagna,
in cui avevano passato la loro ultima notte. Dopo la partenza della ragazza, Justin l'aveva comprata per farla sua,
e poi non ci era mai andato, glielo impedivano i troppi ricordi che gli passavano a mente,
toccando ogni volta il tasto per far scorrere il fiume di lacrime che scendeva ad ogni via libera.
Decise di tornare indietro, prendere le chiavi dell'auto e salirci per dirigersi in quel mondo che avevano creato loro con l'amore,
con l'armonia che sprigionavano ogni volta che erano insieme.
Ci volle un'ora per arrivarci, e guardandosi intorno, rimase meravigliato dal fatto che nulla era cambiato,
nonostante fosse inverno inoltrato, tutto era perfetto come un tempo.
Il sole fresco che brillava sull'acqua, l'erba che veniva messa in evidenza dai raggi del sole,
e la casetta che spiccava isolata sulla collina, la collina su cui loro avevano fatto una specie di scivolo rotolandoci sopra.
Malinconia, solitudine, ecco ciò che stava provando Justin in quel momento,
dove tutte le scene di loro da giovani gli si riproducevano davanti,
mentre lui era da lontano ad osservare ogni minima scena, impotente di intervenire e cambiare il loro futuro.
Si diresse in quella casa, impolverata, al buio, ma con ogni particolare messo in ordine...tranne una cosa,
una lettera, che non aveva mai visto, e che spiccava sul quel pavimento marrone-scuro.
Justin si affrettò a chinarsi e prenderla e gli si gelò il sangue a riconoscere la calligrafia di lei su quel foglio bianco.
Incominciò a leggerlo:
"Sapevo che saresti venuto, quindi ti ho lasciato una lettera in questa casa,
non voglio tenerti all'oscuro ancora di tutto, quindi ti dirò realmente le cose come stanno.
Sono viva, più che viva, ho pagato i dottori per dire che avevo un tumore,
e quando sei entrato nella stanza mi hanno sedato e ho staccato, prima che entrassi,
il marchingegno che andava a ritmo con il mio cuore. Ti amo Justin, ti ho sempre amato e lo farò per tutta la vita.
Ma non posso stare con te, non in questa vita...ho causato troppi danni nella vita di mia, NOSTRA figlia,
e adesso voglio che sia felice, quindi sono andata via, non mi cercare perché scapperò per sempre,
fino alla mia vera morte. Stalle vicino.
Ti amo Justin.
Per sempre tua, Marianne."
Justin non poteva credere a quelle parole. Lui aveva visto il suo corpo nella bara,
aveva visto che la sotterravano sotto terra. O era solo tutta una montatura? Quello che sapeva per certo,
e che forse gli portava un po' di felicità, era che lui sapesse che era viva, stava bene.
Tornò a casa, e decise di non dire niente, altrimenti si sarebbero messi tutti alla ricerca per trovarla e non era quello che lei voleva.
Ma Justin non si fermava, avrebbe cercato un po' alla volta.
E quando l'avrebbe trovata, sarebbero stati insieme per tutta la vita.
Marianne, era viva, e chissà in quale continente sconosciuto si trovava, e forse era anche felice.
Ma per il momento, il destino voleva che loro in quella vita fossero separati e mai uniti.
Ma per Marianne, Justin era uno sbaglio, che avrebbe sicuramente rifatto migliaia e migliaia di volte, per tutta la vita.

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Se trovate degli errori mi dispiace, non ho riletto.

You ... My biggest mistake but I would do it so many times.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora