CAPITOLO 4

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Doc, Luglio 2022    6:45 di mattina

Sono appena uscito dal mini market situato all'angolo del nostro studio; ho comprato una bottiglietta d'acqua naturale perché sto morendo di caldo e sono solo le 6:45 di mattina. Oggi ho deciso di andare molto presto in studio perché devo rivedere alcuni brani e consegnarli a Kesmo, uno degli artisti con cui collaboriamo da un paio d'anni. Inoltre preferisco arrivare prima perché, con questo caldo, si crea un'aria irrespirabile dentro alla sala registrazione quindi devo tenere aperta la porta per far arieggiare.
Mentre arrivo davanti al portone inizio a cercare le chiavi, infilo la mano nella tasca dei miei jeans e sento il tessuto che mi graffia il dorso. Estraggo il mazzo e provo ad inserire la chiave nella serratura ma noto che la porta è già aperta: sicuramente Flego ieri sera si è scordato di chiuderla, dopo mi sentirà.
Non è la prima volta che la dimentica aperta e questa mancanza di attenzione deve cessare: abbiamo sudato l'anima per comprare l'attrezzatura e se ce la fottono non so cosa potrei fare.
Mi basta superare l'entrata che vengo colpito da un odore nauseabondo. Questa puzza mi impregna le narici e devo sforzarmi per non avere i conati di vomito. Durante le giornate calde capita che si crei un'aria irrespirabile ma qui c'è qualcosa che non va, dobbiamo far cambiare le ventole al più presto.
Inizio ad aprire le finestre e poi decido di andare in bagno a lavarmi le mani, sono un maniaco dell'igiene e mi dà fastidio aver a che fare con prodotti e superfici  che toccano tutti; a questo punto vado anche in bagno che non fa mai male.
Mi dirigo verso la sala registrazioni al primo piano e la puzza aumenta, ho un dejavù di quando nel bosco ho trovato un cervo morto: era un'odore insopportabile all'aria aperta, figuriamoci in un locale chiuso.
Non faccio in tempo ad arrivare sugli ultimi  scalini che noto un liquido rosso espanso sul pavimento: non mi serve molto per capire che sia sangue.
Sono indeciso tra lo scappare e chiamare qualcuno ma decido di scartare entrambe le opzioni, mi faccio coraggio e continuo a camminare. Cerco di schivare il più possibile le macchie di sangue ma ad un certo punto ci finisco dentro con i piedi. Ogni minimo movimento ricrea il rumore di quando cammini nelle pozzanghere che si creano a Novembre, la differenza è che io sto camminando nelle pozze di sangue.
Noto che il liquido proviene dall'interno della sala, ciò che mi divide è soltanto una porta. La apro. Merda. Chiamo Flego. Svengo.

Flego, Luglio 2022   7:20 di mattina

Chiudo la portiera della macchina e corro fino allo studio. All'entrata vedo Doc ma non mi degna di uno sguardo: è bianchissimo.
Provo a chiamarlo ma non si gira, allora decido di scuoterlo. Ha gli occhi persi nel vuoto, non parla ed è palesemente sotto shock.
Il cuore mi rimbalza nella cassa toracica, il rumore dei battiti mi rimbomba fino alle tempie e da un momento all'altro potrei svenire.
Entro in studio e sento una puzza di decomposizione che mi scatena due conati di vomito.
Doc mi segue per tutto il tragitto ma è come se fossi in compagnia solo del suo corpo mentre la sua testa e la sua anima sono altrove.
C'è sangue ovunque e molteplici impronte di scarpe, subito penso che saranno d'aiuto alla polizia ma poi girandomi verso Andrea noto che ha i lati delle scarpe rossi.
Entro in sala registrazioni e la scena che mi si cala davanti agli occhi è allucinante.
Il sangue è arrivato fino alle pareti e ha iniziato a colare, ci sono strisce rossastre su tutti i pannelli. Pochi centimetri davanti ai miei piedi giace il corpo senza vita di un uomo che non riesco a riconoscere perché ha la faccia sfregiata: più lo guardo più non mi sento le gambe, più lo guardo più mi ricorda qualcuno. Mi giro verso Andre e dallo sguardo noto che abbiamo entrambi la sensazione di essere in pericolo, sentiamo come se qualcuno ci stesse osservando. Ci precipitiamo giù dalle scale e iniziamo a correre senza una meta, l'obiettivo è allontanarsi il più possibile.
Mentre corriamo sempre più veloce sento una bambina dire "Mamma! Ragazzi  scarpe sporche sangue" e successivamente la madre scaccia un urlo. Sembriamo due omicida che stanno scappando e invece l'omicidio ce lo siamo ritrovati davanti agli occhi.
Quando ci fermiamo per prendere aria, Doc inizia a parlare a fatica: "Ma che cazzo è? Uno dei tuoi scherzi? Non è possibile. Ma poi perché nel nostro studio? Ma poi chi è? Finiremo in prigione Nicolò, è la nostra fine."
Io cerco le parole per tranquillizzarlo ma non le trovo, mi limito a guardarlo.
Mentre accendo una sigaretta per calmarmi iniziano ad arrivarmi un sacco di dubbi: che sia qualcuno che vuole incastrarci? Ma perché farlo in questo modo? Chi ha commesso il tutto? Era premeditato? Chi è la vittima?
All'ultima domanda avrei una risposta ma non voglio dire nulla a Doc, specie non avendone la certezza.
Quando Andrea vede che mi porto la sigaretta alla bocca sbotta: "Io non ci credo Nicolò, abbiamo visto un morto nel nostro studio poco fa e la prima cosa a cui pensi è fumare? Come mai sei così tranquillo? Non è che c'entri qualcosa?" mi urla.
Queste insinuazioni mi trafiggono come il pezzo di vetro che ho nel tallone da un'ora. Quello che credevo un amico che si fidava ciecamente di me ora mi sta accusando di un fatto così grave. Spezzo la sigaretta in due guardandolo e non dico una parola. La verità è che dentro sento il vuoto più assoluto, provo solo tanto dolore e tanta rabbia.
Mentre Doc è seduto a gambe aperte con la schiena appoggiata ad un muretto, inizio a prendere a pugni la parete del palazzo. Continuo imperterrito, ogni colpo è sempre più forte eppure non provo alcun tipo di fastidio. Ogni pugno è per i nostri sacrifici che ora andranno a puttane.
Ogni pugno è per le accuse di colui che credevo mio fratello.
Ogni pugno è indirizzato a me stesso.
Quello studio era la mia casa. Quella sala ci permetteva di volare con la mente. Tutto ciò che ci siamo creati con il tempo era per arrivare ai nostri sogni e ora quei sogni sono solo un lontano ricordo, tutto ciò che ci resta è un incubo. E un cadavere.

Doc, Luglio 2022     7:45 di mattina

Osservo Nicolò mentre si sfonda la mano contro una parete, vorrei fermarlo ma non riesco ad alzarmi. Perlopiù io sono sotto shock e lui ha deciso di accendersi una sigaretta come se nulla fosse. La situazione mi puzza un po', specie perché l'ultimo ad essere uscito dallo studio ieri è stato proprio lui. Mi mando a fanculo da solo per aver rifiutato di installare le telecamere. Tutto il mio autocontrollo mi ha lasciato. Mi sento male al solo pensiero di ciò che dovremo affrontare ora.
Temo di aver capito chi è la vittima che abbiamo trovato a terra ma non voglio dirlo a Flego. L'unica cosa certa è che dobbiamo indagare e trovare risposte.
La vita del ragazzo è stata distrutta, la nostra vita anche, è giusto che anche quella del colpevole venga ridotta a brandelli.
Flego si accovaccia affianco a me: ha la mano piena di sangue e le nocche viola, prova a muovere le dita ma non ci riesce.
Lo guardo lasciando in secondo piano i dubbi che nutro nei suoi confronti e gli dico che dobbiamo andare in ospedale ma che prima dobbiamo fare una cosa, lui annuisce come un cagnolino.
Torniamo in studio e mentre chiudo tutte le finestre assicurandomi che nessuno mi veda, Flego scrive su un foglio "Chiuso per ferie" con la mano sana che gli rimane.
Attacchiamo il cartello sulla porta e chiudiamo a chiave.
Ci allontaniamo come se non fosse successo nulla.
Non sappiamo come ma ce la vedremo da soli.

Flego, Luglio 2022 8 di mattina

Mi squilla il telefono, leggo il nome: "Davide Manager".

UN DELITTO DA SOGNO - NOSAINTZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora