CAPITOLO 9

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Marcus (Mumford&Sons), Gennaio 2022

Sono all'Heathrow, uno degli aeroporti di Londra. Sto aspettando che parta il mio volo diretto a Linate dove un autista mi porterà nello studio dei NoSaintz, due produttori che ho conosciuto durante il concerto che io e la mia band abbiamo fatto ad Agosto in Italia.
Non siamo soliti ad affidare i nostri brani a perfetti sconosciuti, preferiamo rimanere nella comfort zone con il producer con cui lavoriamo da anni ma questi due ragazzi hanno qualcosa che ci attira e abbiamo deciso di dargli una possibilità.
In aereo alcune persone mi riconoscono e mi chiedono autografi e foto a tutto spiano, alcuni senza degnarmi di un saluto. All'inizio della mia carriera non sopportavo questa forma di mancanza di rispetto ma, con il passare degli anni, ho imparato ad accettare, consapevole che sia una delle conseguenze a cui sono sottoposti i personaggi pubblici.
Tra foto, chiacchiere e musica il volo è passato in fretta e ci ritroviamo ad atterrare a Linate. Afferro i miei bagagli e inizio a cercare il mio autista; dopo qualche sguardo noto un uomo sulla quarantina reggere un cartello con scritto il mio nome. Mi dirigo verso di lui, gli sorrido e mi presento, dopodiché mi fa strada verso il parcheggio.
Prima di salire in macchina mi chiede educatamente se potessi fare un video saluto per suo figlio che è stato a molti nostri concerti, io accetto senza battere ciglio e poi saliamo sul mini van.
Io e Riccardo, l'autista, iniziamo a parlare durante il tragitto.
"Marcus, come mai qui a Milano?" mi chiede.
"Devo andare a registrare una canzone dai NoSaintz, due produt..." - non riesco a terminare la frase che interviene: "I NoSaintz? Sono molto validi a quanto ne so, mio figlio ogni tanto va da loro a lavorare su qualche canzone" - mi dice.
Io incuriosito gli chiedo se anche suo figlio facesse il cantante.
"Sì mio figlio canta, si chiama Kesmo. Non ha molto seguito eh, però per me ha molto potenziale...Magari lo penso solo perché sono suo padre" - conclude ridendo.
Lo rassicuro dicendogli che avrei voluto anche io una figura paterna che credesse in me e che, se avesse voluto, mi avrebbe fatto molto piacere ascoltare alcune canzoni di suo figlio Kesmo.
Lui accetta entusiasta e mi detta il nickname del profilo Instagram così inizio a seguirlo.
Dopo poco tempo il van rallenta e ci ritroviamo in un quartiere pieno di palazzi grigi.
Riccardo svolta per una via e si ferma, avvisandomi che siamo arrivati a destinazione.
Scendo dal van, lo ringrazio e gli auguro buon lavoro. Mentre osservo l'autista salire a bordo del furgone sento il rumore di una porta aprirsi alle mie spalle. Mi giro e riconosco i NoSaintz.
A dirla tutta il ragazzo riccio me lo ricordavo più alto, faccio finta di nulla e sorrido.
I due avanzano e mi porgono la mano, ci salutiamo e mi invitano ad entrare.
Nelle loro parole noto molta emozione ed è una cosa che mi scalda il cuore, mi fa capire che riesco ad essere speciale per qualcuno e che, soprattutto, i miei sacrifici sono serviti. Lo studio si divide in due piani e mi piace molto il loro modo di abbinare i colori delle pareti agli oggetti presenti.
Mi portano in sala registrazione dove mi siedo su un divanetto e iniziamo a chiacchierare, il loro inglese è più fluido di quanto pensassi.
Gli racconto del brano, di quando l'ho scritto e quali emozioni vorrei far provare alle persone che lo ascolteranno, loro mi guardano sempre più incuriositi, percepisco che sia un interesse sincero, puro.
Probabilmente non mi sono sbagliato quella sera a proporre di registrare insieme, nonostante qualcuno non fosse d'accordo con la mia decisione.
Ci prendiamo un caffè americano e non perdono tempo a preparare il microfono e i software sul pc. Mi ripetono per la quarta volta i loro nomi ma con il mio accento inglese mi sento ridicolo a pronunciarli.
Iniziano a produrre qualche base e me la fanno sentire, una in particolare mi ha colpito più delle altre. Videochiamo gli altri membri della band per fargliela ascoltare e capire cosa ne pensino, sono tutti entusiasti quindi decidiamo di incidere il nostro brano.
Parto con la registrazione della voce e, senza accorgermene, finisco 2 ore dopo. Tra tagli, sbagli, take e chiacchiere siamo riusciti ad arrivare ad un buon risultato. Lavoriamo fino a tarda sera e i NoSaintz ce la mettono tutta per farmi avere il brano pronto e ci riescono.
Ammirando la loro determinazione e la loro bravura gli propongo di lavorare nuovamente insieme al lancio del nostro prossimo disco che uscirà a Settembre. Leggo l'entusiasmo nei loro occhi e accettano subito.
Nonostante sia faticoso e controproducente dover prendere un aereo per registrare brani che potremmo affidare al nostro producer, sono contento di farlo perché si nota la loro voglia di mangiarsi il mondo, questi due ragazzi faranno molta strada e, qualora gli risultasse più difficile del previsto, io e la band potremmo spingerli.
Saluto Flego e Doc ed esco dallo studio per dirigermi in hotel dove soggiornerò fino a domattina.
Lasciandomi alle spalle ciò che abbiamo creato sento una sensazione pervadermi tutto il corpo, è una sensazione strana, una di quelle che ti fanno venire le palpitazioni.
Ho come l'impressione che tornare da loro non sia una buona idea come credevo.

Flego, Luglio 2022

Quando Mary si riprende dallo svenimento ci ritroviamo in 3 a puntare gli occhi sul cadavere, increduli.
La persona che abbiamo davanti è senza ombra di dubbio Marcus, il cantante dei Mumford & Sons.
Io e Doc non lo avevamo ancora visto bene in faccia, anche perché è abbastanza sfregiata. Nonostante ciò però, dopo l'osservazione di Mary, abbiamo capito che è proprio lui.
L'ansia inizia a prenderci a cazzotti in gola, a stringerla e a rivoltarci lo stomaco.
Abbiamo il cadavere di un cantante famoso, di cui siamo fan e con cui abbiamo lavorato, nel nostro studio.
Andrea allunga la mano a Mary per aiutarla e lei con uno sguardo pieno di rabbia gli urla: "Non mi toccare, stammi lontano".
Questa freddezza lascia l'amaro in bocca sia a me che a Doc ma probabilmente è sotto shock quindi non ci diamo troppo peso.
Chiedo cosa dovremmo fare adesso e non ottengo risposta da nessuno dei due.
Più guardo Marcus più ho la sensazione che le mie braccia si stacchino dal resto del corpo da un momento all'altro.
Come se non bastasse ricevo una chiamata da mia sorella che mi informa che il cantante dei Mumford è sparito, ne parla ogni notiziario e non si capisce il movente di questa sua fuga.
Le dico che ho sentito la notizia ma sto lavorando e non ho tempo per pensare ai problemi degli altri. La verità è che questo problema è diventato nostro.
Mary inizia a cercare qualche idea sul
come non risultare sospetti e soprattutto sui metodi plausibili che potremmo utilizzare per conservare il cadavere.
Noto però che mentre parla rivolge lo sguardo solo verso di me, come se provasse astio nei confronti di Doc.
Doc ascolta e interviene tirando fuori altri consigli ma, a questo punto, sembra che Mary sia diventata sorda.
Prendiamo un sacco della spazzatura e i guanti che la donna delle pulizie utilizza per spazzare lo studio.
Iniziamo a rinchiudere Marcus nel sacchetto mentre abbiamo conati di vomito continui dovuti all'odore e all'idea di star toccando un corpo senza vita.
Nonostante ciò riusciamo nell'impresa e ben presto ci ritroviamo ad uscire dallo studio.
Salutiamo Mary che mi abbraccia e rivolge uno sguardo strano a Doc e alla sua collana, dopodiché si allontana.
Io e Andre ci guardiamo senza dire una parola e, l'unica cosa che notiamo, è che siamo sfatti come pochi e che i nostri vestiti puzzano da far schifo.
Le nostre strade si dividono tornando a casa e ci promettiamo di vederci domattina in studio.
Non so se stanotte riuscirò a dormire, non so come farò a mantenere un segreto così grande, non so come riuscirò a non sentire la responsabilità sulle spalle.

Mary, Luglio 2022

Chiamo Davide per informarlo che il cadavere nello studio è del cantante dei Mumford. Sono preoccupatissima e soprattutto sto iniziando a schifare Doc, avrei dovuto accorgermi prima di ciò che è capace di fare.
I miei sogni si stanno collegando e ogni pista porta a lui.
Davide mi dà appuntamento a casa sua e mi raccomanda di portare Giulio, così lo contatto e lo avviso.
Ci ritroviamo seduti attorno al tavolo con una birra in mano e ben presto capisco che la situazione inizia a starmi stretta.

UN DELITTO DA SOGNO - NOSAINTZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora