Capitolo XIX - Inaspettatamente

15 5 0
                                    




Porto le mani ai capelli, liberando i polmoni da un respiro che sembra strozzarmi. Gli occhi di Roan trasudano rabbia, mentre quelli di Lucien sono carichi di imbarazzo, come se non sapesse come reagire.

«Ti aspetto all'uscita», annuncia Lucien con le labbra strette, voltandosi per allontanarsi a passo lento, mentre si gratta il capo con gesto nervoso.

Rimango immobile davanti a Roan, il ragazzo che mi ha nascosto la verità, proprio come gli altri, le lacrime sono pronte a sgorgare, in attesa di una risposta che temo di sentire.

«Sono stanco di vederti sempre con loro», esplode Roan, la sua voce carica di un'irritazione palpabile, mentre cerco di controllare il tono della voce che vacilla sotto il peso delle mie emozioni.

Senza pensarci, lo spingo contro il muro dietro di lui, colpendo il suo petto con le mani. La mia voce si spezza dall'emozione mentre affronto le sue bugie.

«Tu, bugiardo come loro, hai il coraggio di criticare le mie scelte? Mi hai mentito. La tua famiglia è implicata nella morte della mia. Tu che ti sei avvicinato a me solo per secondi fini, mi hai usata e mi hai nascosto la verità. Chi sei? O meglio, dire, cosa sei?»

Roan mi copre la bocca con una mano, trascinandomi con l'altra nello sgabuzzino vicino e chiudendo la porta a chiave dietro di noi. Sento il suo corpo stringersi al mio in un angolo della stanza, senza via di fuga.

Il respiro diventa pesante, il sudore mi inonda la fronte, e il viso di Roan sembra bruciare nei miei occhi. Mi rendo conto con terrore che, per la prima volta, ho paura di lui, non sapendo cosa aspettarmi, quali saranno le sue prossime mosse.

Cerco di urlare per farmi aiutare, ma le sue mani al muro dipingono la stanza di un blu intenso, mentre il colore si muove sulle pareti, oscilla e sembra rinchiuderci in una prigione.

«Smettila di urlare, ora non ti può sentire nessuno», sussurra Roan, mentre cerco di controllare la tempesta di emozioni che mi travolge, sentendomi come un'ultima foglia aggrappata al suo ramo in autunno, tremando e sentendo le gambe cedere sotto il peso dell'incertezza.

Lo guardo, interrogandolo con lo sguardo, domandandomi con terrore quali siano le sue intenzioni. Quel volto, così familiare eppure così estraneo, sembra celare un'enigma che non riesco a decifrare.

Le sue labbra si avvicinano alle mie quasi impercettibilmente, e io, istintivamente, giro la testa di lato, guardando altrove per evitare il contatto. Lui sorride tristemente, come se comprendesse il mio timore e la mia confusione.

«Ti prego, non farmi del male», riesco a balbettare, le uniche parole che riesco a far uscire dalla mia bocca tremante.

La luce blu che prima riempiva la stanza scompare, lasciandoci avvolti nell'oscurità. Roan prende fiato, e il suono del suo respiro mi sembra assordante nell'opprimente silenzio che ci circonda.

«Come puoi pensare che voglia farti del male? Ti ho usata? Alma...», le sue parole sono cariche di sincerità, quasi disperate. «Sei stata tu a insistere all'inizio per uscire con me. È vero che poi conoscendoti mi sei piaciuta e poi mi sono innamorato di te, ma non puoi dire che io ti abbia usato e mi fa ancora più male sapere che credi che io possa ferirti, fisicamente.»

La sua ammissione mi colpisce come un fulmine, confondendo ulteriormente i miei pensieri già tumultuosi. «Come... come hai fatto a fare quella cosa?», chiedo con un filo di voce, riferendomi alla strana magia che ha oscurato la stanza.

«È solo magia scadente», sogghigna Roan, come se volesse minimizzare l'importanza di ciò che ha appena compiuto. Ma per me, è tutto tranne che insignificante. La sua abilità di manipolare la realtà mi riempie di terrore e di incertezza, facendomi sentire vulnerabile e indifesa.

CURSE - Passione dannataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora