Il pittore e il poeta

Un ragazzo a terra

Scusate per il repost, ma era necessario <3 ho deciso (molto impulsivamente???) di rendere questa storia un po' più interattiva, trasformandola in una socmed. ovviamente i capitoli scritti ci saranno ancora, ma saranno abbinati a una parte social che potete trovare sul mio Twitter @/_itsonlyforme_
spero che l'idea vi piaccia, io ce la metto tutta ❤️

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Simone non si è mai sentito così solo. Per essere precisi, più del senso di solitudine è l'incomprensione ad essere la piaga della sua esistenza.

Intorno a sé i suoi coetanei vivono quelle esperienze formative adolescenziali di cui tutti parlano, che tutti sognano; al contrario, lui si sente sempre al punto di partenza, sempre in attesa che qualcuno lo liberi dalle catene che lo costringono, così che magari finalmente possa iniziare a correre e raggiungere tutti gli altri.

Peccato che non arriverà mai a pari, purtroppo per lui.

Simone sa di essere una contraddizione unica, perché la maggior parte dei pesi che lo imbrigliano e gli impediscono di andare avanti è lui a metterseli sulle spalle, spinto da un'intrinseca tendenza all'auto sabotaggio che ha ormai da tempo appurato essere tipica della sua natura, perché lui è un maestro a crearsi problemi anche quando non ci sono.

Un peso grande, anzi enorme, è sempre stato dover scegliere da che parte stare: se da quella dei ragazzi o quella delle ragazze.

Da bambino ha provato così tanto a conformarsi agli stereotipi di genere, ad essere quel bambino a cui piacciono le classiche cose da maschi come il calcio, le macchine e i supereroi (un pensiero ridicolo, ad ora lo sa). Ci ha provato per il puro e semplice desiderio di far parte di qualcosa, di appartenere a un gruppo, a un genere. Tuttavia non ci è mai riuscito.

Si è sempre sentito troppo a disagio tra i ragazzi, motivo per di amici maschi non ne ha mai avuti; si è sempre di conseguenza circondato di ragazze, le quali almeno conversavano di bambole, peluche e trucchi (questi ultimi, in un modo o nell'altro, la cosa più vicina a una forma d'arte con cui Simone abbia avuto a che fare sin da piccolo).

Le ragazze sono più gentili con lui, profumano di pulito e lo trattano con garbo, come un principe.

Si è sempre trovato tanto bene con le ragazze, così bene che per lungo tempo ha pensato gli piacessero in quel senso lì, almeno fino a che un bel giorno di primo liceo non è andato a sbattere contro un ragazzo di quinto e a momenti non gli è svenuto davanti. Da lì ha capito anche perché gli veniva naturale commentare i ragazzi insieme alle sue amichette e perché gli palpitava il cuore nel farlo.

Non è stata una sorpresa per nessuno quando ha fatto coming out, alla fine del secondo anno di liceo. È stata una sorpresa per sé stesso solamente, che è dovuto scendere a patti con la consapevolezza di essere per forza di cose è diverso, di essere una macchietta colorata in un mare di bianco e nero. È stato un percorso di accettazione lunghissimo, di quasi due anni, nei quali ha provato di tutto per convincersi del contrario; ovviamente, ogni tentativo è stato vano, dunque a un certo punto si è arreso a sé stesso e si è dato pace. Per quanto riguarda tutti gli altri, un coro di «e chi se lo aspettava» poco scandalizzato è stata la reazione più comune.

Non è stato quello, quindi, il motivo della sua solitudine. Il motivo della sua solitudine non lo sa neanche lui, in realtà. Per tutta l'estate tra la seconda e la terza liceo non ha parlato ad anima viva, nessuna sua amica si è fatta vedere né sentire; così quando ha varcato la soglia della sua classe il primo giorno di settembre è stato naturale, quasi obbligato, che nessuno andasse a salutarlo, che nessuno gli rivolgesse la parola, che nessuno nemmeno lo guardasse: si è limitato a sedersi al primo banco, al lato della finestra, sentendosi invisibile.