Il poeta ha un amico, il poeta ha un fratello.
Simone poteva aspettarselo, d'altra parte: un'anima così densa, piena, brillante di concetti e sentimenti non poteva che essere circondata da tante belle anime.
In questo modo, dopo essersi sentito affine a lui per un certo momento, ora non lo pensa più.
Come può essere uguale a lui se un amico non ce l'ha, e forse non l'ha mai avuto?
Si guarda intorno mentre il professore di inglese spiega, sporgendo il collo verso la restante parte della classe alle sue spalle. Li vede: alcuni attenti, altri assonnati, altri annoiati, altri a parlottare tra loro. Nessuno che lo degni di un briciolo d'attenzione, mai. Nessuno che lo conosca o che sia interessato a conoscerlo.
Dietro di sé c'è Laura, affianco ha Luna. Un tempo le avrebbe considerate amiche. Ora però a stento gli parlano, si limitano a guardarlo con quegli occhietti tristi e dispiaciuti e a conversare tra loro, da lontano. Chissà cosa si dicono, cosa dicono di lui alle sue spalle...
Ecco, Simone non è come il poeta, perché Simone non ha amici e non ha tantomeno fratelli. O meglio, non ne ha più.
Se Jacopo fosse sopravvissuto alla meningite fulminante che l'ha colpito alla tenera età di tre anni, forse sarebbe qui con lui, in quell'aula che puzza di chiuso e di sudore, e Simone non si sentirebbe così solo al mondo. Forse è a causa della mancanza di Jacopo, della sua metà, se si sente così abbandonato.
Simone pensa spesso che la meningite abbia sbagliato, che abbia colpito il gemello sbagliato.
No, prendi me! Sono io quello difettato!
È Simone, è sempre stato Simone il bambino problematico, chiuso e riservato; al contrario, Jacopo è sempre stato allegro, frizzante, gioioso. Lui, la vita, l'avrebbe presa a morsi, mentre Simone... ecco, Simone dalla vita si fa mangiare.
«Ragazzi, dividetevi a coppie e svolgete l'esercizio tre», comanda il professore.
Un brivido di terrore scorre tra le viscere di Simone, che si irrigidisce con la faccia puntata dritta di fronte a sé, per non guardare nessun altro.
In classe sua sono dispari, ovviamente.
Ode sedie trascinate, un brusio indistinto, qualche grido da un lato all'altro dell'aula («Oh, Chì, te movi?», «Mattè, arrivo, damme 'n attimo!»), mentre lui a testa bassa comincia a leggere il testo dell'esercizio. È un dialogo e dovrebbe proprio esercitarsi con qualcuno, ma non c'è nessuno che voglia svolgerlo con lui.
«Simone, non fai coppia con nessuno?», è il professore a intervenire a un certo punto, quando l'esercizio è ben che avviato e tutti stanno già strascicando il loro inglese maccheronico.
«Siamo dispari», è la giustificazione che offre, stringendosi nelle spalle.
Il professore sospira in risposta, esausto. Quella non è la prima volta, e probabilmente non sarà l'ultima, in cui una scena del genere si presenta. Che pietoso teatrino.
«Luna, Laura, per favore, potete svolgere il compito in tre?».
«Certo, prof», accorda all'istante Laura, senza esitazione.
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Il pittore e il poeta
Hayran KurguSimone e Manuel vivono d'arte, nascosti dietro uno schermo. Tutti sanno chi loro siano, tranne loro stessi. Si innamoreranno prima della loro arte, poi si innamoreranno a vicenda, per infine scoprire che le cose forse non si escludono vicendevolment...