La fine di Manuel Ferro

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tw: violenza

Se il tempo fosse un concetto relativo, Manuel riuscirebbe a dormire tutte le ore che vuole; invece, purtroppo per lui, l'orologio scandisce bene le ore, i minuti, i secondi che intercorrono dal momento in cui chiude gli occhi e sprofonda nei sogni e quello in cui deve riaprirli.

La sveglia, il cui suono ricorda non troppo vagamente la sirena di un'ambulanza, gli martella nelle orecchie da un po'. Sarebbe disposto a ignorarla ancora, senonché un grido di sua madre dall'altra parte della casa («Manuel, alzati o fai tardi!») lo costringe a riprendere contatto con la realtà e sgusciare fuori dal bozzolo di coperte in cui s'era avvolto la sera prima. Rotola fino al bordo del materasso e, nella penombra della stanza, acciuffa a tentoni il cellulare che ancora suona per poi spegnerlo.

Una cascata di messaggi gli piove sullo schermo non appena disattiva la modalità aereo: infiniti tentativi da parte di Nina di attirare la sua attenzione, dopo per la precedente settimana l'ha snobbata tutto il tempo e poi ha proceduto a lasciarla via messaggio, la sera prima.

Sa che non è l'approccio giusto, lo sa eccome. Non è stato molto corretto lasciarla con un messaggio, senza nemmeno avere un confronto a voce, ma era sinceramente esausto di Nina, di suo fratello Yuri e della allegra compagnia che ne consegue.

Nina è una stronzetta, con la testa un po' vuota - povera di concetti, povera di argomenti, povera di empatia -, petulante e fastidiosa. Lo attirava perché era bella, perché nel mondo tutto marcio e lugubre in cui Manuel era purtroppo nato Nina sembrava luccicare, sembrava preziosa: era come accaparrarsi il primo premio e vincere, in un quartiere dove nessuno vince mai. Però stare con Nina stava diventando fin troppo pesante, perché lei era troppo asfissiante e Manuel sentiva di avere bisogno d'aria.

In un momento in cui si sentiva soffocare, la gola stretta in una morsa ferrea, le ha semplicemente scritto "scusa, non può continuare. Ci dobbiamo lasciare", poi ha spento il telefono ed è andato a letto.

Ora, in quel lunedì mattina, deve affrontare le conseguenze della sua impulsività, del suo poco tatto, della sua incapacità di gestire le situazioni.

A riprova del fatto che da solo non se la sappia cavare, prova a chiedere aiuto al suo nuovo amico, soloperme. Ormai lo considera tale, ché si scrivono ogni giorno, tutte le ore, uno scambio continuo e ininterrotto di pensieri e parole. A ruota libera, senza paura d'essere giudicato.

Buongiorno, ho un problema

Ciao, dimmi tutto

Potrei aver lasciato la mia ragazza per messaggio

Non sei stato molto gentile

La franchezza di soloperme ogni tanto lo sconvolge, ma mai troppo, perché sa essere onesto senza essere crudo. Gli dice le cose come stanno ma con delicatezza, senza voler ferire i suoi sentimenti. È sempre una carezza all'anima parlare con soloperme.

Lo so, ma ero arrivato al limite. Tanto oggi la vedo e ne parliamo

Chissà come sarà contenta di parlare con te!!!

Ah ah ah, non fai ridere

Scusa, hai ragione.

Ormai il danno è fatto, cerca di rimediare. Spiegale perché e se non capisce fatti suoi. Sono sicuro che tu abbia i tuoi motivi

Che è una stronza e pensa solo a sé stessa posso dirglielo, secondo te?

Beh, magari non con quelle parole ma... se è quello che pensi

Il pittore e il poetaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora