Viandante sul mare di tramonto

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Simone ama la domenica.

È impagabile la pace che la domenica gli offre nel poter stare rinchiuso in camera sua a disegnare, senza che nessuno lo vada a disturbare. I suoi famigliari sanno che ringhierebbe come un animale incattivito, protettivo della sua privacy, del suo buio, della sua solitudine, quindi hanno smesso di provare a coinvolgerlo nella quotidianità della casa.

Non che il contesto della casa sia particolarmente lieto. I suoi genitori sono divorziati dall'alba dei tempi, non li ha mai visti nella stessa stanza senza litigare, e da qualche tempo sua madre ha fatto i bagagli e si è trasferita a Glasgow, lasciando indietro Simone in una casa troppo grande per stare solo. Suo padre, come naturale conseguenza, è andato a stare in villa, trascinandosi dietro pure la nonna; tuttavia, la loro presenza non è stata abbastanza per ravvivare l'atmosfera e farla assomigliare all'idea di famigliare, di domestico, di quotidiano. Le enormi stanze della villa rimangono ancora vuote, scarne, spoglie e Simone sente che potrebbe perdercisi, se non ci presta sufficiente attenzione.

È la ragione per cui gli piace stare rintanato nel suo covo, nella sua camera, che profuma di pittura, di candele profumate alla cannella e pioggia, il cui odore penetra dalla finestra lasciata un filo aperta, giusto per far circolare ossigeno.

In un angolo, a terra, sono ammucchiati i libri sui quali ha studiato per tutta la mattina - purtroppo per lui, rimane pur sempre un secchione (esclusa ginnastica) e per mantenere quel titolo si spreme a studiare come un agrume, quando deve. Per il resto del pavimento invece sono sparsi pastelli, pennelli, tavolozze. Ci sono schizzi di pittura sul pavimento, sui mobili, sulle pareti. Ma a Simone piace così, perché si sente circondato e coccolato da arte colorata che riesce a rallegrarlo, seppur in un giorno di pioggia.

Quella domenica si è imposto una sfida: superare sé stesso, i suoi limiti, i suoi blocchi mentali e disegnare qualcosa di felice, gioioso, spensierato. Nulla intorno a sé tuttavia sembra d'aiuto: né la pioggia fuori, né la villa enorme e al contempo soffocante, né la sua famiglia disastrata, né il cellulare che è completamente silente e sguarnito di notifiche da parte delle persone che cercano Simone e non soloperme. Tutto chiama tristezza, pretende tristezza, ma non quel figlio bianco.

È per questo che lo ha pasticciato coi colori più sgargianti del suo arsenale per ricostruire il paesaggio di un suo ricordo: la vista dalla cima di una scogliera scozzese, dov'è stato l'ultima volta che è andato a trovare la madre.

Si raffigura lì, sull'orlo del precipizio, a guardare un orizzonte che si tinge di rosso, arancio e giallo, dei colori caldi dell'imbrunire. Sotto, il mare impetuoso si increspa in onde schiumose che sbattono sugli scogli e si elevano al cielo, mischiandosi con esso. Il cielo si riflette nel mare e crea fantasie di giochi cromatici. All'orizzonte, un piccolo puntino in mezzo alla distesa di blu, una nave: a nessuno è dato sapere, nemmeno a Simone, se quella nave è appena salpata e se ne sta andando, abbandonandolo sulla scogliera per sempre, o se al contrario sta per approdare e farlo salire a bordo.

Quando il quadro è ultimato, Simone lo guarda e riconosce la sua solita malinconia, che si è invano illuso potesse sparire nascosta dietro pennellate di colori sgargianti. Però gli piace quell'ossimoro, quel netto contrasto, tra il colore dell'opera e l'assenza di colore del suo spirito.

Lo posta, descrivendolo come "viandante sul mare di tramonto", per richiamare all'iconica opera di Friedrich.

Vorrebbe dire che non lo attende, ma lo fa.

Simone è stato un bambino sereno: quello un po' strano, un po' outsider, un po' incompreso (ed era comprensibile, visto che nemmeno lui s'era ancora capito del tutto ai tempi), ma comunque ben voluto dal suo cerchio ristretto, da quelle amicizie che ha coltivato fin dalla tenera infanzia e si è portato dietro per tutte le scuole elementari e medie, frequentate nel suo quartiere.

Simone è stato un bambino tranquillo, gentile e timido, ma che a suo modo è sempre stato entusiasta delle piccole cose belle che gli capitavano. Cose belle come un bel voto, un complimento, la vittoria a un gioco, il suo piatto preferito, una giornata di sole. Erano cose che lo facevano emozionare e che di conseguenza attendeva con ansia: trascorreva le sue giornate a sperare che arrivasse quel qualcosa che gli avrebbe donato uno sprazzo di felicità, di allegria, di senso d'essere.

Questo suo modo di vedere la vita è durato fino a che un bel giorno sua madre, probabilmente solo frustrata da qualcosa di cui Simone nemmeno aveva colpa, gli rinfacciò di essere troppo entusiasta. Glielo disse come se fosse un crimine, uno sbaglio, un errore imperdonabile farsi forza e tirare avanti con le piccole gioie della vita.

Ad ogni modo, Simone la prese in parola e si promise di non aspettarsi mai più nulla. Si convinse che la delusione era sempre dietro l'angolo e che mai e poi mai questa l'avrebbe più sbaragliato, colto impreparato, di sorpresa: sarebbe stato sempre un passo avanti ad essa, sempre pronto ad accoglierla come una certezza.

Simone smise di aspettarsi le cose belle, perché credeva non gli fossero dovute.

Le poesie di poetanascosto però vanno oltre al bello. Ci vorrebbe un aggettivo nuovo, un neologismo, che descriva la penna di poetanascosto che sa essere, senza virtuosismi o intrecci strani, l'autore e artista migliore che Simone abbia mai letto: il più onesto, il più crudo, il più puro.

Simone ha speso ore, anzi giorni, a spulciare quel profilo alla ricerca di tutti i più piccoli indizi della sua personalità, così da assemblare pezzo dopo pezzo nella sua testa una immagine abbastanza degna di quel poeta che gli ha rubato mente e cuore. Più leggeva, più si sentiva capito: era tanto che non si sentiva affine, simile, uguale a un altra anima.

Perciò Simone, quando pubblica il suo ultimo disegno, spera che poetanascosto lo veda. Spera che lo guardi, lo studi e ne sia ispirato a tal punto da scriverci sopra un'altra poesia, come quella di qualche giorno addietro.

O come quella del giorno prima, che sembrava quasi parlare di loro due, del pittore e del poeta, che in fondo sono uguali.

Simone sbaglia a concedersi di sperare. Commette un banale sbaglio, un errore da principiante, nell'aspettarsi qualcosa che non arriva.

Per tutta la restante domenica Simone attende inutilmente un segno di vita di poetanascosto, lo ricerca smanioso tra le centinaia di notifiche, che ormai hanno smesso d'aver valore perché non sono le sue; tuttavia, non lo trova.

Il pittore e il poetaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora