Di cagnolini e cappuccini di soia

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L'inverno si sta avvicinando, il cielo si sta ingrigendo ogni giorno di più, il clima si sta raggelando. Questo però non impedisce a Simone di sentirsi colorato, caldo, felice.

Sa che non dovrebbe mettere nelle mani di una sola persona la sua stabilità emotiva, ma purtroppo è ciò che fa, giorno dopo giorno. Ogni messaggio scambiato, poesia letta o disegno pubblicato sono tasselli che costruiscono sempre di più l'intreccio tra sé e il poeta. Si sente legato a lui in maniera indissolubile e irreversibile.

Non che sappia molto di lui. Cioè, sa quale visione ha del mondo, quali sono le sue ansie, quali sono i suoi sogni, ma non sa cose più pratiche. Per esempio, non sanno i propri nomi, né dove vivono, né quanti anni hanno: informazioni base, fondamentali, insomma.

Può dire di conoscere una persona se ne conosce solo l'anima e non il corpo?

Simone crede che sia possibile. Anzi, crede che forse sia il modo più autentico per conoscere qualcuno. Con gli anni ha imparato che si ferma al corpo si ferma all'apparenza, con la conseguenza terribile che se il tuo corpo non è all'altezza dell'apparenza viene scartato, deriso ed emarginato. Nessuno si sofferma a guardare abbastanza fino a scorgere degli spiragli di anima. Il poeta, però, lo fa... e Simone lo ama per questo.

Quel fine settimana Simone si sveglia con una raffica di notifiche che gli spara dritta nell'orecchio. Deve aver ascoltato fino a tardi il suo album preferito, folklore di Taylor Swift (di me, parla di me! pensa mentre lo ascolta), e essersi addormentato per sbaglio con ancora le cuffiette nelle orecchie.

Il nervosismo comunque sparisce non appena nota che i messaggi siano da parte di poetanascosto, che gli dà il buongiorno e poi procede a lamentarsi di qualcosa.

Buongiorno. Oggi inizio il mio primo giorno di lavoro. Ho ansia.

Simone sfarfalla le palpebre, ancora un po' intontito, e, con la luce del cellulare che a momenti lo acceca, procede a rispondere.

Giorno. Stai calmo, vedrai che andrà bene

E se faccio casini?

Da quello che gli ha spiegato nei giorni passati, il poeta sta per iniziare a lavorare come cameriere in un bar. Questo lo fa per racimolare un po' di soldi e dare una mano alla madre, che è sola e spesso fatica ad arrivare a fine mese con il suo misero stipendio. Nobile, molto nobile da parte sua.

Non li farai, ne sono sicuro

Io faccio solo casini

Piantala di autocommiserarti, non è assolutamente vero. Un bel respiro e vai, prima di fare tardi

Se hai bisogno di supporto comunque sono qua

Grazie

Dovere!

«Simone, buongiorno!», lo saluta sua nonna, quando fa la sua apparizione in soggiorno, col pigiamo stropicciato e i capelli arruffati. «Caffè?».

«No, niente caffè!», gli vieta suo padre, che sbuca dalla porta che dà diretta sul giardino. È già vestito, sottobraccio ha un quotidiano e in testa un paio di occhiali da sole. «Andiamo a fare colazione fuori».

Simone strabuzza gli occhi, scioccato. «Da quando in qua?».

«Da quando devo andare a fare le analisi del sangue e ho bisogno di un accompagnatore».

«Dai, pa'», sbuffa Simone, alzando gli occhi al cielo. «Non può venire la nonna?».

«Non ci penso proprio!», si rifiuta lei, alzando le mani. «Devo ancora finire di travasare tutte le piante in vaso, prima che geli tutto e mi muoiano davanti».

Il pittore e il poetaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora