⚠️⚠️: scena di violenza dalla frase "camminando all'improvviso..." fino a "c'è un silenzio imbarazzante tra noi"
Da quello che ho capito, Hinata e Kageyama si stanno allenando perché dovranno scontrarsi con gli altri due del primo anno, per determinare chi rimane. Beh, ovviamente si tifa per lo spilungone.
Non dovrò vedere Hinata per così tanto tempo.
No dai, scherzo (forse).I ragazzi si stanno preparando, faranno un tre contro tre, il pelato starà con Hinata e Kageyama mentre il capitano con gli altri due.
Andai a prendere le borracce nel mentre che i ragazzi si posizionino.
Come sempre mi siedo a guardali con affianco le altre sue manager. Yachi mi sembra ancora molto rigida, si fa troppi problemi secondo me.Io ho preso una pallonata il primo giorno.
Ha pensarci mi viene da ridere.La partitella inizió. Le alzate di Kageyama sono davvero fantastiche, non so come faccia.
Mentre Hinata, beh, salta.
Nell'altra squadra invece il biondo, mi pare si Tsukishima se non ricordo male, è alto, molto. Però sembra quasi svogliato, come se non avesse voglia di fare pallavolo.
Il mio sguardo andava da una parte all'altra, seguendo la palla.
La palla era finita nel campo di Hinata, però, senza che me ne accorgessi era finita di nuovo nel campo avversario.Rimasero tutti spiazzati, me compresa.
Anche il capitano che era molto bravo in ricezione rimase completamente immobile.Ma che diavola era?
Anche un altro ragazzo lo disse, dando vita ai miei pensieri.
-Wow, proprio una alza da Re.- Disse lo spilungone.
Mi misi a ridere, tanto che gli altri si girarono verso di me. Ovviamente cercai di ricompormi, guardando il biondo che aveva un sorriso come il mio.
La partita continuò, vinsero Kageyama e Hinata.
Scontato, con quel tipo di attacco.Alla fine la partita era solo per cercare di far fare gioco di squadra ad Hinata e Kageyama.
Peccato.Io e le altre manager tornammo in spogliatoio, dove io, come sempre, mi cambiai in bagno.
-Come mai vai sempre in bagno? Siamo tutte femmine.- Mi chiese la biondina mentre mettevo gli altri vestiti nello zaino.
Rimasi spiazzata, non sapevo cosa dovevo dire.
Mi irrigidii, tante che la mia presa sulla felpa aumentó, facendomi diventare le nocche bianche.-Oddio scusami! Devo imparare a tacere, che stupida.- Disse mentre sventolava le mani davanti alla sua faccia.
Cercando di rimanere tranquilla e non farmi avere uno dei miei stupidi attacchi gli risposti.
-Tranquilla.-
-Io vado.- Aggiunsi dopo un secondo di silenzio generale.
Mi chiusi la porta alle mie spalle, cercando di regolarizzare il respiro.
Mi misi le cuffie e mi incamminai verso casa.
La musica mi aiutava a non pensare. Ogni volta che qualcuno fa qualche domanda personale non so che rispondere.
"Ti fa bene parlarne" mi ripetono sempre, ma io non gli do mai ascolto.Appena superato il cancello notai una persona famigliare venirmi incontro.
Non è lui.
Cercai di ripetere a me stessa.
Chinai la testa, e guardandomi le scarpe continuai a camminare, così non mi vede.Camminando all'improvviso sentii qualcuno sfilarmi le cuffie dalla testa, buttandole per terra, per fortuna sembrava che non si siano rotte.
-Che fa, ora mi ignori anche?- Disse mentre mi spingeva verso la recinzione della scuola.
Vi prego, qualcuno che passi ora.
-Non so di cosa tu stia parlando.- Cercavo di fare la forte, ma la mia voce tremante mi tradiva.
-Non fare la finta tonta, devo farti ricordare in altri modi?- Un pugno mi arrivo dritto sul fianco, dove sapeva che mi aveva fatto una ferita poco tempo prima.
Un dolore lancinante mi pervase tutto il corpo, portandomi a piegarmi quasi in due.
D'istinto, come faccio sempre, mi portai il braccio sinistro davanti alla faccia, sperando basti per proteggere tutto il corpo.Continuava a prendermi a parole, e ogni tanto volava pure qualche schiaffo.
Ovviamente non urlava, eravamo in pubblico.
Oramai non mi faceva effetto come una volta.-Con questa divisa sembri proprio una puttana, sai? Mi vergono ad essere tuo padre.- Mi sputó in faccia.
-Dovrei essere io a vergognarmi di essere tua figlia.- Mentre pronunciavo quelle parole, sentivo dei passi avvicinarmi sempre di più, speravo davvero di non star sognando.
-Ma come ti permetti a parlarmi così!- Urlo di più la voce, portando una mano su quel punto e stringendo sempre più forte, portandomi ad avere gli occhi lucidi dal dolore.
-Merda.- Lo sentii imprecare staccandosi da me.
-Matsui?-
No, non me lo stavo sognando.
Era Tsukkishima.
Non avrei mai pensato di gioire cosi tanto sentendo qualcuno chiamarmi.-Che sta succedendo?- Disse rivolgendosi a mio padre.
Cercavo di stare attenta alla conversazione, nonostante il dolore lancinante.
-Nulla una semplice discussione tra padre e figlia. Va bene tesoro, ci vediamo domani allora.- Disse guardando prima il ragazzo e poi me.
Con lui c'era l'altro con i capelli verdi, che sembrava più che terrorizzato.
Una volta che mio padre si allontanò mi staccai da quel cancello, cercando di piegarmi per recuperare le mie cuffie.
-Cazzo.- Mi portai anche l'altra mano sul fianco, barcollai per il dolore. La camicia bianca si era sporcata di qualche macchiolina rossa.
Fanculo.Una mano si allungo davanti a me, raccogliendo quello che era caduto.
-Tutto apposto?- Chiese poi.
-Non si vede?- Risposi sarcastica.
-A me piace scherzare, ma non mi sembra il momento.- Nel frattempo stavo camminando verso una panchina lì vicino per sedermi un attimo, dovevo ancora realizzare cos'era appena successo.
-Ha ragione.- Si intromise l'altro.
-Meglio prenderla su ridere.- Sforzai un sorriso.
Tolsi la mano dal mio fianco per vedere le condizioni. Lo dovrò medicare per la terza volta, che bello.
C'e un silenzio imbarazzante tra noi.
-Grazie, ora vado.- Dissi alzandomi e prendendo lo zaino, mi stavo abituando al dolore.
-Ti accompagnamo?- Chiese il biondo.
Da quando è così gentile?
-No, tanto casa mia è qui.- Mi incamminai.
-Beh, anche la nostra fermata lo è.- Si avviò anche lui.
Decisi di non dire niente, mi misi semplicemte le cuffie. Così almeno se si trova ancora nei paraggi non può fare nulla.
Nota autrice:
Il prossimo capitolo sarà il primo con il pov di Tsukishima:)
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Non sono come lui
Fiksi PenggemarLei, Matsui Kaori. Ha una situazione famigliare molto complicata, sin da piccola ha sofferto davvero tanto, portandola a chiudersi in se stessa e a non esternare più le sue emozioni. Decide di frequentare il Karasuno semplicemente perché si trovav...