𝟭𝟱

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Anche oggi mi trovo all'ospedale, Kaori non si è ancora svegliata. Più il tempo passava più realizzavo che quello che provavo era un senso di colpa molto forte, che aumentava se non venivo a trovarla.
La cosa che faccio è prendere una sedia e sedermi per un tempo indefinito vicino al suo letto, aspettando che si svegli, tanto è stabile, sicuramente si sveglierà presto.
Dovrà stare ancora qui per un po', però almeno sarà cosciente.
Ancora nessuno sa che lei si trova qui e che in realtà non ha la febbre, e penso che nessuno lo saprà mai.

L'unica cosa che voglio fare con tutto me stesso è riuscire a convincerla a denunciare quell'uomo e che non deve avere paura perché la giustizia sarà sempre dalla sua parte.

***

Stavo per alzarmi ed andarmene, finché non senti un rumore che mi fece rimanere fermo.
Mi girai verso il lettino e notai come la testa di Kaori si fosse mossa verso la mia direzione.

-Kei...- Disse con un tono di voce davvero basso, se non fossi stato così vicino non l'avrei sentita.

-Ora mi chiami anche per nome?- Cercai di sdrammatizzare il momento e lei fece un sorriso.

Poi fece un colpo di tosse e cercò di alzarsi.

-No aspetta, ferma, vado a chiamare qualcuno.-

-Che è successo...?- Chiese prima che potessi uscire.

-Sei svenuta.- Gli risposi semplicemente.

Si era appena alzata, se non se lo ricorda glielo spiegherò quando sarà più lucida.

Uscii e per fortuna una dottoressa di mezza età si aggirava per il corridoio.

-Mi scusi.-

-Si?- Si avvicinò.

-La ragazza si è svegliata.- Dissi semplicemente.

-Oh grazie giovanotto, ora scusami ma devo fare dei controlli e non puoi entrare.- Si incamminò verso la stanza di Kaori.

-Va bene, aspetterò qui.-

Matsui pov

Mi sentivo la testa che mi pulsava ed il corpo che mi faceva molto male.
Cercai di guardarmi intorno ma la mia vista era ancora offuscata.
Sbattei le palpebre più volte finché non riuscì a capire che quella non era la mia stanza, ma un ambiente in cui non sarei mai voluta finire.
Il rumore della porta che si apriva mi fece voltare, e per un momento ho sperato fosse Tsukishima, ma in realtà era una semplice dottoressa.

-Finalmente ti sei svegliata.- Disse.

-Si.- Risposi con voce bassa, non riuscivo a parlare più forte di così.

-Facciamo qualche controllo di routine, poi ti lascio andare.- Disse per poi prendere alcuni apparecchi.

Mi mise seduta, passaggio che mi fece molto male e che lei notò.

-Scusami tesoro, hai una costola inclinata.-

-Una... costola inclinata?- La guardai.

-Non ti ricordi niente?- Chiese poi.

-Solo qualcosa, non riesco bene a mettere a fuoco tutto.-

-Capisco, forse perché ti sei appena svegliata, forse tra qualche ora ricomincerai a ricordare.-  Mi spiego prima di ricominciare a lavorare.

***

-Abbiamo finito.- Disse la dottoressa mentre finì di mettermi le bende dove avevo la costola inclinata.

-Penso che tra due giorni possiamo dimetterti, ma  devi stare a riposo almeno un mese.- Prese le sue cose ed uscì dalla stanza.

Un mese? E ora che mi invento con il club...

Sentii di nuovo la porta aprirsi.

-Ciao Kaori.- Sentii subito dopo.

Non so perché ma mi fece... contenta vederlo.

Prese una sedia e si posizionò vicino a me.

-Come ti senti?- Mi chiese poi.

-Sono un po' stordita, non ricordo quello che è successo molto nitidamente, ma per il resto bene.- Cercai di fare un sorriso.

-Scusa per averti chiamato per nome.- Aggiunsi.

-Non mi da fastidio, chiamami come preferisci, poi anche io ti ho chiamato per nome.- Mi rispose, ma più lo guardavo e più mi sembrava... strano.

-Qualcosa non va?- Lo guardai, ma lui aveva la testa abbassata.

-Io... mi sento davvero in colpa.- Fece un sospiro.

-Non dovevo risponderti così quel pomeriggio al club, era una semplice domanda. Dovevo accompagnarti a casa, forse non ti sarebbe successo tutto questo. Non riuscivo a vederti stesa su questo lettino sapendo che in gran parte la colpa era la mia.- Alzò lo sguardo, ma lo abbassò subito dopo.

Più parlava più la mia mente ricordava cosa fosse successo, e perché io fossi qui in ospedale.

Feci una cosa che non mi sessi mai aspettata, lo abbracciai. Mi dava fastidio vederlo così solo per quel bastardo.

-Non è colpa tua, è lo sai bene.- Dissi, lui ancora non stava ricambiando l'abbraccio.

Dopo queste parole sentii un suo braccio sfiorarmi appena, come se avesse paura di farmi male.

-Vuoi ancora sapere perché per me è solo un club?- Disse poi, stavamo ancora in quella posizione.

-Certo.-

-Da piccolo ammiravo tanto mio fratello, alle medie era forte, giocava, e io andavo a vedere tutte le sue partite. Iniziate le superiori qui al Karasuno continuava a dire che fosse l'asso della squadra, ma non mi voleva più alle sue partite, così una volta sono andato a sua insaputa. Non l'ho visto ne in campo ne in panchina, non era stato convocato. La stessa sera lo ritrovai in camera a piangere.- Ascoltavo tutto molto attentamente, nel frattempo lui si era staccato da me, ma eravamo comunque più vicini del solito, e questa volta, rispetto alle altre, la sua figura mi faceva uno strano effetto.

-Non per questo non devi metterci impegno e passione, qui tutti hanno grandissime aspettative su di te, dai tuoi compagni, al coach a me.
Sei un ragazzo altissimo con grandissime potenzialità, non aver paura. Il fallimento fa parte della vita, può succedere a tutti. Ma non è il tuo caso, visto che tutti ti vogliono in campo.-

Lui mi ascoltava attentamente, sentivo il suo sguardo addosso.
Non rispose, si limitò a sorridere, mentre le nostre bocche si avvicinavano sempre di più.

Il rumore della porta lo fece allontanare.

-Oh tesoro! Sei sveglia!- I miei nonni erano appena entrati con un sorriso a trentadue denti.

-Va bene io vado allora.- Disse poi il biondo.

-Va bene, ciao Kei.- Dissi poi io.

-Ciao.- Salutò anche i miei nonni ed uscii dalla stanza.

Note aurore:
Ciao a tutti!
Scusate tutta questa attesa ma gli ultimi giorni di scuola sono davvero pesanti.
Spero che il capitolo vi piaccia.

Non sono come lui Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora