𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟑

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"Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne"

- Alda Merini


Riconoscerei quelle scarpe tra mille.

Un'ondata di vertigini mi inonda il corpo da cima a fondo, non riesco a parlare, non so come comportarmi e non so se continuare a rimanere immobile.

Qualcosa mi dice che dovrei stare perfettamente ferma da quando ho sentito quei rumori attraversare tutto il bagno. Non muovo nessun muscolo e cerco di regolare anche la frequenza e il volume del mio respiro, inconsciamente continuo con questo atteggiamento.

Passano i secondi e lui sembra continuare il teatrino che ho messo in scena.

Dovrei essere tranquilla, dovrei stare bene ed essere felice di aver incontrato il mio ragazzo, magari è semplicemente venuto per farmi una sorpresa, so che ci sarà una motivazione per tutto ciò.

Eppure, i ricordi continuano a tormentarmi, le parole di quella ragazza mi sono entrate in testa, mi stanno divorando come un virus, e io sono così incapace a controllare i miei pensieri per mandarli nella giusta direzione.

Sento di star facendo la cosa sbagliata, dovrei uscire da li, abbracciarlo ed essere felicissima di vederlo, ma il mio corpo non lo comando più ormai, sono rimasta ferma e non riesco ad alzare nemmeno lo sguardo.

«Mine esci fuori da li»

Balzo in avanti spaventata dalle sue parole e dal suo tono di voce.

Non me lo aspettavo che iniziasse a parlare lui, aspettavo solo il momento giusto per riuscire ad aprir bocca, forse mi sono semplicemente spaventata perché ero concentrata a combattere con i miei pensieri.

Mi alzo subito senza pensarci un secondo di più e apro la porta.

Ha il viso coperto da una freddezza che mi ghiaccia nell'esatto momento in cui lo vedo. Stringe le mani a pugno e vedo che il suo corpo è coperto da una forte rigidità e autocontrollo che mi fa preoccupare all'istante.

E proprio in quel momento mi ricordo di quello che era successo pochi instanti prima di subire una litigata con la mia migliore amica.

Stavo messaggiando con lui, era preoccupatissimo perché la localizzazione del mio telefono si era disattivata e non poteva vedere dove mi trovassi. Stavo cercando un modo per attivarla ulteriormente ma in quel momento Nora mi ha preso il telefono e abbiamo discusso per diverso tempo.

Dev'essersi preoccupato parecchio, sono passati una quarantina di minuti, non oso immaginare quello che ha dovuto passare.

Un senso di colpa mi buca il cuore in un attimo, tutta la consapevolezza di quello che sta per succedere mi devasta.

«Josh io...»

Non riesco a finire la frase che lo sento sbuffare e dare un calcio fortissimo contro il cestino. Lo scaraventa a terra senza alcuna emozione, continua a guardarlo e poi punta gli occhi su di me.

China il viso di lato e riconosco cosa sta per dire, lo anticipo prima ancora che possa agitarsi a causa mia.

«Amore mio, scusami tanto per quello che è successo, ero con Nora, mi stava raccontando una cosa molto urgente attirando la mia attenzione, dovevo aiutarla a fare una cosa... c'è un progetto per l'uni eh...»

E chiunque dal mio tono di voce, da come cerco di divagare con lo sguardo e da come muovo le mani cercando di arricciarmi il maglione, direbbe che sto dicendo una marea di falsità.

𝑪𝒓𝒚𝒑𝒕𝒊𝒄/𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑹𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora