𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟏

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Non mi manca quello che mostravi di essere, mi manca quello che pensavo tu fossi

-Alda Merini


Un forte dolore mi porta a strizzare gli occhi e aprirli cercando di capire da dove provenga questa sensazione.

Mi trovo su una superficie morbida, coperta da un tessuto che sulla mia pelle mi culla fino a dovermi sforzare diversi minuti per poterli aprire.

E quando riesco ad aprire gli occhi, un bagliore accecante mi ricorda il luogo in cui non sarei mai voluta tornare.

L'ambiente che mi ha creato delle ferite indelebili nel cuore e nessuno sarà mai in grado di poter guarire.

Tutto illumina in questa stanza, siamo in piena giornata solare dove non c'è spazio per le nuvole ma c'è spazio solo per ricordare quello che è successo gli istanti prima di ritrovarmi qui.

Mi trascino con fatica su dal letto e mi siedo completamente stordita e con la testa che non si regge più. Ho ancora i vestiti della sera prima, si appiccicano al mio corpo come se avessi della colla .

Com'è possibile che sono qui?

Com'è possibile che non sono morta?

Con i forti dolori che si sono impossessati di alcune parti del mio corpo, mi ritrovo a dover pensare... come sia possibile tutto questo?

La testa gira e piano piano tutto si fa più nitido.

Fatico a dover riprendere conoscenza e controllo di alcune parti del corpo alla quale ne risento una mancanza di sensibilità.

Riacquisto la mia vista e in un secondo ritorna a ribattere il cuore all'impazzata. Sono tornata in ospedale.

Sono in una stanza diversa dalla scorsa volta, questa risulta più aperta, più grande e con una grande vetrata che mostra le grandi palazzine di Phoenix.

Non è un sogno, non è finzione, questa è la realtà.

E nonostante quello che ho subito, ricordo perfettamente tutto quello che è successo.

Purtroppo, direi...

Non ci sono emozioni oltre la rabbia e la paura che possano descrivere come io mi senta in questo momento. Un incubo che non avrà mai fine.

Quante volte dovrò ancora soffrire?

Quante volte dovrò essere vittima della sua violenza?

E quanto vorrei poter estrarre dai miei ricordi tutte quelle immagini e tutti quegli sguardi che teneva e usava solo per me.

Quelle parole moderate e usate con il giusto tono. Quella sicurezza che cercava di controllare ma che non è più riuscito a domare.

Non ha pensato che sarei mai stata in grado di poter reagire, di potermi ribellare e di poterlo fronteggiare.

Impaurita da subito da lui, ho provato a scappare, ho agito spinta dal mio istinto, non sono riuscita a controllare la mia lucidità e sono finita di nuovo in questo posto.

Non ha sopportato questo, così ha reagito nell'unico modo che conosceva: picchiarmi fino a non dovermi più rialzare.

Tutti i colpi andati persi nel vuoto, le urla strozzate, la perdita di conoscenza, tutta la forza che non sarei mai stata in grado di poter tirar fuori, le unghie spezzarsi e la speranza morire con me.

Ed è li che ho visto quella bambina, quella piccola me entrare con paura e con timidezza nella stanza.

Quei piccoli passetti che portavano a me.

𝑪𝒓𝒚𝒑𝒕𝒊𝒄/𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑹𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora