Alexis's Pov
Lo guardo attentamente e sorrido, se fino a qualche settimana fa mi avessero detto che sarei finita per innamorarmi di un assassino della mafia, cavolo così suona proprio male, non ci avrei creduto, anzi mi sarei fatta una bella risata, eppure eccoci qua. So che persona è, cos'ha fatto e cosa è disposto a fare, ma non ho intenzione di tirarmi indietro, stavolta voglio andare fino in fondo, se lui c'è dentro fino al collo, beh, anche io ci sono. Lui mi guarda come se volesse leggermi nel pensiero e capire quello che provo, un sospiro mi viene spontaneo e cammino verso la vetrata del salone, da cui si vede New York. "A cosa pensi?" Mi chiede mentre mi cinge la vita con un braccio, facendomi appoggiare la schiena contro il suo petto tonico "A te" dico piano "a noi" continuo e alzo lo sguardo verso i suoi occhi scuri, un sorrisetto malefico gli si forma sul viso "al fatto che non ti puoi tirare più indietro?" Dice ridacchiando piano "certo che posso, i miei fratelli ti ucciderebbero" lui sorride con uno sguardo strano, un ghigno beffardo sul viso "anche da morto ucciderei gli stronzi che ti si avvicinerebbero. E poi mi vedresti nei tuoi sogni" continua mentre col pollice mi accarezza lo stomaco e il fianco "brutti incubi" scherzo e ridacchiò mentre lui scuote la testa con un piccolo sorrisetto sulle labbra "i più erotici che tu abbia mai fatto" mi sussurra all'orecchio dopo qualche secondo, il fiato caldo sul collo mi manda un brivido sulla schiena, guardo la città davanti a me "sei piuttosto convinto" decido di giocare al suo gioco, mentre lui mi guarda, nei suoi occhi vedo una scintilla di sfida, di desiderio. "Non più di quanto non lo sia tu" dice e si allontana, andando verso una credenza, lasciando un vuoto dietro di me. Senza volerlo mi giro verso di lui, i miei occhi incontrano la schiena ampia fasciata dalla camicia nera, non troppo stretta ma che lascia vedere leggermente la muscolatura possente, sposto la sguardo sulle braccia, dove le maniche della camicia sono alzate fino ai gomiti, le mani venose e grandi intorno ad una bottiglia di whiskey e a un bicchierino, lo versa e lo beve in un colpo, facendo muovere il pomo di Adamo mentre i miei occhi rimangono incollati alla figura statuaria, il suo sguardo poi incontra il mio, versa un altro bicchierino d'alcol poi a lente ma ampie falcate mi raggiunge, i suoi occhi intensi che non lasciano mai i miei. La mano con il bicchiere in mano si avvicina alle mie labbra "bevi" dice in un sussurro autoritario, dominante, mentre io schiudo le labbra e lui versa il contenuto nella mia bocca, ingoio e sento il liquido bruciarmi in gola, mentre lo stomaco mi si contorce la sua mano si avvicina alla mia guancia, la sfiora delicatamente con le dita ruvide, il vetro freddo del bicchiere mi solletica la mascella delicata e lui se ne accorge, con un sorrisetto mentre mi guarda come un predatore guarda la sua preda.
In una mossa veloce però si toglie, appoggiando il bicchiere al suo posto e io sospiro "fai sempre così?" gli chiedo con un pizzico di frustrazione nella voce "prima dai il massimo, ti avvicini, poi ti allontani tutto ad un tratto?" continuo, mentre lui si appoggia alla parete e mi guarda "no" dice e sospira "di solito non mi avvicino affatto" continua e sento la sua mente lavorare, mentre i suoi occhi cominciano a fissare un punto dietro di me "parla con me Nathaniel" sussurro e mi avvicino a lui, ma lui scrolla le spalle "io gioco con le mie regole Alexis" "e se io volessi giocare secondo le mie?" dico senza neanche pensare, lui alza leggermente un sopracciglio "ah si?" io inghiotto un groppo in gola e annuisco "la principessa vuole giocare?" dice con un tono basso, roco e che mi arriva direttamente allo stomaco, ma non mi lascio intimidire. "E se avessi intenzione di vincere?" dico e lo guardo negli occhi determinata, un ghigno malefico gli si forma sul volto "qual è il gioco?" chiedo quando comincia a girare lentamente intorno a me, poi sento la sua presenza dietro di me, con una mano mi tira indietro, facendomi sussultare, mi accarezza il fianco, poi lo stringe in modo possessivo. Spinge il mio corpo ancora più contro il suo, togliendomi il respiro per qualche secondo, non mi giro ma sento i suoi occhi su di me, il suo viso si abbassa fino ad arrivare a livello del mio "è già cominciato", sento un brivido attraversarmi da capo a piedi. Quando il suo viso si allontana io alzo il mio, guardandolo negli occhi, passo la mia lingua sulle labbra, inumidendole, quando il sua viso si avvicina "e sembra proprio che tu stia perdendo" aggiunge, per poi sfiorarmi le labbra con le sue, per poi ritrarlo con un sorrisetto da schiaffi. "Vuoi giocare a chi cede per primo?" chiedo con ancora un po' di amarezza sulle labbra che non ha baciato come avrebbe dovuto e lui annuisce "esattamente" a me esce una risatina e scuoto la testa "sai quanto è infantile?" dico ridacchiando "averti supplicante in ginocchio davanti a me però non lo sarà" dice con un tono di voce basso e le mie guance si tingono subito di rosso "Nathaniel *non so il tuo secondo nome* Sokov!" dico con un tono leggermente più acuto di quanto avessi voluto e lui ridacchia, massaggiandomi il fianco con una mano.
Dopo qualche secondo passato così aggiunge "Roman" e io lo guardo confusa "è il mio secondo nome. Nathaniel Roman Sokov" sussurra piano e io annuisco "Nathaniel Roman Sokov" ripeto e lui sorride e mi guarda in modo amorevole " dillo di nuovo" mi sussurra e affonda la testa nel mio collo, mentre mi abbraccia da dietro "ti piace quando lo dico?" gli sussurro "solo tu" dice e mi bacia il collo, mentre ridacchio "chi è che ha vinto la sfida e mi sta pregando di ripetere il suo nome?" gli chiedo con un sorrisetto canzonatorio "sai che forse non me ne frega della sfida" dice baciando il mio collo, baci umidi e appassionati, ma allo stesso tempo dolci "però ho vinto comunque *Nathaniel*" dico il suo nome in un tono seducente e lui alza lo sguarda dal mio collo, e sento il cuore smettere di battere per un secondo. Quello sguardo, il modo in cui morde e tira la mia pelle rosea con i denti bianchi e perfetti, le sue mani sui fianchi, che mi circondano, che mi toccano. Il mio respiro si fa leggermente più pesante e lui lascia la pelle che tirava tra i denti, bacia dolcemente la pelle rossa e mi guarda innocentemente, come se tra qualche ora il punto non sarà viola, mentre io gli tiro un'occhiataccia, neanche accorgendomi di essere arrossita.
"Rosa, agitata e con il respiro pesante. Proprio come piace a me" sussurra, ancora con la testa nel mio collo, mentre i suoi capelli morbidi mi solleticano il viso, mentre il mio viso si tinge di più e lo guardo male "ti piace proprio parlare sporco eh?" dico sbuffando, non lasciando vedere quanto invece la cosa mi piaccia e lui ghigna sulla mia pelle delicata, mordicchiando "è il mio passatempo preferito piccola assassina" dice le sue labbra umide accarezzano la mia clavicola, mentre un brivido mi attraversa e sento mille farfalle nello stomaco "chissà perché me lo aspettavo" dico in un sussurro a fiato pesante, lui sposta la mano dal mio fianco al mio stomaco, riesco a sentire il calore che irradia la sua pelle anche attraverso i vestiti, mentre lui preme leggermente la mano sulla parte bassa del mio stomaco, una parte che neanche io sapevo essere così delicata e sensibile, ma a quanto pare lui si. Mi esce un rantolo leggero, gli occhi mi si chiudono e lascio cadere la testa sul suo petto muscoloso, abbandonando la sfida e lasciando il mio corpo rilassarsi contro al suo, lo guardo negli occhi e lui strofina le sue labbra contro le mie, ma in quel momento un telefono suona, il suo, che prontamente ignora. Ma in qualche minuto suona tre volte, con un sospiro infastidito lo prendo sussurrando "un uomo non può neanche sedurre la propria donna la giorno d'oggi", io ridacchio, mentre lui risponde e poco dopo chiude la chiamata, mi guarda "buone notizie, hanno una scia su dove potrebbe essere Mikael" dice e prende la giacca, per poi tendermi la mano, che io prendo "per stavolta ti è andata bene, ma la prossima volta nessuno ti salverà" dice lentamente e in modo seducente "da te?" gli chiedo "da quello che stavo per farti" "cosa stavi per farmi?" gli chiedo con un tono innocente, anche se lo so benissimo, il suo sguardo si rabbuia, una scintilla pericolosa nei suoi occhi scuri "tante, tante cose" dice e poi mi trascina fuori casa, chiudendo la porta dietro di noi. Entriamo in macchina e accende il motore, per poi mettere una mano sulla mia coscia, qualche centimetro sopra il mio ginocchio, che quando arriviamo sotto casa mia diventano pochi centimetri dal mio interno coscia, parcheggia e scende dalla macchina, mi apre la portiera e mi aiuta a scendere come farebbe un gentiluomo, poi entriamo in casa.
STAI LEGGENDO
Never Trust Eternity
RomansAlexis Collins, una ragazza con una vita difficile che ormai ha perso ogni speranza, fino a che un incidente non le cambia la vita, e capisce quanto le cose possano cambiare in poco tempo. Scopre quanto la famiglia sia importante e possa cambiare tu...