Capitolo 6

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And I've always been ashamed that I wanna

Fall into a dream with my honour desecrated

Blood is jaded

I've never found a way to be honest

All I know is a place where I haunted memories faded

Blood is jaded

(Spiritbox, Jaded) 


Cominciò dal principio di ogni cosa; mentre parlava, credeva che il cuore di Artemisia non avrebbe retto a lungo e, malgrado la vedesse sconvolta, non perdeva il coraggio di parlare.

‹‹Nei giorni precedenti alla Notte delle Maschere, Cesare era cambiato. In seguito, ho capito che quello era il comportamento dei mezzidemoni, quando si manifestano i primi morsi della fame. Era violento, era stanco, piangeva ed il suo corpo bruciava. La sua rabbia veniva rinchiusa sotto chiave nei sotterranei, come sempre. A rinchiudere una bestia in gabbia, però, la si rende solo più aggressiva...›› Lucrezia camminava, facendo lunghi giri attorno ai divani mentre parlava. Era come se ripercorrere i centimetri di quella casa la aiutasse a ripercorrere i ricordi. Il rumore dei suoi tacchi si interponeva fra le parole e le scandiva.

‹‹Cesare non aveva idea di cosa gli stesse accadendo e neanch'io. Lo vedevo solo allontanarsi, sempre di più, da me. Per la prima volta non riuscivo a comprenderlo. Adriano riusciva a calmarlo, io no. Mi sentivo impotente, inutile, credevo mi odiasse, ma non stava soltanto lottando contro la sua fame: voleva tenermi fuori, perché mi amava, perché aveva capito stava per abbandonare, completamente, quella piccola parte della sua umanità e non aveva idea di quanto tempo gli restava. Io, dal mio canto, non ne potevo più. Vivere con lui e ignorare quello che provavo mi stava stracciando il cuore. Dire quello che provavo significava cambiare tutto, per sempre, qualsiasi cosa tra me e lui sarebbe cambiata e tutto avrebbe avuto un senso. Ho studiato tanto i demoni e quello che ho imparato è la prima, semplice, regola della loro natura: i demoni mangiano le anime, prima dei corpi. Lui aveva già mangiato la mia, perché io mi ero innamorata di lui. Se Ettore avesse saputo, pur di allontanarlo, lo avrebbe fatto a pezzi, ma se quella notte le cose fossero andate diversamente io e Cesare saremmo scappati...come Margherita.››

Artemisia avvertì una fitta alla testa e portò una mano alla gola per riprendere fiato. Lucrezia non poteva fermarsi, doveva continuare a narrare gli eventi che avevano portato ai Malaspina, ma non poteva controllare la sua sofferenza e anche il suo potere. Per questo motivo, sebbene cercasse di non guardare sua madre negli occhi, non poteva non intrappolarla nel suo guardo. Sentiva il cuore di Artemisia pulsare man mano che la donna vedeva gli occhi della figlia diventare neri e le palpebre ornate da quelle vene violacee che si allungavano lungo le guance come sottili rami rinsecchiti e biforcuti. Per la prima volta Artemisia vide sua figlia trasformarsi e soltanto una potente maga come lei poteva contrastare la forza di quella rabbia sovraumana.

‹‹Cesare mi portò lontano dalla nostra casa, mi chiese di seguirlo fuori Roma. Qualsiasi cosa avesse voluto dire, io non avevo più intenzione di nascondermi. Non potevo immaginarlo, ma eravamo cresciuti insieme, conoscevo i battiti del suo cuore, il ritmo del suo respiro, l'odore della sua pelle e avevo assorbito ogni cosa di lui, sentivo la sua anima cucirsi alla mia, come è nel destino di ogni reale guaritore: i guaritori curarono le anime, i dolori dell'anima e, inevitabilmente, sentono ogni cosa. Ero condannata dalla mia stessa natura, sembravo essere stata concepita a questo mondo con la sola missione di amarlo, ma Cesare per me era...troppo. Dall'abbandono, alla morte di Margherita, ai soprusi di Ettore, all'essere un mezzodemone che doveva resistere a sé stesso, al tormento che amarmi gli provocava, ho fatto mie tutte le cose che lo tormentavano e, nonostante tutto questo, io lo avrei seguito.››

I Sussurri delle Botteghe Oscure, vol. 1 "La Strega della Rabbia"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora