Un bacio in fronte sugellava il rapporto fra i demoni e coloro i quali si circondavano. In quel gesto, carico di significato, essi stipulavano un patto, una promessa. Spezzare la fiducia significava perdere la testa. La prima volta che l'uomo le apparve in sogno, Lucrezia non era lucida; semincosciente, cercava di smaltire i residui di veleno, intossicata fino a rischiare la morte. Temeva di avere aperto un varco, un passaggio tra la realtà e l'oscurità ad un passo dall'esalare l'ultimo respiro. Stavolta aveva ben capito ed aveva aspettato Lorenzo; aveva atteso ch'egli risalisse al mondo dei vivi. Probabilmente, l'uomo non le serviva per arrivare dove voleva. I diari della sua amata erano più che sufficienti. Eppure, attraverso Lucrezia, Lorenzo cercava di ritornare dall'abisso ed affidarle l'onore di impugnare la sua vendetta. Aveva da subito capito che quell'uomo non potesse essere Cesare, lo sentiva; tuttavia, era identico al padre. Di Margherita, Cesare aveva ereditato quell'anima che i demoni non hanno. Lucrezia pensava fosse questo il motivo per il quale i demoni mangiassero le anime.
Impiegò qualche minuto ad aprire gli occhi. La luce arrivava in camera da una piccola finestra sul soffitto e formava un cerchio ai piedi del letto. Da anni non dormiva così, come chi non ha paura dei suoi incubi e non teme di chiudere gli occhi.
Trovò sua madre intenta a preparare delle uova. Sul tavolo c'era del pane, tagliato in grandi fette tonde, formaggi e confetture di vari gusti. C'era anche della frutta fresca, in un cesto di legno al centro della tavola bandita.
‹‹Buongiorno, o forse buon pomeriggio.›› disse Artemisia, adagiando una delle uova nel piatto di Lucrezia. ‹‹Sono le tre del pomeriggio.››
‹‹Il letto era comodo, come lo ricordavo.›› sorrise, staccando un grappolo d'uva. ‹‹Qui dormivamo sempre in pace.››
‹‹Lo ricordo.›› disse Artemisia, sedendosi e cominciando a spezzare una fetta di pane in più parti. ‹‹Nella nostra casa su a nord ti ritrovavo spesso a dormire sulle scale. A volte Adriano ti riportava in camera tua, in braccio...››
‹‹Non capivo che magia usasse Ettore per chiudere i cancelli delle segrete e volevo impararla, per liberarlo. Quando non lo rinchiudeva temevo ne approfittasse per ucciderlo nel sonno...››
‹‹Avevi così paura?››
‹‹L'ho sempre creduto capace. Cesare ed io dormivamo insieme solo qui. Ricorderai bene che non ci permettevate di dormire nella stessa stanza...››
Artemisia spalmò della marmellata di limone sul pane, poi ritagliò qualche fetta di formaggio, porgendola a Lucrezia che aveva terminato la porzione delle uova che le aveva messo nel piatto.
‹‹Anch'io non approvavo. Poteva farti male.››
‹‹I demoni non mangiano i reali, al massimo vincolano le loro anime. Non siamo come gli umani per loro.››
‹‹Cesare non ti avrebbe mai fatto del male, non fisicamente, intendo. Questo era ciò che volevo evitare. Adriano vi proteggeva e mi rassicurava.››
‹‹Adriano aveva capito, prima di tutti, cosa c'era fra noi due. Avevamo paura del suo giudizio comunque.››
Sospirò; aveva molta fame, cercò di saziarsi, malgrado il discorso cercasse di chiuderle lo stomaco. Di solito non mangiava così tanto, a volte l'uso dei veleni la saziava abbastanza, quando non la nauseava.
‹‹In ogni caso, grazie, non vedevo così tanto cibo da...mesi.››
‹‹Cosa mangi?››
‹‹Quando non mangio edera, erbe selvatiche, fiori velenosi e frutti succosi dallo stesso sapore dell'arsenico?›› disse, mentre Artemisia alzò un sopracciglio scocciata. ‹‹Beh la frutta magica è piena di fibre, ma non ti consiglio di provare le mele lilla, la prima volta stavo per morire soffocata e ho rigurgitato sangue per due giorni.››
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I Sussurri delle Botteghe Oscure, vol. 1 "La Strega della Rabbia"
FantasyA Roma, in Via Delle Botteghe Oscure, ogni venerdì ha luogo il mercato magico. Per la Città Eterna si aggirano i reali, le creature dal sangue blu, una comunità magica che anima il mercato più antico del mondo, accessibile soltanto ai demoni e agli...