" And I held your hand through all of these years
But you still have all of me."
(Evanescence, My Immortal)
All'ora di cena Lucrezia si rivestì, raggiungendo la madre in salotto. Aveva indossato dei vestiti che, di norma, non avrebbe indossato mai. Troppo poco eleganti e troppo colorati, ma non aveva altro da mettere. Soprattutto, "troppo umana". Vestiva per la prima volta come Arianna: un cardigan celeste sopra un maglioncino bianco, un paio di jeans stretti alla caviglia che gli stivali avrebbero coperto. I capelli erano ancora umidi ma, per fortuna, odoravano di lavanda e non di morte. Li attorcigliò ai fermacapelli e prima di infilzare la sua chioma con quello che Edoardo le aveva regalato lo rigirò fra le mani. Era freddo, freddissimo; almeno, non si era sciolto, questo era un buon segno. Bugiardo, rapito, ma ancora vivo.
‹‹Ti sta bene il celeste.›› le disse Artemisia.
‹‹Non sembrano abiti tuoi.›› osservò Lucrezia, considerando l'eleganza che sua madre le aveva trasmesso. Anche in quel momento, indossava un lungo vestito color senape di cotone e smanicato, con un corpetto a cuore.
‹‹Non sono i miei infatti. Sono di Margherita.›› Lucrezia sorrise e ne odorò i tessuti, illudendosi di poter percepire il ricordo della donna tramite l'olfatto, ma i cassetti odoravano di Artemisia e della sua fissazione con gli estratti di mandorla. ‹‹Lasciava qui qualcosa di suo, nel caso le cose si fossero messe male. Ad ogni modo, mi dispiace per il tuo vestito verde.››
‹‹Peccato, era quello con cui avrei voluto essere seppellita.››
‹‹Ci sei andata vicino. Credi che non poter morire potrà salvarti dai cacciatori potenti?››
‹‹Non ho questa presunzione, solo molta autostima; se non ne avessi avuta, sarei morta subito. So che Ottavio Malaspina è secondo solo ad Erode. L'ho sentito quando mi ha stretto il collo.››
‹‹Ne hai ancora i segni, anche ben evidenti. Non si diventa cacciatori solo per la ricchezza. Sono uomini e donne allenati per uccidere demoni dalla pelle calda, spessa e infrangibile, con corna e zanne. Non dimenticarlo.››
Lucrezia strinse le braccia e le spalle, facendosi piccola in quell'abbraccio che rivolse a sé stessa. Aveva dormito, ma era ancora stanca. Fece fatica a sistemare i suoi pugnali sotto ai vestiti molto stretti, per questo preferiva abiti lunghi e cappotti. Osservò la sua immagine allo specchio: un solco sulla sua pelle, come tre graffi, assunse le sembianze di un livido, anche sulla guancia, quando Ottavio le aveva stretto la mascella. I graffi sul petto e alla schiena, invece, erano quasi del tutto guariti, ne rimaneva solo un lieve rossore, come un'escoriazione, segno che anche Cesare stava guarendo.
Si irritò all'idea di portare i lividi addosso che i cacciatori le avevano inferto.
‹‹Dimmi allora. Sai già quando verranno a prenderti?››
‹‹No, ma immagino non abbiamo molto tempo.››
‹‹Bene allora puoi raccontarmi.››
Raccontò del suo ingresso all'Hellfire Shrine e di come tutti l'avevano vista entrare, da come la osservavano, fra il rispetto ed il timore, la diffidenza e la speranza. Soltanto i demoni sentinella sembravano distratti da lei. Arrivò al momento dell'inizio del concerto, di come la musica le aveva riportato in mente il desiderio di riabbracciare Adriano e la sua mancanza.
‹‹Avrei dovuto capirlo da quella musica, così arrabbiata e allo stesso tempo così triste. Dal momento in cui ho pensato ad Adriano, forse, sapevo già chi avevo davanti. Quando si è avvicinato mi ha mostrato la cicatrice sulla guancia...a quel punto ho capito.››
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I Sussurri delle Botteghe Oscure, vol. 1 "La Strega della Rabbia"
FantasyA Roma, in Via Delle Botteghe Oscure, ogni venerdì ha luogo il mercato magico. Per la Città Eterna si aggirano i reali, le creature dal sangue blu, una comunità magica che anima il mercato più antico del mondo, accessibile soltanto ai demoni e agli...