Capitolo uno

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Nina stava camminando tranquilla per le vie di Trieste per incontrare Stefano, un suo vecchio amico. Erano i caldi mesi dell'estate l'ultima volta che si erano visti e con l'arrivo della primavera avrebbero avuto molte cose da raccontare.

Si devono incontrare alla scala di Dublino, dove si erano lasciati l'ultima volta. Nina aveva appena finito la lezione di psicologia dello sviluppo all'università e la brezza primaverile le scompigliava i capelli sciolti. Con la primavera stavano nascendo i bucanevi e le primule nei boschi vicino a casa sua e niente poteva metterla di malumore.

Nina guarda l'orologio e affretta il passo, lei non è una persona che arriva in ritardo. Preferisce aspettare gli altri piuttosto che farsi aspettare.

Quando arriva a metà scalinata Stefano la stava già aspettando.

«Ciao» saluta Nina felice e Stefano risponde con altrettanto entusiasmo.

«E' tanto che aspetti?» domanda Nina «sono appena arrivato» risponde Stefano.

«Ti va un gelato?» le propone Stefano e Nina accetta subito.

Camminano insieme verso la gelateria lì vicino e si mettono subito al corrente di quello che è successo in tutti questi mesi. Finite le scale Stefano le prende un polso e velocemente lo ammanetta.

«cosa stai facendo?» chiede Nina preoccupata mentre cerca di togliersi la manetta dal polso, ma invano.

«mi dispiace Nina, io...io lo devo fare. Mi capisci?» risponde Stefano con tono di voce frettoloso e ansioso. Cerca di legare anche l'altro polso dietro alla schiena.

«no non ti capisco Stefano» dice Nina combattendo. Proprio in quel momento un furgone bianco si ferma vicino a loro e due uomini afferrano la ragazza e finiscono il lavoro di Stefano e la bendano. Nina cerca di liberarsi dalla loro presa tirando calci ma senza ottenere nessun beneficio. La caricano nel retro del furgone e partono.

Stefano resta a guardare il furgone allontanarsi tenendo in mano il cellulare di Nina che nella confusione è riuscito a prenderlo. «Mi dispiace Nina» sussurra Stefano e le sue parole vengono portate via dal leggero vento primaverile. Fra due ore dovrà chiamare la polizia per denunciare il rapimento di Nina così da non essere un possibile sospettato dell'accaduto.

Durante il tragitto Nina ha cercato di non essere sbattuta da una parte all'altra nel furgone e solo dopo svariati tentativi è riuscita a sedersi nell'angolo. L'ansia la sta divorando da dentro, il battito cardiaco è altissimo e i suoi respiri sono corti e veloci spezzati solo dalla paura che le blocca la gola. Queste emozioni mai provate prima le fanno girare la testa e sente come se qualcuno le stesse stringendo il cuore tra le mani. "calma, resta calma e lucida" si dice Nina tra sè e sè "non puoi farti prendere dal panico. Non ora" ma più pensa a calmarsi e più sente la paura prendere il controllo del suo corpo "devi pensare, pensa a un modo per uscire da questa situazione" e mentre pensa a cosa è successo e ripassa mentalmente tutti i dettagli che si ricorda piano piano il respiro si fa più regolare e il cuore batte a un ritmo regolare.

Per prima cosa deve riuscire a togliere la benda dagli occhi per vedere cosa ha intorno e usare l'ambiente a suo vantaggio. Cerca di portare le mani ammanettate dietro alla schiena davanti, le manette le graffiano i polsi e la guida turbolenta non le facilitano il lavoro.

«Non ti conviene farlo»

Nina si ferma e si volta nella direzione della voce. I minuti passano e Nina non sente nessun altro rumore "me lo sono immaginata?" si domanda Nina. L'uomo che è nel retro del furgone insieme a Nina è Branko, lavora per l'organizzazione da quando era minorenne, ormai più di dieci anni. Grazie alla sua statura possente il suo compito all'interno dell'organizzazione è di scortare i furgoni che trasportano la nuova merce, o i soldi contrabbandati. Ne ha viste tante di ragazze rapite e vendute nel corso degli anni e tutte tremavano di paura, piangevano e imploravano pietà. Alcune dalla paura si urinavano addosso. "Lei sembra diversa" pensa divertito Branko.

Fiori SperdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora