Lettera VIII

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Miei ascoltatori,

forse ho mentito, anzi, io so di esser stato bugiardo. Anemone è stata la cosa più bella della mia vita, non posso negarlo, eppure è stata anche la donna che ha mandato il mio cuore in cenere. Se Zefiro non può fare a meno di amarla, io non posso far a meno di odiarla. La disprezzo con tutto il mio essere. Mi trovo a riversare parole cariche di un rancore profondo, come un fiume in piena che travolge ogni pietra lungo il suo corso. Un tempo, le sue risate risuonavano come melodia nei meandri della mia anima, ma ora sono solo echi di un'illusione che si è sciolta come neve al sole. Ha ballato nei campi dei miei sogni, ma il terreno che credevo saldo si è rivelato infido sotto i suoi passi traditori. Ero il custode del vento, portatore di una passione ardente, ma tu hai soffiato via la fiducia con il tuo tradimento. Il vento, una volta tempestoso solo nei momenti giusti, è diventato uragano, scatenando la furia della delusione e dell'ira senza rifugio. Le promesse che ha fatto, come foglie cadute nell'oblio, portate via dal vento dell'inganno. Amarla è stato come amare una chimera, un'illusione che si è dissolta come neve al calore implacabile del rivelato. Mi ha reso uno stolto, un giullare nell'arena dell'amore, tessendo parole di un canto fallito con il vento. La melodia, una volta dolce, ora è stridente nelle correnti del risentimento. Il mio cuore è diventato un violino rotto, suonato da mani infedeli. Guardo il nostro passato come un dipinto sbiadito, il colore dell'amore ora si scolorisce nella tristezza. Tradito dal sorriso che un tempo adoravo, la sua maschera è caduta, rivelando le spire dell'inganno. Ho amato una donna che non meritava il mio affetto, le rose che le ho donato sono diventate spine nel mio cuore. Il vento ulula il mio lamento, la rabbia si riversa, perché ha trasformato il mio amore in un gioco, una commedia perversa. Anemone è diventata l'ombra della donna che pensavo di conoscere, una dea caduta, un fiore avvelenato nella mia mano. Le ho dato l'essenza del mio essere, il mio cuore in un'offerta sincera, e lei ha risposto con il veleno del tradimento. Mi sento stupido, deriso dalla vita, per aver creduto in un amore che ora si disfa. Il mio cuore è diventato un campo di battaglia, un terreno arso dove fiorivano i sogni, ma ora crescono solo spine. Il vento, una volta dolce melodia, ora ulula la canzone della mia rovina. Anemone ha spezzato le corde della fiducia e il mio amore, come foglie morte, giace in sepoltura. Spero che il vento porti via il suo ricordo, come una tempesta che spazza via il passato. Lascio dietro di me l'eco della sua ingiustizia, e il mio cuore, ferito ma non spezzato, si libera dal suo inganno. Nelle pieghe dell'anima, là dove il tempo e l'amore intrecciano la loro trama intricata, sprofondo nella foschia del rimpianto. Come un custode del vento che ha scelto di danzare troppo vicino al fuoco dell'affetto, ora mi ritrovo bruciato dalle fiamme della delusione. Anemone, un tempo fiore incantato, è diventata una ferita aperta nel mio cuore. La voce di Flora, dea saggia degli affetti e dei destini, risuona ora come un lamento inascoltato. Io, cieco nella passione, ho ignorato i consigli della dea, convinto che il mio amore potesse sfidare le leggi dell'universo. Adesso, nel silenzio dei rimorsi, riconosco la verità nelle parole di Flora, come foglie cadute che rappresentano l'autunno. Stupido, mi rimprovero, per essermi fatto avvolgere da un amore che si è rivelato un inganno. La mia mente è come una landa desolata, in cui le ombre del pentimento si allungano come alberi spogli. Anemone, con il suo sorriso che un tempo rischiarava il mio cielo, ora è diventata un ricordo amaro, un fiore che si è appassito prima del tempo. Il vento, una volta araldo di serenate appassionate, ora sussurra il lamento di un cuore tradito. Mi pento di non aver ascoltato la saggezza di Flora, le cui parole, come petali di rosa caduti, profumavano di verità. La dea aveva predetto le tempeste che ora mi trovo a navigare, un mare di rimpianti e dolori. La lezione amara del pentimento si staglia come un'ombra sulla mia figura. In quella oscurità, il vento porta con sé il peso di una consapevolezza tardiva. Le parole di Flora, come un eco persistente, rimbalzano tra i recessi del mio cuore ferito, ricordandomi che ogni consiglio respinto è ora un ago di rimorso nel tessuto della mia esistenza. Io, Borea, una volta fiero e maestoso, ora sono carico di un peso che mi è stato inflitto dell'incostanza dell'amore. Anemone, quale dolce veleno, ha avvelenato le radici di una passione che ora si contorce nella sofferenza. Nell'abisso del rimpianto, mi chiede se sia possibile sottrarsi al labirinto che io stesso ho tessuto. Flora, la dea che parlava con la voce della ragione, osserva dall'alto, mentre il vento si smorza lentamente. Le lezioni impartite sono come petali disseminati dal suo passaggio, offrendo la possibilità di un apprendimento tardivo. Resta solo il sapore amaro del rimorso, la consapevolezza di un amore perduto nell'indifferenza del destino.

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