21. Catarsi (parte prima)

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→ Lo so, non ci sono scusanti per queste pause di mesi tra un capitolo e l'altro, ma vi giuro che mi applico alla scrittura ogni volta che ne ho la forza. ;; Purtroppo mettermi a scrivere in momenti di totale secca mi riesce impossibile perciò devo piegarmi ai ritmi che la mia ispirazione mi impone. Nonostante tutto, comunque, ogni volta che si fa viva, questo progetto è la prima cosa sulla quale mi metto a lavorare, perciò sappiate che la vostra attesa non rimarrà vana! ♥ Presto o tardi verrà sempre ricompensata! Grazie comunque ancora a tutti/e voi che dopo tutto questo tempo siete ancora qui a seguire questa storia ♥ ♥ ♥



Il suono della sveglia si fece man mano strada tra i suoi sensi.

Lo trascinò via dalla dolce inconsistenza dei suoi sogni e lo portò a sospirare rassegnato. Senza ancora aprire gli occhi, nel giro di pochi attimi, Magnus si rese conto di due cose.

La prima, che aveva dormito profondamente come non faceva da anni.

La seconda, che non poteva muoversi.

Qualcosa lo teneva saldamente bloccato sul posto, facendo forza sul suo fianco. Aprendo confusamente gli occhi la prima cosa che vide davanti a sé fu il viso di Alexander. Il suo respiro scivolava caldo sulla sua pelle, la sua espressione era leggermente corrucciata, forse infastidita dal trillo della sveglia che ancora risuonava nella stanza. Era terribilmente vicino e lo teneva stretto. Ora che era perfettamente cosciente e sveglio, Magnus poteva distinguere meglio tutto ciò che accadeva attorno a sé; poteva sentire il braccio del ragazzo sul suo fianco e la sua mano abbandonata dietro la schiena. Poteva sentire i loro piedi leggermente intrecciati, il calore del suo corpo che l'avvolgeva come una coperta.

Riscoprì il proprio battito leggermente accelerato nel petto.

Da quanto tempo non si risvegliava accanto a qualcuno a quel modo?

Da quanto tempo non lo stringevano così? Come non volessero più lasciarlo andare?

I suoi pensieri vennero interrotti dal roco mugugnare infastidito del ragazzo.

Magnus tentò di ruotare nel suo abbraccio per cercare di raggiungere la sveglia sul suo comodino ma, nel momento in cui provò a muoversi, la stretta di Alexander si fece più decisa e pressante.

Allo psicologo salì spontaneo un sorriso alle labbra.

«Uhm...» si schiarì piano la voce, sentendosi piccolo tra le braccia dell'altro. «Alexander?»

Il ragazzo mugugnò ancora, contrariato, e arricciò l'espressione del viso.

Il livido sul volto dovette dolere a quella contrazione perché ci fu un rapido sibilo sofferente.

In pochi istanti Alexander aprì confusamente gli occhi, palesemente spaesato.

Magnus lo guardava divertito, intenerito da quel nuovo aspetto dell'altro.

Ci volle qualche momento perché il ragazzo realizzasse la situazione.

Come si fosse scottato, ritrasse tutto il suo corpo da quello di Magnus, rosso fino alla punta dei capelli.

Magnus si volse a spegnere la sveglia ridacchiando divertito.

«S-scusami. Non–non volevo! Cioè...» tentò di scusarsi alzandosi a sedere, i capelli sconvolti dalla nottata di sonno.

Lo psicologo si alzò a sedere a sua volta guardandolo con un sopracciglio sollevato.

«Non volevi?» chiese piegando una gamba così da poggiare il gomito sul ginocchio e reggersi il mento con una mano. «Dovrei ritenermi offeso?» scherzoso, ammiccante, mentre i suoi occhi verdi sembrarono quasi scintillare nelle prime luci del mattino.

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