12. Compleanno

758 36 15
                                    




«Buon compleanno!» esclamò la voce di Catarina dall'altro capo del telefono.

Magnus allontanò di scatto il telefono dall'orecchio e strinse gli occhi cercando di sopportare la fitta dolorosa che dall'orecchio era arrivata al cervello. Gli sembrava che la sua testa fosse sul punto di esplodere.

«Sì ma ti prego, non urlare.» mugugnò con voce palesemente assonnata, quasi lamentosa, riavvicinando il telefono all'orecchio mentre l'altra mano si avvicinò al viso per massaggiare la tempia libera con un lento moto circolare.

Catarina rise dall'altoparlante. «Ooooh, abbiamo iniziato presto a festeggiare, eh?»

Magnus liberò uno sbuffo dal naso, di malumore. «Non... esattamente.» mormorò ancora ad occhi chiusi, totalmente abbandonato contro il cuscino con fare stanco.

Sentiva i pensieri accavallarsi per la mente mentre, poco a poco, i ricordi della sera precedente tornavano a galla con straordinaria violenza. Ricordava l'incontro con Maryse Lightwood, la grande rivelazione, il vino, i messaggi.

Catarina cambiò immediatamente registro.

«Magnus che succede?» domando, più seriamente, la sua voce decisamente preoccupata.

L'uomo aprì lentamente gli occhi ritrovandosi a rimanere in silenzio per alcuni secondi. Cosa avrebbe potuto dirle? Lei non sapeva che lui ed Alexander avevano continuato a sentirsi, a parlare, che decisamente lui era andato oltre quel confine che lei gli aveva raccomandato di non superare. Non sapeva cosa era successo, cosa provava e temeva la sua reazione in caso le avesse raccontato tutto. Temeva di sentirle sbattergli in faccia la verità dei fatti, tutto quello che lui fino a quel momento aveva cercato di nascondere sotto il tappeto così ostinatamente.

Ma in fin dei conti sapeva che lei lo avrebbe sostenuto. Sapeva che avrebbe sempre cercato di proteggerlo e che forse avrebbe potuto aiutarlo a capire come venir fuori da quella situazione. Catarina era una persona giusta e a volte dura nel suo essere sempre così schietta e dedita a ciò che era giusto e buono, ma non avrebbe mai fatto nulla per fargli del male.

Il ragazzo liberò un sospiro e richiuse gli occhi. «Ho fatto un casino, Cat.»

«Sono qui, Mags. Lo sai.»

E lui lo sapeva davvero.

«Si tratta di lui, Cat. Alexander.»

«Alexander?» chiese lei confusa. «Intendi il paziente che avevi portato a casa?»

«Proprio lui.» sospirò Magnus deglutendo, mettendosi a sedere. Le coperte scivolarono dal suo busto rivelando un torso scoperto e perfetto. La sua pelle caramellata ricopriva la forma perfetta di muscoli definiti ed allenati, nessun neo, nessuna cicatrice, nessuna imperfezione a straziarne la bellezza. «Lui... Noi... uh-abbiamo iniziato a parlare. Gli avevo dato il mio numero in caso di bisogno ma alla fine ci siamo ritrovati a parlare del più e del meno. Ha iniziato ad aprirsi con me e non ho saputo dire di no.» iniziò con lo spiegare lui ripercorrendo mentalmente quegli ultimi giorni.

Gli sembrava assurdo pensare al fatto che tutti quei progressi, tutti quegli eventi fra loro, fossero avvenuti in un così breve arco di tempo, eppure era la verità nuda e cruda.

«Ho pensato che magari parlare in quel modo lo avrebbe aiutato ad aprirsi anche durante le sedute, a confidarsi con me come suo terapeuta. Ma... non è andata esattamente come previsto.» Il ragazzo si fermò mordendosi il labbro inferiore, piegando le gambe di modo tale da tenere le ginocchia alzate, vicino al petto e la schiena ricurva così da poggiare il mento su di esse.

You trigger meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora