22. Catarsi (parte seconda)

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→ Questo capitolo mi ha messo in enorme difficoltà. In realtà l'ho scritto tutto di getto immediatamente dopo il precedente ma sono stata settimane a chiedermi se forse non fosse troppo lungo, se avrei dovuto tagliarlo, se avrei dovuto dividerlo o se anzi avrei dovuto continuarlo. Alla fine oggi ho deciso di tagliare la testa al toro e prendere una decisione una volta per tutte, impaziente di condividerlo con voi che siete rimast* in attesa fino a questo momento (non saprò mai come ringraziarvi per la pazienza che dimostrate capitolo dopo capitolo ♥).



«La smetti di muoverti?» sbuffò Isabelle tentando di tenere ferma la testa del fratello.

«Ma fa male!» esclamò di contro Alec cercando di sfuggire alla sua presa.

Jace, comodamente steso su di un fianco sul letto, li fissava reggendosi la testa con la mano e giocando con Church con l'altra. «Preferisci spiegare a tua madre come ti sei fatto un occhio nero?»

Rabbrividendo, Alec smise di divincolarsi tra le mani di sua sorella. «No.»

«Bene. Allora fermo così. Ho quasi finito.» sospirò Isabelle andando a recuperare dalla scrivania del ragazzo il pennello.

Appena arrivati a casa, Jace aveva trascinato l'amico su per le scale, fin nella sua stanza.

Isabelle li stava aspettando armata di correttore e specchio da toeletta.

Maryse e Robert erano al lavoro ma non era detto che non sarebbero potuti tornare da un momento all'altro. I loro orari erano imprevedibili e benché spesso fossero fuori casa, era perfettamente possibile che proprio quel giorno la fortuna non avrebbe girato dalla loro parte: meglio non tirare troppo la corda.

Così Isabelle, allertata da un messaggio di Jace, si era fatta trovare in camera del fratello pronta a nascondere i lividi sulla faccia del ragazzo.

Non appena Alec fu entrato in camera non poté evitare di fissarlo sorpresa ma decise comunque di rimandare l'interrogatorio ad un secondo momento, forse rassicurata dall'aria in qualche modo tranquilla e rilassata dell'altro.

Dopo averlo fatto accomodare era corsa a studiare il viso del ragazzo per andare a controllare le sfumature di colore dei suoi lividi. Essendo l'ematoma piuttosto fresco e recente, la pelle si presentava prevalentemente rosso-violacea, in alcuni punti abbastanza scura da sembrare quasi nera, portandola a ricercare nella sua pochette una piccola cialda di correttore di un bel giallo paglierino.

Alec l'aveva osservata stranito e quando la sorella aveva iniziato a picchiettare la sua pelle con il dito intinto di quella specie di polvere colorata, si era ritrovato a sobbalzare sul posto. Sebbene l'altra avesse cercato di essere il più delicata possibile, non aveva potuto evitare di premere sulla pelle indolenzita.

Abbassando lo sguardo, vide Isabelle recuperare dalla sua borsa una seconda cialda dalla polvere verdina. Dubbioso, Alec allontanò leggermente la testa dalla precedente posizione. «Che vuoi fare con quella roba?» chiese scettico, per niente convinto. «È verde

Isabelle alzò gli occhi al cielo -in un modo assai similare a quello del fratello- e si portò una mano sul fianco con fare spazientito.

«Ti vuoi fidare?» sbuffò scuotendo la testa. «Lo so che è verde. Si usa per bilanciare i punti dove la pelle è più rossa essendo loro colori complementari. In questo modo è come se andasse a cancellare la discromia.» spiegò lanciandogli una occhiata che sembrasse volergli dire "contento?".

Alec annuì incerto e, sfiatando dal naso, tornò a sottoporsi alle cure della sorella.

Lei andò a finire di coprire gli estremi più esterni del livido e, a lavoro concluso, andò a prenderlo per il mento per girargli il viso da varie angolazioni per osservare il risultato finale.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 17 ⏰

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