«Benvenuto Alexander. Io sono Magnus».
Alec non riusciva a smettere di fissarlo, incredulo. Non poteva essere vero. Non poteva essere lui il suo terapista. Non poteva essere un terapista.
Magnus Bane si presentava come un ragazzo più vicino ai venti che ai trenta, dal viso giovane e fresco; la sua pelle era di una accattivante sfumatura color caramello ed il suo viso aveva lineamenti definiti ma non duri. Doveva essere piuttosto alto sebbene, essendo seduto, Alec non potesse dirlo con certezza e, nonostante a primo impatto apparisse una figura magra e longilinea, ad una seconda occhiata era facile notare la forma delle larghe spalle e dei bicipiti definiti e allenati sotto la camicia. Aveva capelli neri che teneva fissati all'insù in morbide spine, alcune ciocche sfumate di un azzurro vivace e brillante, luccicante, come se vi avesse messo dei brillantini al di sopra, esattamente come quelli che scintillavano sul suo viso attorno agli occhi: ombretto azzurro e eyeliner circondavano la forma allungata delle sue palpebre sottolineando la sfumatura verde-dorata dei suoi occhi. Alec era senza parole. Esistevano asiatici dagli occhi verdi? Apparentemente sì.
Nonostante la presenza di trucco e ciocche tinte di capelli potesse già essere un motivo per trovare strana la sua natura di psicologo, il suo abbigliamento era ancora più scioccante. Portava attorno al collo una indefinita quantità di collane, alcune più strette ed altre più lunghe e pendenti, semplici ma strane da vedere addosso ad un uomo, ed un considerevole numero di anelli alle dita sottili ma forti. Smalto nero faceva sfoggio di sé alle sue unghie mentre una camicia borgogna fasciava le sue braccia allenate ed il petto ampio. Un panciotto in velluto scuro, con una fantasia vintage piuttosto delicata si richiudeva su di essa, ornato da una serie di catenine che ne percorrevano la forma. Aveva uno stile... bah, Alec non avrebbe saputo trovare la parola perfetta per descriverlo, perciò si limitò a pensare che quell'uomo fosse semplicemente diverso.
Non sapeva cosa pensare di lui.
Era possibile non avere una prima impressione di qualcuno? Alec proprio non riusciva a far mente locale. Si sentiva a disagio? Si sentiva rilassato? Né una né l'altra cosa. Non era più teso come prima ora che ormai aveva davanti quell'uomo, ma al tempo stesso non poteva ovviamente fidarsi di lui, anche se il suo essere giovane lo induceva d'istinto a sentirsi un po' meno a disagio. Avrebbero potuto benissimo essere coetanei se non fosse che l'idea che quel ragazzo fosse già un famoso psicologo all'età di vent'anni anni fosse semplicemente assurda.
Alec, comunque, si riscosse da quel primo lungo attimo di disorientamento e rimase in silenzio. Un silenzio risoluto e ostinato. Forse testardo.
Si abbandonò contro lo schienale della poltrona e incassò la testa nelle spalle come un muto atto di ribellione, quasi a voler far intendere che non avrebbe aperto bocca per quanto gli riguardava. Magnus, dal canto suo, distese le labbra verso l'esterno e proseguì.
«Molte persone non sanno cosa aspettarsi davvero quando mettono per la prima volta piede in uno studio come questo, per cui credo che sarebbe propedeutico per entrambi mettere bene in chiaro ciò che faremo nei nostri incontri. O meglio, ciò a cui servono questi incontri.» spiegò lo psicologo con tono conciliante e tranquillo, niente affatto a disagio o seccato. Almeno, se lo era, non lo dava a vedere ed Alec se ne sentì in qualche modo grato.
Il ragazzo non disse una parola, rimanendo chiuso nel suo risoluto silenzio, inspirando a fondo quasi come per voler raccogliere le forze per sopportare quella prima visita. Magnus non si lasciò disturbare dall'atteggiamento poco collaborativo dell'altro e continuò. «Il mio lavoro è quello di aiutare chiunque venga qui a fare chiarezza fra i propri pensieri e sentimenti, liberare paure, riflessioni, desideri e considerazioni. La maggior parte del tempo non parlo neppure, mi limito ad ascoltare il flusso di coscienza dei miei pazienti aiutandoli a liberarsi e a fare qualche domanda mirata per indirizzare al meglio i loro pensieri, li aiuto a ragionare sul perché provino determinate cose e cosa questi sentimenti possano significare. In definitiva sono i pazienti stessi a fare il lavoro, io fornisco solamente gli strumenti necessari per farlo.» spiegò il Dottor Bane senza mai abbandonare con lo sguardo la figura del ragazzo.
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You trigger me
FanfictionAlexander Lightwood è un giovane costretto dai suoi genitori a frequentare lo studio di un noto psicologo che in qualche modo gli capovolgerà l'esistenza. Magnus Bane è un brillante e ricercato analista incapace di affezionarsi ai propri pazienti -p...