Non voleva assolutamente essere lì. No, meglio: non avrebbe dovuto essere lì.
Non si era mai sentito così a disagio e nervoso in tutta la sua vita. Seduto su quel divanetto di pelle in attesa che quella porta si aprisse solo perché un qualche vecchio noioso matusalemme lo invitasse ad entrare ed accomodarsi per parlargli di ciò che sentiva dentro. Il solo pensiero lo mandava nel panico. Non era nella sua indole parlare di sé, non era capace di esternare a voce i propri pensieri o sentimenti. Non era qualcosa fatta per lui, nessuno avrebbe potuto mai capire il casino che aveva dentro. Ad essere totalmente sinceri non ci capiva niente neppure lui, come poteva credere che potesse capirci qualcosa chiunque altro?
Il ragazzo sbuffò dalle narici stringendo la mascella, i denti premuti gli uni contro gli altri mentre, tenendo strette le braccia al petto, lanciava occhiate nervose qua e là per la piccola sala d'attesa. La giovane segretaria seduta alla scrivania stava controllando la lista di appuntamenti sull'agenda del suo capo mentre lui cercava di rallentare il battito cardiaco. Sentiva il cuore battere all'impazzata per l'agitazione, la gola chiudersi mentre una violenta nausea gli saliva alla bocca. In questo momento stava odiando i suoi genitori per quella loro stupidissima scelta di volerlo mandare da uno strizzacervelli. Lo faceva sentire fuori luogo, inadeguato. Sbagliato. Come se avesse una qualche sorta di malattia che volessero trattasse, come se semplicemente il suo carattere chiuso e introverso fosse un difetto da cambiare e non una parte di sé, come poteva esserlo un braccio od una gamba.
Si sentiva ferito. E arrabbiato. Sentimenti che ultimamente stava provando fin troppo spesso, sentimenti che lo stavano colmando e riempiendo a ondate pericolosamente violente e improvvise. Schioccò la lingua contro il palato cercando di scacciare quelle considerazioni dalla sua mente. Non voleva pensare a come si sentiva, quasi come un atto di ribellione nei confronti del luogo in cui si trovava. Non aveva bisogno di essere lì. Poteva gestire da solo i suoi pensieri, senza l'aiuto di qualcuno che gli dicesse cosa era giusto che provasse e cosa no.
Sollevò lo sguardo per portarlo sulla porta dello studio.
Una porta di mogano scuro, lucida, in gran parte composta da una lastra di spesso vetro opaco attraverso la quale non si poteva vedere realmente la stanza, solamente ombre sfumate e confuse, colori sbiaditi che si mescolavano e mischiavano fra loro quando c'era abbastanza luce. A lettere cremisi ed eleganti c'era stampato sul vetro il nome dello psicologo: Magnus Bane. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia prestando solo ora attenzione a quello strano nome. Non particolarmente incoraggiante, non sembrava neanche un nome vero. Quale madre avrebbe mai chiamato suo figlio Magnus? Sembrava più un nome d'arte o un soprannome. Magari in realtà era straniero. No, improbabile: i suoi genitori non erano mai stati particolarmente aperti di mentalità, ed era assai difficile che avessero abbastanza considerazione di un extracomunitario per mandarglici in visita il proprio primogenito.
Mentre questi pensieri presero a girare per la sua mente la porta si aprì rivelando la figura di una donna piuttosto in là con l'età dall'aria piuttosto turbata. Le sue gote erano asciutte ma tinte di un rosa acceso mentre i suoi occhi erano gonfi e arrossati, leggermente lucidi. Non degnò il ragazzo di una occhiata, tirando dritto verso l'uscita della sala d'attesa stringendosi nella sua giacca a vento. Non era esattamente il luogo nel quale piaceva farsi guardare, immaginò lui.
«Può accomodarsi.» disse dunque la voce della segretaria dai lunghi capelli scuri. Il giovane la osservò e sentì il cuore balzargli in petto. Era ora.
Stringendo i denti e sentendosi improvvisamente travolto da una ondata di panico, si alzò dal divano con le mani infilate nelle tasche del giubbotto nero e la testa alta. Annuì con fare rigido prima di muovere i propri piedi e dirigersi all'interno dello studio.
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You trigger me
FanfictionAlexander Lightwood è un giovane costretto dai suoi genitori a frequentare lo studio di un noto psicologo che in qualche modo gli capovolgerà l'esistenza. Magnus Bane è un brillante e ricercato analista incapace di affezionarsi ai propri pazienti -p...