12. La rapina ( Seconda parte )

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« Ma che

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« Ma che...» sussurro tra me e me, mentre cerco di passare accanto alle persone che fanno di tutto per non vedermi e darmi dei bei spintoni.

Una mano mi stringe il braccio e non posso fare a meno di sbruffare per l'ennesima volta. Sembra di star camminando con mio padre.

Quando avevo l'età di undici anni, non riuscivo mai a stare ferma, tant'è che molto spesso mi perdevo.

Il freddo mi accarezza le guance e siamo ancora fuori, mentre dei ragazzi controllano gli inviti. Io non ho un invito, perciò devo per forza voltarmi verso di lui, cosa che non volevo fare.

Volevo ignorarlo per tutta la serata, fare questa diavolo di rapina e poi tornare alla mia vita.

Ma a chi voglio prendere in giro...i sensi di colpa mi tormenteranno.

« Non ho l'invito » mi volto verso di lui che guarda davanti a sé come se stesse studiando tutte le persone davanti a noi, individuando il pericolo.

La sua grossa mano copre metà del mio braccio, dove il tessuto del blazer si sta stropicciando. Fa scivolare i suoi occhi nei miei e sembra che non ci sia alcuna traccia del miele, è pensieroso.

« Credi che mi butterei nella tana del lupo senza nemmeno delle armi per affrontarlo? »

La sua risposta mi fa alludere ad altro.

Capisco che ha i biglietti, ma la mia immaginazione è bella larga e non credo che sia venuto senza una...pistola.

Maledizione.

Un brivido percorre la mia colonna vertebrale animatamente, come se del ghiaccio mi stesse scorrendo lentamente fino al bacino.

« Che ti prende, principessina? » Mi chiede, abbassandosi leggermente e inchiodando i suoi occhi nei miei.

Mi prende che ho sbagliato a venire qui, avrei dovuto chiamare semplicemente la polizia.

« In questo momento preferirei ingozzarmi in camera di caramelle e poltrire lì dentro fino a domani, ma questo non lo posso fare a causa tua » inspiro, assaporando l'aria sporca e inquinata, piena di sigarette e chissà dio solo cosa « E poi, come diavolo ti chiami? »

« Rhett » risponde secco, mentre mi incita con un colpetto a fare un passo in avanti, siamo i prossimi.

« Violet, non posso dire essere un piacere »

« Nemmeno per me Principessa, ma per gli amici si muore e io morirei per i miei »

Mi vengono i brividi, le sue parole si impregnano sulla mia pelle e come se mi stessero facendo il solletico mi viene la pelle d'oca.

« I biglietti prego » un ragazzo con gli occhiali da sole neri e un cappello da cowboy allunga la mano verso di noi e Rhett gli mostre due bigliettini gialli.

« Entrate » si mette da parte e ci lascia passare.

Rhett fa scivolare la mano sul mio polso e mi intima a camminare dietro di lui.

Le sue spalle grosse e la sua altezza non mi permettono di vedere davanti, ma riesco a vedere alla mia destra un lungo corridoio vuoto, poi una finestre che porta al giardino e infine una grande sala.

Ci sono diversi ragazzi seduti su un divano, altri stanno parlano all'in piedi e riconosco l'ex giocatore di calcio della mia scuola, l'anno scorso ha avuto un incidente con la macchina ed è da un pò che non gioca più. Era un mio amico e anche figlio degli amici dei miei genitori, non è uscito più di casa, ma stasera vederlo qui mi rincuora.

« Violet! » I suoi occhi schizzano verso di me e un sorriso riaffiora sulle sue labbra.

Rhett continua a camminare ma io resto ferma, cercando di spingerlo nella mia direzione.

« Christian...» una spinta con il gomito

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