19.La raccolta fondi

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Mi giro e rigiro tra le lenzuola. E' mezzanotte di una desolata e silenziosa domenica. Non ho fatto altro che guardare film e chiamare Flora, senza alcuna risposta.

Fisso il mio Instagram e alcuni commenti mi fanno rabbrividire dal disgusto. Sotto il mio ultimo post, ho indossato della biancheria di Calvin Klein e lo sfondo del mare dietro era finto, ma il vento creato dal ventilatore era reale e i fotografi hanno voluto creare un effetto tipo " Marilyn Monroe ".

I commenti sono stati:

" Come vorrei avere anch'io una tua foto nuda da appendere in camera mia "
" Avevo appena finito..."
" Dolce figlia di giorno e cattivo esempio di notte 😈 "

Dedico di uscire da Instagram prima che il mio stomaco decida di cedere.

Provo a chiamare per l'ennesima volta Flora, il telefono squilla e quando sono sicura che non ha intenzione di rispondere, sento un respiro.

Tolgo il telefono dall'orecchio per avvicinarlo al mio viso e mi rendo conto che ha risposto.

« Flora? Dio, come stai? » Il mio cuore prende a battere dei ritmi spropositati.

« Smettetela » è lei. Dio sta bene.

« Come stai? Ti prego dimmi qualcosa, sei sparita senza dirci nulla »

« Smettetela di cercarmi, sembrate ossessionate da me »

Come?
 
« Cosa dici? Noi siamo preoccupate per te » mi alzo e poggio la schiena contro i cuscini, mentre solo il buio della notte accarezza le mie coperte.

« Sto bene, contenta? Adesso lasciatemi in pace »

« Dove sei? Perché ti comporti così? Sei la mia migliore amica » il mio cuore ha un sussulto e i miei occhi iniziano a bruciare.

Odio fidarmi delle persone e poi finire così.

« Sto bene, la mia famiglia lo sa. Smettetela di chiamarmi »

E prima che io possa aggiungere qualcosa, attacca.

Schiudo le labbra, mentre le mie guance vengono bagnate da dell'acqua, acqua che non vorrei chiamare lacrime. Mi sento fragile quanto un filo così sottile sul punto di spezzarsi.

Saranno state tutte le emozioni che ho provato in questo periodo, oppure sarà solo il sentimento amaro di aver perso un'amica.

Perché vuole sparire? Cosa nasconde? Forse vuole solo prendersi un periodo per sé stessa?

Non non la lasciavamo respirare? Noi non la lasciavamo essere libera? Sè stessa?

Troppe domande mi balenano la mente e non trovo alcuna risposta appropriata. Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano, mentre il suono del campanello mi fa sobbalzare.

Tolgo le coperte ed esco da camera mia, scendo le scale mentre tiro sù il naso. Dovrebbero essere i miei genitori, mi hanno detto che avrebbero fatto ritorno tardi, forse si sono dimenticati le chiavi di casa ,ma non del cancello.

E' buio pesto anche in salotto e l'unica cosa che lo illumina sono luci in giardino. Apro la porta, ma chi mi appare davanti mi lascia sorpresa.

Xander White è fuori dalla porta di casa mia, con la moto parcheggiata nel mio giardino.

« Come sei riuscito ad entrare? » Gli chiedo, prima di accorgermi dei lividi sul suo viso.

« Cosa ti è successo? »

Lo zigomo è contornato da una chiazza violacea e il labbro inferiore è spaccato. Il suo braccio destro gli cinge l'addome, ma non proferisce parola, come se fosse in bilico tra voltarmi le spalle e scappare, oppure restare.

Mi allontano per lasciarlo entrare in casa mia. Scelta sbagliata Astrid.

E'ridotto troppo male per lasciarlo andare, il risentimento mi divorerebbe. Xander entra e l'unico rumore che fa è quello del suo respiro corto.

Corro in cucina e accendo a luce, apro il freezer e prendo del ghiaccio che racchiudo in un asciugamano.

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