23.Le maschere ( Parte 1)

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13 Novembre

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13 Novembre.
Il mio compleanno.

Stamattina ho trovato sul comodino di camera mia i soliti soldi da parte dei miei genitori, racchiusi dentro una bustina gialla con su scritto:

" Auguri da parte dei tuoi genitori, spero tu possa passare un sereno compleanno con i tuoi amici, anche in nostra assenza. Un grande abbraccio dalla mamma e papà :) "

Ogni anno sempre la stessa storia, loro partono e io resto a casa a " festeggiare" il mio compleanno. Solo Astrid ne è a conoscenza e adesso anche Erika.

« Stasera dobbiamo festeggiare, diciotto anni si compiono una volta nella vita » esclama euforica, sbattendo l'armadietto.

« Se è per questo, tutti gli anni vengono compiuti una volta » sbeffeggia Astrid, mentre smanetta con il telefono « Ho gli allenamenti, ma sono d'accordo con Erika. Ci vediamo stasera » mi lascia un bacio sulla guancia e sculetta via con la sua minigonna.

Ho il suo gloss appiccicato sulla guancia ed Erika mi passa un fazzoletto.

« Grazie » le sorrido, mentre mi pulisco.

« Sei sicura che non posso mettere nemmeno una foto su Instagram? Ho appena aperto un profilo » volta il telefono verso il mio viso per farmelo vedere « Ho già cento persone che mi seguono » esulta e io annuisco, non sono dell'umore oggi per niente.

Il viso radioso di Erika viene travolto da una tempesta nel vedermi, il sorriso abbandona le sue labbra e il telefono corre nella sua tasca.

« Tranquilla, non la metto la foto » posa le mani sulle mie spalle e inclina il viso, cercando di capire cosa mi passa per la testa « Ehi, cosa c'è che non va? »

« Niente, non amo il mio compleanno, mi mette di mal umore » le confesso, prima che la campanella suoni e ci avverta dell'inizio delle lezioni.

" Sei una disgrazia, maledico tua madre e il giorno che restò incinta. Avrei dovuto costringerla ad abortire "

Le urla di mio padre riaffiorano nella mia mente in momenti peggiori. Non voglio ricordare i giorni che mi hanno fatto soffrire, ma è più forte di me.

Dovrei ascoltare la musica più spesso, prima lo facevo sempre, ma adesso le mie orecchie sono occupate ad ascoltare la voce di persone che mi vogliono bene.

Avevo le mie amiche anche prima, Astrid c'è sempre stata, eppure quando c'era Flora non passavamo molto tempo insieme, sembrava che fossero occupate tutto il giorno, tutti i giorni.

Erika mi fa un sorriso tirato e fa scivolare il braccio sulle mie spalle.

« Lo capisco e rispetterò la tua decisione di non voler farlo sapere a nessuno, mai sai una cosa? Oggi sarà una tranquilla giornata che passeremo tra noi, ordineremo la pizza e guarderemo tutti i film strappa lacrime che vuoi » il suo umorismo è quasi contagioso e mi scappa un lieve sorriso, prima che avvicini le nostre guance e mi stringa in un piccolo abbraccio.

Camminiamo insieme fino alla mia classe, ma il respiro mi viene a mancare quando vedo un mazzo di rose sul mio banco, Erika però non l'ha notato.

« Ci vediamo dopo, Astrid si è offerta di darmi un passaggio » mi fa l'occhiolino prima di passarmi accanto e lasciarmi sola, con quelle dannate rose che ho l'impressione che mi stiano fissando con astio.

« Niente sorprese » le intimo quando mi supera e mi saluta con un cenno con la mano.

Sono felice di avere loro come amiche, sono felice che ci sia Erika, ma non sono felice che abbia preso il posto di Flora ,solo perché l'avrei voluta con noi, avrei voluto che la conoscesse.

Sono grata di avere delle amiche che si preoccupano per me, di avere loro e che almeno a loro freghi qualcosa del mio compleanno di merda.

Il mio umore però, crolla nuovamente quando i miei occhi tornano verso il mazzo di rose. Rhett non può averlo scoperto, i miei genitori non l'avrebbero mai detto alla sua famiglia, a malapena mi hanno fatto gli auguri.

La classe è vuota, se non fosse per alcuni ragazzi che entrano dietro di me. Prendo il bigliettino incastrato tra le rose rosse e leggo il nome scritto in grande.

Christian.

" Ti auguro un felice compleanno e spero di avere l'onore di essere invitato alla tua festa, non vedo l'ora di passare del tempo con te. "

Non so cosa dire, sono confusa e non sono felice di questo regalo. Sa perfettamente quanto odi il mio compleanno e non mi ha mai regalato niente in pubblico, cosa vuole dimostrare facendo questo?

« Violet » la voce di Christian alle mie spalle mi fa sobbalzare.

Mi volto proprio quando la sua mano sta per toccare la mia spalla e indietreggio di pochi passi, non permettendogli di toccarmi.

Il sorriso allungato sembra quasi voler abbandonare la sue labbra e lascia cadere la mano lungo il fianco, schivo e imbarazzato.

« Non ti sono piaciuti? » Stringe la spallina della cartella e corruga la fronte.

« Perché mi hai fatto questo regalo Christian? Credevo sapessi che odio festeggiare il mio compleanno » inconsapevolmente il tono della mia voce è ruvido, non riesco a non reprimere un sospiro nervoso.

Christian socchiude gli occhi, provando a nascondere il rancore che gli hanno riservato le mie parole. Si tocca i capelli corti con fare ansioso e ammicca un sorriso timido.

« Io...non volevo metterti di malumore, volevo solo ricordarti quanto ti voglio bene » fa un passo verso di me, ma non riesco a non allontanarmi.

Allora perché è sparito?
Poteva dimostrarmelo prima il suo bene.

« Forse non è una buona idea, lo sai che sono...» le mie parole vengono annientate da una voce grossa e dura.

« Fidanzata »

Mi accorgo solo ora di Rhett alle sue spalle, del modo in cui lo sta guardando, trucidando la sua schiena con gli occhi.

Dei brividi si destreggiano lungo le mie braccia nel vedere i suoi occhi che si puntano verso di me, metallici e inibitori.

« Che piacere vederti di prima mattina, Rhett » canzone Christian con fare ironico, voltandosi lentamente verso di lui, dandomi le spalle.

« Non posso dire lo stesso » ingoia un groppo di saliva che ha tutta l'aria essere del nervosismo trattenuto « Forse ieri non sono stato molto chiaro con te »

« Potresti anche esserlo stato, ma non mi lascio intimorire da nessuno, tanto meno che da te » alza la testa per cercare di raggiungere la sua altezza, ma Rhett lo supera di alcuni centimetri.

Inclina il viso con fare ironico, come se sapesse di avere il potere di schiacciarlo in meno di qualche secondo.

« Adesso ti rinfresco la memoria, testa di cazzo » sibila a denti stretti, avvicinandosi di qualche
passo così da fissarlo verso il basso, come se volesse marchiare l'impotenza che ha con lui.

L'ansia prende a divorarmi quando la classe viene riempita di studenti, ma del professore non c'è ancora traccia.

« Rhett...» provo a richiamarlo, cercando di attirare la sua attenzione, ma senza alcun risultato.

« Tu non la tocchi la mia donna né in casa mia, né da nessun altra parte. Se solo i tuoi occhi di merda la guardano per un nano secondo io ti decapito quella testa del cazzo che ti ritrovi e ci gioco a calcio » ringhia a denti stretti, pronunciando ogni parola con estrema lentezza.

« E dimmi Rhett...» Christian prova a trattenere una risata « Quand'è il suo compleanno? »

No.. no.. no.

« Christian! » Il suo nome esce fuori dalle mie labbra come un lamento.

Rhett lascia correre lo sguardo su di me e gli occhi color miele brillando di una luce del tutto ignota. Non ha più la stessa consapevolezza e tenacia di prima.

« Oggi. E' oggi il suo compleanno e queste sono le mie rose, un mio regalo. Non credi di far schifo come fidanzato? Non credi di dover lasciare il posto a chi veramente la conosce? »

Lasciare il posto.

Il modo in cui parla di me, come se fossi un giocattolo da dover restituire o persino barattare,
mi fa venire i brividi.

« Christian io...» cerco di dire, ma Rhett lo prende per il colletto e lo sbatte contro le sue rose, facendolo sdraiare sul mio banco.

Christian trattiene un ringhio, stringendo con le mani i suoi polsi, provando invano a liberarsi.

« Smettila Rhett! » Urlo più forte , attirando l'attenzione degli studenti dietro di noi.

« Ma che cazzo succede? » Sento dire da un ragazzo e mi pento subito di non essermi trattenuta.

Rhett non lo sta picchiando, lo stringe solo con il colletto e sono sicura custodisca il pensiero di strangolarlo. Christian prova a muoversi sotto di lui e alcuni petali cadono sul pavimento.

« Te la devi dimenticare, la devi scordare, come cazzo te lo devo dire? » La sua voce arguta mi mette i brividi, ma non fa lo stesso con lui.

« Non mi fai paura »

I due sembrano non essersi accorti dell'attenzione che abbiamo attirato, eppure io si e vorrei scomparire. Vorrei solo che questa giornata finisse.

« Perché vuoi proprio essere messo a posto da me, eh? » La minaccia di Rhett cessa quando qualcuno bussa sonoramente fuori alla porta e i ragazzi protestano per la fine dello Show.

« Che cosa succede qui? » Il professore fa il suo ingresso in classe e la folla dietro di me prende posto controvoglia, mentre Rhett si allontana lentamente da Christian.

« Niente prof, salutavo un mio vecchio amico » Rhett finge di sistemare la camicia a Christian prima di allontanarsi lentamente.

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