"E siamo fragili
Come la neve, come due crepe
E so che non è facile
Volersi bene, stare in catene
Scusami ma può succedere
E scusami se ti ho fatto del male
Ma siamo fragili
Come la neve, come due crepe."
Il tre.Il dolore mi sta squarciando l'anima, non sento più niente. Il mio cuore è totalmente in frantumi, semplicemente...non c'è più.
Stanotte, consapevoli che fosse l'ultima, ci siamo strappati la pelle a vicenda.
Posso dire, senza timore, che è stata la notte più bella della mia vita.
Alessandro non mi ha lasciata per un secondo, eravamo completamente avvinghiati.
Credo che, ad un certo punto, nel sonno sono stata io ad allontanarmi e quando me ne sono resa conto ho battuto, istintivamente, la mano sul letto e lui subito mi ha stretta a sé.
Adesso siamo svegli, abbracciati e in silenzio..nessuno dei due ha il coraggio di dire qualcosa.
Nessuno dei due aveva voglia di risvegliarsi, oggi.
Alzo la testa, lo guardo, e le lacrime iniziano a bagnare il mio viso. Non lo faccio di proposito, sono fatta così.
Il papà di Micol dice che il mio difetto "principale" è quello di mettere troppo in tutto...ed ha ragione.
Purtroppo, o per fortuna, io metto troppo in tutto. Sia nel bene che nel male.
Alessandro, molto dolcemente, asciuga le mie lacrime e sorride appena.
<<Siamo forti.>>
<<N...no. Io non lo sono più. Non posso farcela, senza di te. Come devo fare? Come?>>
Moralmente sono a pezzi.
<<Con quello che proviamo, solo così possiamo tenere duro e farcela. Io ci sono sempre.>>Ricordate quest'ultima frase, più avanti...la ritroverete spesso.
<<No, io non ci riesco. Questo dolore mi sta uccidendo.>>
<<Ti amo.>>
Lo guardo, quel poco che era rimasto di me se ne va definitivamente.
Mi avvinghio a lui e non apro più bocca.
Purtroppo, dopo un ora, devo alzarmi.
Non ho la forza per affrontare tutto questo.
Passo in cucina con Alessandro al seguito e sorrido debolmente a Micol.
<<Tesoro...>> Lascia il discorso in aria.
Alzo le spalle. <<Va tutto bene, tranquilla.>>
Chi voglio prendere in giro? Lo so io, lo sa lei, lo sappiamo tutti. Non va per niente bene e non andrà bene.
<<Ti preparo qualcosa?>>
Alzo una mano, non posso dire altro... altrimenti piango.
<<Lo so, però almeno qualcosa dovr..>>
<<Lasciala stare, Micol!>> Alessandro la interrompe, quasi urlando.
Alzo gli occhi su di lui e lo fisso, non ho la forza di fulminarlo con lo sguardo ma sa che non mi piace quello che ha appena fatto.
Guardo Micol, è evidente che ci sia rimasta male. <<Un po' di latte, andrà bene. Non molto però.>> Le sorrido e con gli occhi le sto comunicando quello che solo io e lei sappiamo.
Sorride dolcemente e si mette all'opera.
Non mi piace quando Alessandro la tratta male, non lo tollero. Capisco che stia male, lo comprendo...ma questo non giustifica trattare male gli altri.
Micol mette la tazza davanti a me e al solo pensiero mi viene la nausea ma poi penso che l'ho fatto per lei e trovo il coraggio di mandarlo giù.
Alessandro va in camera, il suo cellulare non smette di suonare.
<<Lascialo perdere, ignoralo. Certe cose non le tollero, cazzo.>>
<<Figurati, fa sempre così. Ora sarà ancora peggio, visto che tu stai così...non m'importa comunque. Qualsiasi cosa sono qui.>>
<<È troppo... difficile. Non ci riesco, mi sento totalmente andata.>>
<<È normale, piano piano.>>La giornata sembra quasi essere volata, subito dopo pranzo andiamo a salutare i suoi nonni.
Faccio un bel respiro, non posso farmi vedere così.
Indosso i pantaloni bianchi di Micol e una maglia arancione, lego i capelli con una coda veloce e sono pronta.
<<Possiamo andare.>>
<<Sì.>>
<<Ci vediamo dopo, Micol.>>
Mi sorride dolcemente.
Quando arriviamo dai suoi nonni mi tiene per mano e la stringe, come se volesse farmi sapere che lui c'è.
Li saluto, cerco di essere il più normale possibile purché non mi vedano stare male.
<<Vuoi qualcosa? Un gelato, magari?>> Mi chiede dolcemente, la nonna.
<<No, grazie.>>
Sorride. <<Tu dici sempre grazie per tutto, eh?>>
Sorrido e faccio cenno di sì con la testa.
Il nonno di Micol, non so come, inizia a raccontarmi aneddoti della sua vita e, nonostante non stia capendo una mazza, fingo di essere interessata alla conversazione.
Mi imbarazza troppo dire "non capisco" perciò faccio cenno di sì con la testa.
<<Non sto capendo niente.>> Sussurro ad Ale.
Ride. <<A volte nemmeno io, pensa tu.>>
Mette un braccio sulle mie spalle e mi stringe a sé.
<<Ma quanto siete belli, insieme?>> Ci dice sua nonna.
Sorrido <<abbastanza, direi!>>
Poco dopo, li salutiamo e andiamo via.
Ad ogni passo il mio cuore si fa sempre più piccolo, mi manca l'aria.
<<Alessà?>>
<<Dimmi.>> Sorride mentre mette in moto la macchina.
<<Mi mancherai terribilmente, lo sai?>>
<<Sì. Anche tu, più di quanto immagini.>>
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Siamo nati per essere forti
ChickLit> > Ho smesso di credere alle promesse, ho smesso di credere a quella frase che ho tatuato sul cuore, ho smesso di sentirmi normale...se mai mi fossi sentita normale. Quegli occhi verdi che mi hanno fatto innamorare sono gli stessi che mi hanno dis...