"Tu sorridevi, cercavi un modo per proteggermi
Però non c'eri quando volevo che tu fossi qui
Bastasse solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me
Soltanto un'ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te, di te
Non posso riportarti da me."
Irama.
Non avevo ancora parlato con la mamma di Micol ma lei sapeva che non stavo più insieme a suo figlio. Non avevo il coraggio di chiamarla, tutto qui.
Un lunedì, quando sono stata a casa di Micol lei mi ha chiamata.
Credo di non aver mai avuto più ansia di quel giorno...non sapevo cosa aspettarmi da quella chiamata, non sapevo come avrebbe reagito.
Nella mia testa avevo creato un film nel quale lei mi odiasse con tutta se stessa.Non è stato assolutamente così.
Sono nella camera dei giochi, a casa di Micol.
Mentre parlo al telefono con sua madre guardo il mio riflesso allo specchio e sembra che io abbia il doppio dei miei anni, sono esattamente il fantasma di me stessa.
Quello specchio...
A settembre ero qui, con Alessandro, fra le sue braccia mentre ci stavamo proprio specchiando.
<<Però siamo belli,dai!>> Dico.
<<Brutti.>>
Rido. <<Giusto.>> <<Lo specchio mi piace...>>
<<Cosa stai pensando?>>
<<Niente, niente.>> Rido.
La voce di sua madre mi riporta alla realtà.
Ho un attimo di tentennamento cosa le devo dire?
Faccio un bel respiro. Posso farcela.
Inizio dal principio, le dico di tutto e di più. Se dovesse prendersela con me, amen..che posso fare? Non posso mica obbligarla.
Ovviamente, mentre parlo, piango e continuo ad andare avanti e indietro per tutta la stanza.
<<Mi dispiace. Più di quanto si possa immaginare. Io non volevo finisse così, non lo volevo assolutamente.>>
<<Hai ragione. Hai pienamente ragione. Mio figlio è un cazzaro, ti ha fatto perdere la pazienza. Perché dovrei prendermela con te? Non avrebbe senso. Piuttosto me la prendo con lui. Tu qui sei sempre la benvenuta, a prescindere, questa è casa tua.>>
Cosa? Cosa ho appena sentito?
Sono un attimo senza parole, non mi aspettavo questa risposta...non l'avrei mai immaginato.
Mentre lei continua a parlare, piango come se non ci fosse un domani.
Ad un certo punto, dopo aver parlato per più di un ora, mi dice <<sistemate le cose, vedete come potete fare>> e piange.
Sentirla piangere fa crollare ancora di più, quel poco che resta di me. È davvero una situazione assurda, un male comune.
Qualche giorno dopo quella chiamata, Alessandro mi scrive.
All'inizio siamo entrambi calmi, tranquilli...decidiamo, quindi, di vederci in videochiamata.
Forse, era meglio non vedersi.
<<I tuoi messaggi mi mettono tensione.>>
<<I mie...cosa?>>
<<Hai capito.>>
<<Bene. Vedrai come non ti scriverò mai più. Questo è quello che vuoi, ben venga.>>
<<Non ho detto che non devi scrivermi, ho semplicemente detto che in base a quello che scrivi mi metti tensione.>>
<<Certo.>>
<<Possiamo trovare una soluzione?>>
<<A cosa?>>
<<A questa situazione del cazzo. Se tu venissi a marzo, potresti dire che mi hai conosciuto.>>
<<Ancora con marzo? E poi, ti senti quando parli? Come dico che in 3 giorni ho perso la testa? Okay, può succedere, a me è successo, ma solitamente non funziona così.>>
<<Si deve trovare una soluzione perché io per nulla non ci perdo la salute.>>
Lo fisso sconvolta. <<Quel nulla saremmo noi, grazie.>>
Cerca di giustificare la cazzata che ha detto ma non lo ascolto più, sono troppo delusa.
Lo conosco bene, so che certe cose le dice di proposito per ferirmi...come meccanismo di difesa.
Riparliamo di settembre e gli dico quelle cose che mi hanno dato estremamente fastidio.
Inizia a urlare dicendo che lui quelle cose non le avesse dette o fatte.
<<Ma perché mi stai mangiando? Non sono il nemico.>>
Sì rilassa un attimo, ci ripensa e urla di nuovo.
<<Urla un'altra volta e ti chiudo il telefono in faccia.>>
Finalmente, si zittisce e mi lascia parlare.
Continuo a parlare di settembre, dei suoi atteggiamenti del cavolo...di tutto.
Mi zittisco io, adesso. Aspetto una risposta.
Grilli in sottofondo.
Lo fisso.
Mi fissa.
Gli faccio cenno di rispondere e lui, cosa fa? Alza le spalle.
Giuro, avrei voluto spaccargli il cranio.
Non so per quale motivo si porta una mano alla testa e lo vedo.
Senza rendermene conto, sorrido.
Lui, non essendo stupido (finge di esserlo, spesso) porta davanti il telefono il braccio e mi mostra il bracciale.
<<Lascio che si spezzi da solo.>>
Faccio cenno di sì con la testa. <<Solo allora il tuo desiderio si esaudirà.>>
Quel bracciale, è stato più forte di noi.
Ha preso un sacco di pallonate, a calcetto, ma resiste.
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Siamo nati per essere forti
ChickLit> > Ho smesso di credere alle promesse, ho smesso di credere a quella frase che ho tatuato sul cuore, ho smesso di sentirmi normale...se mai mi fossi sentita normale. Quegli occhi verdi che mi hanno fatto innamorare sono gli stessi che mi hanno dis...