Ritrovarsi e perdersi

35 6 14
                                    

"Il nostro amore delicato è uno zucchero amaro
Che ci vogliamo solo quando poi più non possiamo
E sto cadendo nel burrone di proposito
Mi sto gettando dentro al fuoco, dimmi, "Amore no"
Finiranno anche le fiamme ma il dolore no."
Achille Lauro.

Non è stato un periodo facile, assolutamente. Ormai ero in balia del dolore, mi aveva completamente assorbito le forze.
Nonostante tutto, però, piano piano è andato via...facendomi tornare alla, quasi, normalità.
Per quanto sia brutto dirlo, io ero abituata alla distanza.
Però, anche questa volta, siamo stati bravi a superare il brutto "periodo". E, finalmente, dopo un anno e un mese potevamo rivederci.
La differenza stava solo nel fatto che ci saremmo rivisti in Sicilia.
Questo significava non avere tutta quella libertà alla quale eravamo abituati ma, nonostante tutto, eravamo felici perché ci saremmo rivisti.
<<Oddio, penso che a breve mi verrà in infarto.>> Dico a Micol.
<<Non ti preoccupare, portiamo Evelyn a scuola e vengo a prenderti con mia madre.>>
Non ci potevo credere, da lì a poco l'avrei rivisto...il mio cuore bramava di felicità. Avevo bisogno di sentirmi di nuovo normale.
Era diverso, certo, però le emozioni erano sempre le stesse.
<<Scendi, sono qui.>>
Scendo, sono un fascio di nervi.
<<Buongiorno!>> Saluto sua madre e Micol.
<<We, Margot, come va?>>
<<Prossima domanda?>> Rido.
<<Tranquilla, ti aspetta a casa.>> Sorride.
Micol si ferma al bar, perché deve prendere dei dolci tipici siciliani per i suoi e per Ale.
Improvvisamente vedo che lo sportello della macchina di Micol viene aperto da qualcuno.
Chi poteva mai essere? Michalis.
OHMIODIO. Non può essere vero, lui dovrebbe essere a lavoro.
Adoro quell'uomo, per carità..ma che imbarazzo! Lui non mi ha mai vista con Alessandro, sono abituata ai genitori di Micol ma non a lui.
Penso che il destino voglia proprio giocarmi un brutto scherzo. Lo fisso come se fosse un fantasma e credo che lui se ne accorge perché, dopo essersi seduto accanto a me, mi fissa e ride.
<<Oh, buongiorno! Mi raccomando niente sesso in camera di mia figlia.>>
La madre di Micol ride.
Oddio, che imbarazzo.
Di solito non ho imbarazzo con lui, scherziamo anche in maniera piuttosto "volgare" ma questo... è troppo imbarazzante.
<<Giò.>> Lo richiama Micol.
<<Che ho detto? Stavo solo dicendo che non possono fare nulla nella camera di mia figlia.>>
<<Non succederà, stai tranquillo.>> Dico.
<<No, certo. Vi guardate in faccia, vero?>>
Penso di essere bordeaux.
<<Michalis. Basta.>>
Sono sicura che Micol sappia quanto mi stia imbarazzando, mi conosce troppo bene.
Per fortuna, dopo un po', si zittisce e posso starmene "tranquilla".
Una volta arrivati a casa di Micol, scendiamo dalla macchina e penso di essere un fascio di nervi.
Sospiro.
<<Che succede?>> Sussurra Micol.
<<Nulla, solito.>> Sorride.
<<È per Michalis, vero? Perdonami, lo sai lo fa per spronarti. Non lo fa con cattiveria, ti adora.>>
<<Oh, ma lo so. Lo so. Non è quello...più che altro mi imbarazza che ci sia.>>
<<Stamattina l'ho mandato a lavoro con un calcio nel culo ma, come vedi, sta male.>>
<<Tranquilla.>>
<<Andiamo?>> Chiede la mamma di Micol.
<<Sì, mi ha dato le chiavi Micol.>>
Apro la porta, con un enorme scatolo in mano, e dico <<permesso?>>
Entro in cucina e lo vedo. È bellissimo.
Poggio lo scatolo a terra e lui mi avvolge fra le sue braccia.
Suo padre è seduto lì, quindi decido di dargli due baci sulla guancia.
Mi allontano e saluto suo padre che dice <<bambina mia.>>
Mi fa sempre sorridere questa cosa perché, in un certo senso, mi fa sentire protetta.
<<Come stai?>> Sorride.
<<Bene, grazie. Tu?>>
<<Tutto bene.>>
Vado a sedermi accanto ad Ale, sul divano.
Sono un po' "fredda" perché ho timore che entri Michalis ma Alessandro mi tira a sé e mi posa un delicato bacio sul collo.
Brividi.
<<Finalmente.>> Dico.
<<Come sempre, vinciamo noi.>> Sorride.
Suo padre si alza, credo lo faccia di proposito, e restiamo soli. Alessandro prende il mio viso tra le mani e mi bacia con passione.
Quanto mi erano mancate queste labbra.
Quando ci stacchiamo, mi fissa dolcemente e sorride.
Mi perdo completamente.
<<Come stai?>> Chiede.
<<Adesso bene.>> Sorride.
Suo padre è tornato e mi guarda sorridendo, ci stiamo dicendo tanto solo guardandoci.
Alessandro tiene una mano sul mio fianco e continua a posare delicati baci sul mio collo.
Improvvisamente sentiamo il campanello, salto letteralmente dal divano alla sedia pur di stare lontana da lui.
Il papà di Micol mi guarda con aria interrogativa.
<<Qualcuno ha suonato, meglio se sto lontana da lui.>>
<<Giusto.>> Sorride. <<Ma quanto sei bella, oggi?>>
<<Esagerato!>> Rido.

Siamo nati per essere fortiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora