Capitolo 8

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La mattina della vigilia di Yule, Ester si sbrigò a prepararsi per tornare dalla Regina.
Prima però, si fece accompagnare da suo fratello a casa dei genitori col carro e il cavallo della nonna, così da potersi cambiare, prendere un abito per il ballo di Yule da far indossare a Diana, perché era sua ferma intenzione convincerla a venire, e continuare a piedi fino la piazza dove avrebbe pagato un cocchiere per raggiungere il castello.
La sua casa era situata sul limitare della città, circondata da un giardino recintato che pullulava di piante ben curate.
Di due piani, era costruita in pietra grigia e legno, le imposte verde salvia e con il tetto a spiovente ricoperto di tegole grigie. Prima dell'ingresso, una veranda, forse la parte preferita della ragazza.

Ester guardò il fratello allontanarsi, salutandolo con la mano, nel suo far ritorno alla casa della nonna per aiutarla nel suo lavoro e apprendistato.
Sentì il rumore della porta d'ingresso che si apriva e la voce della madre che l'accompagnava.

-Non si ferma nemmeno un po'?

Ester percorse la breve distanza che la separava dalla mamma, salutandola con un bacio sulla fronte.

-Ha da fare con la Guaritrice, sai com'è fatta quando smette di far la nonna dolce e amorevole per incarnare il ruolo d'insegnante.- La diretta interessata annuì, mal celando del disappunto dipintosi sul suo volto, sia per la mole di lavoro che, secondo lei, era troppa per il figlio, sia per la fatica che sicuramente impegnava la madre, anziana, che non intendeva smettere nonostante la sua più che notevole eredità tramandata agli altri Guaritori del Regno: persino il Guaritore del palazzo reale era stato formato da lei e, all'evenienza, tornava a chiedere consiglio!

Ester continuò a parlare. -Anch'io non posso fermarmi troppo: devo cambiarmi e correre dalla Regina.- A quelle parole, gli occhi della madre s'illuminarono: ogni volta che coglieva un riferimento sul fatto che Ester fosse stata scelta come Dama di compagnia, si faceva cogliere, ormai da un anno, da una frenesia esplosiva per nulla coerente con la sua personalità. Questa volta si trattenne.

-Vuoi mangiare qualcosa prima? Ieri ho preparato una torta di mele.

- Una fetta non troppo grande e un bicchiere di latte mi farebbe piacere, sì, grazie! Intanto corro in camera.

 Ester entrò ufficialmente a casa, dove l'odore della fantomatica torta di mele prese il sopravvento.- Papà è in casa?- Chiese poi, dirigendosi verso le scale.

-No, è andato a pescare con Messer Guglielmo. Sai, ci tiene a prendere un bel pesce da portare stasera a cena!- A quelle parole, la schiena di Ester fu scossa da un brivido e la sensazione di congelamento istantaneo.

Si era completamente dimenticata della cena annuale per festeggiare Yule a mezzanotte in casa della nonna! Tra le altre cose, bisognava ancora preparare tutta la casa!

-Prima di salire ti conviene mangiare: se devi cambiarti per andare a corte è meglio non rischiare di macchiare l'abito buono!

-Hai ragione, hai ragione...-mormorò Ester, girandosi di fretta e seguire la madre in cucina, dove sul tavolo, su un'alzatina d'argento, era esposta la torta che, nonostante fosse già dimezzata, probabilmente il padre ne aveva portato un paio di pezzi a pesca per lui e l'amico, era assai invitante. La madre le versò un po' di latte in un bicchiere di terracotta.

-E' da un po' che non ti fai vedere, se non di sfuggita.- Doralice fece cenno alla figlia, munitasi di coltello, di tagliare una fetta anche per lei. Ester annuì, concentrandosi sul taglio, mettendoci più tempo del normale.

-Ultimamente la Regina mi sta affidando delle...commissioni. Nulla di importante ma mettiamola così: sto facendo la trottola per il Regno.- Disse. E oltre, pensò.

-Spero non sia troppo stancante!- Il tono della donna si fece lievemente tremante per la sua estrema predisposizione alla preoccupazione. La diretta interessata cercò di rispondere col tono più calmo e rilassato possibile: -niente che una fetta di dolce non possa sistemare.- Con ciò, consapevole di aver fatto centro con la madre che difatti tornò a parlare normalmente, alzò la fetta di torta come per fare un brindisi e poi l'addentò.

-Allora va', sbrigati a finire, così quando avrai finito dalla Regina potrai ripassare di qui per portare un po' di dolce a Nico e alla nonna.

Ester rispose con un sorriso e finì di fare colazione, infine corse al primo piano, in camera sua e, dal baule in cui teneva gli abiti migliori prese e indossò quello marrone con ricami gialli, sistemò sul letto l'abito rosso che avrebbe indossato lei a cena e Diana al ballo della sera successiva, recuperò da un altro baule il suo mantello più pesante, un colletto di pelliccia e un paio di muffole imbottite.

Agli accessori penserò dopo. Pensò, uscendo prima dalla camera e poi dalla casa, salutando velocemente la madre.

Il più velocemente possibile camminò verso il centro, dove i cocchieri sostavano con carri e carrozze.

Dall'odore nell'aria, Ester percepì l'imminente arrivo della pioggia e sperò con tutta sé stessa di riuscire a trovare qualsiasi mezzo di trasporto munito di un tetto.
Si coprì il capo col cappuccio imbottito, dovendo però lasciare i lunghi capelli fuori, spostandoli ai lati e nascondendo dietro le orecchie le ciocche che le avrebbero dato fastidio agli occhi.

Per fortuna, una volta arrivata, trovò disponibile una delle ultime carrozze chiuse. Riferì al cocchiere la meta, in risposta ebbe il prezzo che avrebbe dovuto pagare e dopo aver controllato che i due cavalli stessero bene e che i finimenti fossero tutti al posto giusto, l'uomo fece salire Ester, per poi partire, scusandosi in anticipo se non avrebbe mandato al galoppo i cavalli per via delle strade con alcuni punti ghiacciati e zone fangose assai scivolose.

Non ho fretta, anzi, meglio così: ho tempo per prepararmi per bene ad affrontare la Regina e riferirle tutto quello che è successo a Diana... non appena formulò tali pensieri, la sensazione di ricevere un pugno allo stomaco quasi la costrinse a piegarsi in avanti. Fu tanto inaspettato quanto, in verità, aspettato: come poteva Ester affrontare la vita senza la sua instancabile compagna di viaggio, donna Ansia? Quella creatura che, peggio di un Lenghelo indispettito, aggrediva la vittima, rendendola, fondamentalmente, come avrebbe detto il suo vecchio professore di disegno tecnico a Rieti, un'ameba. Come poteva?

Quasi le venne da vomitare ma per fortuna fu solo una sensazione passeggera, a differenza del bruciore di stomaco, il cuore a mille e la sensazione di avere una bolla che le inglobasse il cervello.
Si accorse con una certa calma che, come spesso le accadeva per cercare di domare il proprio turbamento, le dita delle proprie mani, con un ritmo ben preciso, partendo dal mignolo e finendo con gli indici, toccavano le unghie dei pollici, piegati verso il palmo, coi polpastrelli.

Era molto infastidita da quel movimento apparentemente involontario delle mani: non ricordava come e quando era iniziata, sapeva solo che era l'ultima a rendersene conto. Molto spesso quella caratteristica attirava occhiate stranite e commenti poco carini che trovavano sempre un modo per arrivare alle sue orecchie. Ovviamente, ciò peggiorava ogni volta la situazione.

Si forzò di fermare le dita, stendendole il più possibile, quasi fino a sentire dolore alle articolazioni. Il pollice sinistro che, quando era una bambina, si era rotto dopo esser caduta dalle scale della propria casa, prese una strana angolazione.

Rimase così finché non sentì una sensazione di rilassamento in tutta l'area interessata: non aveva idea di cose accadesse all'interno del suo corpo ma sapeva che, quando così accadeva, allora era sicura che le sue dita non le avrebbero giocato brutti scherzi per un bel po' di tempo, sicuramente abbastanza da evitare incidenti con la Regina ma, soprattutto, con le altre dame.

Il resto del viaggio, lo passò a guardare elementi casuali presenti nel paesaggio circostante, come le cornacchie sul terreno fangoso alla ricerca di cibo, alberi spogli, una volpe che pareva molto interessata alle cornacchie e, nel punto più lontano che gli occhi celesti della ragazza raggiungevano senza sforzo, un'abitazione nobiliare ma, di quale famiglia, Ester non aveva la momentanea memoria. In un solo anno come dama di compagnia, era stata letteralmente farcita sino a esplodere di nozioni e istruzioni di come doveva comportarsi al castello, di quello che avrebbe dovuto fare per Diana e, da sé, di come non impazzire nel fare tutto ciò e tenerlo in segreto da tutti.

Aveva avuto modo di interagire con la nobiltà del Regno da molto vicino, di conoscere parecchie personalità assai interessanti, come Messer Celestri, uno degli artisti più famosi, a volte reclamato anche negli altri tre Regni e, proprio per questo, probabilmente era uno dei non nobili più ricchi in assoluto. Un quadro era costoso ma, con l'aggiunta della tassa per farlo spedire in un altro regno...

Il fischio del cocchiere riportò Ester al presente. Era giunta a destinazione. Il pollice sinistro provò a piegarsi verso l'interno ma la strega chiuse gli occhi, respirò e inspirò a fondo e tese per qualche istante la mano, per poi scendere con l'aiuto del cocchiere.

Camminò verso le guardie a cui mostrò l'anello con lo stemma della Regina ed entrò ufficialmente a corte.



Le Cronache Delle Streghe- Libro primoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora