Capitolo 3

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-Vi ringrazio, Messere. - Lasciò una moneta d'argento al cocchiere che l'aveva accompagnata fino al castello. L'uomo chinò il capo e con un paio di fischi fece ripartire i due cavalli.

Ester alzò appena la gonna del proprio abito per evitare di sporcarsela con la fanghiglia formatasi a terra nei punti in cui la neve si era sciolta, dirigendosi poi verso il ponte levatoio sorvegliato da due guardie che le bloccarono il passaggio.

Di certo non potevano ricordarsi di lei, con tutte le persone che lavoravano al castello, dunque non rimase affatto sorpresa o dispiaciuta dal gesto dei due uomini in armatura.

Mostrò loro la mano sinistra, il cui mignolo era adornato da un piccolo anello d'argento con una rondinella in rilievo e un microscopico rubino rosso a farle da occhio, il Famiglio della Regina, oggetto comune a tutte le Dame di Compagnia che oltre a fungere da riconoscimento, permetteva di entrare nelle sue stanze private, bloccate da un sigillo incantato creato con alcune gocce del suo sangue, presenti dunque anche negli anelli.

-Prego, Madonna, e perdonateci. - Disse una delle guardie, chinando il capo. I due la lasciarono passare sul ponte di legno. Sotto, un fossato con l'acqua che scorreva tranquilla.

Si diresse immediatamente all'interno del castello, sapendo bene dove trovare la sua Signora: passò oltre la sala del trono, imboccando il corridoio di destra, oltrepassando poi un arco che mostrò due grandi finestre con inferriate di metallo scuro da cui entrava la luce pallida del sole invernale. Le candele sui candelabri, sistemati lungo il muro di sinistra, erano già state accese.

Nella stessa direzione, la scalinata che avrebbe portato agli alloggi privati della Regina.

Prese a rigirarsi l'anello con lo stemma, in preda a una nuova, improvvisa, ondata d'ansia. Pareva esserle passata e invece non faceva altro che aumentare man mano che si avvicinava alla porta in fondo al corridoio. Distava circa quindici metri e, quando la vide aprirsi, fu molto tentata di rigirarsi e andare a nascondersi da qualche parte.

Proprio lei doveva capitarmi? Pensò alla vista di Ginevra, una delle Dame di compagnia che inspiegabilmente l'aveva presa in antipatia, riempiendola di scherzi insieme alle sue amiche. Si accorse della sua presenza e continuò a camminare spedita lungo il corridoio, avvicinandosi sempre di più al punto d'incontro.

Ester provò a sorridere in modo convincente e preparò anche, nella propria mente, qualcosa di amichevole da dirle ma Ginevra giocò d'anticipo: -Che bei capelli!- Non si fermò, si limitò a sogghignare e a voltarsi, continuando per la sua strada, mentre il sorriso di Ester si spegneva, confusa da quella frase. Di certo non era un complimento sincero, quello, lo avrebbe capito anche il più sciocco degli sciocchi! Allo stesso tempo, non era affatto il momento adatto per pensarci, così cercò di accantonare i pensieri a riguardo e andò avanti.

Si ritrovò di fronte la porta di legno apparentemente comune, uguale alle altre, quando invece, sotto al pomello, la serratura era invece finta e la fessura ospitava perfettamente lo stemma sull'anello.

Al contatto con quest'ultimo, uno scatto.

Ester aprì lentamente la porta, sentendo le voci delle altre Dame e della Regina provenienti dalla camera da letto. La porta era accostata, si vide dallo spiraglio una Dama con in mano un lembo di stoffa rossa, probabilmente una manica per l'abito che stava indossando.

Aprì lentamente, attirando immediatamente l'attenzione delle presenti che si voltarono e ammutolirono, anche se alcune presero a sussurrarsi qualcosa all'orecchio.

La regina Viviana si mostrò sorpresa ma, nonostante ciò, sorrise. Ester, un po' impacciata, s'inchinò, per poi avanzare di qualche passo. –Mia Signora...- mormorò, nascondendo le mani nelle lunghe maniche del suo abito verde.

Le Cronache Delle Streghe- Libro primoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora