Capitolo 23

37 4 0
                                    

"Non è finita qui ragazzi. Allora...
Jay Matthew vorresti leggere il tuo tema oppure andiamo avanti- anche se abbiamo solo venti minuti- con i nostri programmi?"

Io e El ci voltiamo a guardare dietro noi.
Jay si alza e fa pochi passi prima di arrivare davanti alla cattedra e risultare molto più alto della prof.

" Abbiamo costantemente paura.
Di ogni sfumatura della realtà.
È la paura che ci condiziona, ci cambia, ci rende apparentemente forti, pur se siamo coscienti delle nostre immani debolezze.
Abbiamo paura anche delle cose che ci sono vicine ogni giorno.
Abbiamo paura di qualcosa che ci terrorizza solo per il semplice motivo di essere a noi sconosciuto, velato da quella sorta di mistero e dubbio.
Letteralmente come "il buio oltre la siepe", si ha paura di quell'oscurità a noi prossima solo per il semplice motivo di sembrare ignota e tentennante.
Quando smuoveremo i nostri cuori ad apprezzare le cose per come appaiono?
Siamo aridi.
Aridi dentro.
Incapaci di apprezzare le meraviglie del sole,del cielo, del fuoco, dell'amore, della vita.
Fin quando saremo di fronte a quella siepe e resteremo lì, inermi, senza fare un passo per paura dell'immensità sarà un continuo inferno, ed è un peccato, dietro quella siepe non v'è solo buio."

Poggia il foglio sulla cattedra e cammina per ritornare al suo posto.
Arrivato al nostro banco,si piega verso El.

"Bellissimo testo,complimenti."

Con la voce più roca e sensuale mai sentita.
Si sistema e si siede.
Suona la campanella e El mi blocca:

"Chi diamine è quello? Perché ha detto quelle cose??"

La guardo,le sue guance tinte di una tonalità di rosa scuro dovuto dall' imbarazzo.

"Piccola,hai scritto benissimo e lui ha ragione. "

[El's pov]

Abbiamo preso il materiale e ci siamo dirette agli armadietti.

"Piccola ci vediamo dopo."

Mi da un piccolo bacio sulla fronte e si dirige verso il suo armadietto.
Apro il mio armadietto,poggio il quaderno e mi fermo a guardare una foto..
Una foto di me e Ian.
Fanculo, fanculo perché se lo merita tutto.
Fanculo perché tre anni è come se fossero scomparsi nell'arco di una sola ora, è come se in un'ora soltanto tutto ciò che c'è stato, tutte le ore, le giornate intere passate assieme, ciò che è successo in casa mia e ciò che è successo al di fuori di quelle cazzo di quattro mura, ciò che abbiamo fatto assieme, ciò che non abbiamo fatto, fossero andati buttati all'aria, inceneriti. Tre anni volatilizzati, per lui. Tre anni ricchi di vita, per me. E l'odio, l'odio che prova nei miei riguardi senza che abbia fatto nulla per meritarlo, fanculo all'odio e fanculo a lui e a ciò che ha gettato via.
Diceva di amarmi, e fanculo anche a questo, all'amore che diceva di provare e a quello che non mi ha mai dato. Fanculo a ciò che ho perso per stargli accanto, quindi fanculo alla vecchia me che chissà dove si trova ora. Segregata dentro me che cerca in ogni modo di uscire, di farsi strada nuovamente in questo mondo che ha cambiato colore. E fortuna che non c'è più. Ora la luce mi invade completamente e la luce che arriva non devo più dividerla con qualcuno. Posso godermi il sole appena sveglia senza pensare a chi mi aspetta tra tre ore in un dato posto. Posso decidere di non uscire. Posso decidere di andare a letto con la prima che mi capita a tiro senza dover pensare al male che gli procurerei. Posso amare senza ammetterlo e posso non amare fingendo di farlo. Posso svegliarmi e ammazzarmi senza dover dare spiegazione ad anima alcuna perché l'unica persona per cui vivevo è stato lui.
Ora vivo per me e quindi fanculo a lui, alla luce che gli donavo e mi portava via, alla felicità che strappava a morsi, ai giorni neri che ho passato per colpa sua, alle volte che non mi ha capita, cioè sempre, e alle volte che mi ha capita, cioè mai. Fanculo a tutto tranne che alla sua nuova fiamma, lei non smetterà mai di brillare per lui e questo lo farà piangere sangue e il karma, fanculo al karma che continua a punirmi giorno dopo giorno per cose passate e che non bussa mai alla tua porta.
Eppure, il premio più grande, la vittoria è stata ritrovare la gioia in ogni piccola cosa. Svegliarmi, fumarmi una sigaretta e sentirmi in pace col mondo. Non aver paura di parlare. Non aver paura di metterci la faccia e il cuore. Ne vale la pena. Ne è valsa la pena.
E quando dico di amarlo, non credermi. Di notte, non credermi mai.
E fanculo, codarda.
Sento un armadietto affianco al mio aprirsi.
Mi invade il suo profumo.
Hai presente quando stringi la persona che ami e ti accorgi di quel profumo che vorresti fosse quello di casa tua?
Ecco, questa, è una delle sensazioni che associo alla parola felicità.
No, fanculo.
Chiudo l'armadietto e quasi corro nel corridoio per scappare da lui.

~La vita secondo il CAOS~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora