CAPITOLO 5. RIVELAZIONI.

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Pov Sana.


Il momento che credevo – e speravo – non sarebbe mai arrivato stava invece bussando alla mia porta. Beth mi guardava prepararmi mentre se ne stava a letto contenta perché anche lei era stata invitata da Tsuyoshi.
«Niente sesso sul mio letto Beth, ti prego.» le chiesi speranzosa che avrebbe mantenuto la parola.
«E tu niente sesso in generale, Sana!».
Avevo detto a Beth di essere ancora... ancora vergine e il suo volermi proteggere era molto carino ma non ne avevo bisogno. Non sarei mai andata a letto con Hayama, per nessun motivo e in nessuna circostanza, mai e poi mai.
Ci eravamo messi d'accordo per vederci alla caffetteria appena fuori dal campus per poi dirigerci al suo appartamento visto che non sapevo – e non ci tenevo affatto a saperlo, in realtà – dove fosse. Nel buio lo vidi arrivare sulla sua moto enorme e cominciai davvero a preoccuparmi. Non avrebbe di certo preteso che io...? No, assolutamente.
«Ciao Kurata.». Fu freddo nel salutarmi ma lo preferivo a quando si comportava da coglione per mettermi in imbarazzo.
«Hayama.» ricambiai il saluto altrettanto gelidamente prima di vederlo piegarsi per prendere qualcosa dalla sacca laterale della moto. Facendolo, gli rimase scoperta una parte del fianco e della pancia, in particolare la striscia di peli che partiva dall'ombelico fino ad arrivare al... NO!
Non dovevo proprio pensare a quello, non su Hayama, non in un momento così incasinato della mia vita. Tornai alla realtà quando mi accorsi che mi stava porgendo qualcosa.
«Ti ho portato una giacca a vento, in moto fa freddo.»
«Non ne avrò bisogno, non salirò sulla tua moto.» dissi assolutamente decisa a non accettare.
«E com'è che vorresti arrivare al mio appartamento?»
«Potremmo rimanere nella mia stanza.» Mi pentì immediatamente di ciò che avevo detto.
«Per quanto l'idea sia allettante non vorrei assistere agli atti sessuali del mio migliore amico con la tua compagna di stanza.»
Perciò lui sapeva di Beth. Mi domandai come aveva fatto a non dirmelo immediatamente perché conoscendolo almeno un pochino sapevo perfettamente che avrebbe voluto sbattermelo in faccia già la mattina.
In silenzio, sconfitta, dovetti accettare di mettermi dietro di lui sulla moto. Hayama aveva pieno controllo su di me in quel momento e, se fosse stato un totale psicopatico, mi avrebbe portato chissà dove. Mi ritrovai a pensare che, stranamente, mi fidavo di lui pur conoscendolo da appena una settimana.
«Tieniti forte Kurata.». Tre secondi dopo stava già andando al massimo e se non mi fossi aggrappata alla sua schiena probabilmente sarei finita col culo per terra in più di un'occasione.
Arrivati a casa sua scesi immediatamente dalla moto e cominciai a sbraitare. Lui mi ignorò, mi condusse in casa e mi sembrò di entrare in un girone infernale.
L'appartamento non era male, tipico di uno studente come Hayama, era ordinato, probabilmente grazie a Tsuyoshi, e abbastanza pulito. Il salone a cui dava la porta era riempito solo da un enorme divano bordeaux e da una tavola tanto piccola da sembrare quasi sproporzionata rispetto a tutto il resto. C'erano le tende, ma non capii il colore perché non avevo notato che fosse tutto buio.
Ero rimasta ferma davanti alla porta, non so perché mi sentivo mancare il fiato lì dentro.
«Puoi entrare Kurata, casa mia non morde.». Le sue parole erano un sussurro contro il mio orecchio e fui percorsa da un brivido lungo tutta la schiena. Cosa ci facevo in quella casa? Ero andata ad infilarmi proprio nella tana del lupo, ma cosa avevo nel cervello?
Non parlai per un po', quella situazione mi imbarazzava già abbastanza per aggiungere anche la vergogna per chissà quale frase inappropriata mi sarebbe uscita dalla bocca.
Mi tolsi la giacca a vento che Hayama gentilmente mi aveva portato e gliela poggiai sulla poltrona vicina al divano mentre lui era sparito in cucina a prendere qualcosa da bere.
Si presentò con due bicchieri di vetro pieni di un liquido giallastro che sembrava limonata e li poggiò sul tavolo da pranzo porgendomene poi uno dei due. Avrei potuto abituarmi a quell'Hayama gentile e premuroso ma sapevo che era tutta una tattica e questo mi rese quasi orgogliosa. Cercava di comportarsi meglio quando era in mia compagnia e io avevo sempre avuto un'indole da crocerossina che mi portava ad avvicinarmi alle persone problematiche.
Hayama però non sembrava problematico, era solo uno stronzo.
Sorseggiando la limonata che aveva un sapore strano mi passò per la mente che forse non avrei dovuto accettare nulla da uno sconosciuto che per di più voleva portarmi a letto, così la posai di nuovo sul tavolo e mi accomodai sul divano.
Notai l'espressione di Hayama e compresi di essere stata piuttosto scortese con quel gesto ma non mi importava: volevo che quella serata volgesse al termine e il prima possibile.
«Non ho intenzione di drogarti, Kurata. Quando finirai nel mio letto voglio che tu sia pienamente cosciente.». Sembrava mi avesse letto nel pensiero, ma come diavolo ci riusciva?
«Perciò, bevi.» mi ordinò e io non potei far altro che afferrare nuovamente il bicchiere e sbuffare sonoramente.
«E non sbuffare.». Stava cominciando a farmi innervosire, non avevo cinque anni e mai avevo permesso a qualcuno di darmi degli ordini.
«Si, papà.».
Mi fece strano – e non poco – dire quella parola, forse perché nella mia vita non avevo mai avuto la possibilità di chiamare qualcuno in quel modo. Mi incupii per un attimo ma la voce di Hayama mi riportò alla realtà – alla imbarazzante, orrenda e.. calda realtà.
«Okay..» incalzai vedendo che si era seduto vicino a me «cosa vogliamo fare?»
«Un'idea io ce l'avrei.» ghignò accennando un sorriso.
«Il progetto, Hayama. Cosa avevi pensato di presentare? Io faccio schifo in chimica.» ammisi infine buttando la schiena indietro sul divano.
«Intanto prendo qualcosa da mangiare e poi decidiamo.» disse alzandosi nuovamente.
Mi tolsi anche il maglioncino azzurro che avevo indossato perché stavo veramente morendo di caldo. Stava cercando un modo per farmi spogliare? Se non avesse abbassato il riscaldamento avrebbe ottenuto quel primo risultato.
Tornò poco dopo con delle patatine in una ciotola e un quaderno e in quel momento mi accorsi di non aver portato nulla con me, neppure una matita. Chissà cosa aveva pensato! Mi maledissi per essere sempre così distratta.
Mi passò una patatina e io l'accettai con un sorriso che si trasferì immediatamente sulla bocca di Hayama.
«Mmh?» chiesi con una smorfia.
«Briciola.» disse.
«Eh?».
Continuò a sorridere, poi allungò una mano e, velocemente, mi posò il pollice sul labbro inferiore.
Immediatamente ogni parte del mio corpo si irrigidì e mi ritrovai a sentire molto più caldo di quanto non avessi sentito tre secondi prima.
«Ecco fatto.» disse togliendo la mano.
Dire che stavo per morire era un eufemismo.

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