CAPITOLO 6. GOSSIP.

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Pov Sana.

«Bene..» aveva detto spostando il peso da un piede all'altro.«Buonanotte Kurata.» Mi rivolse un sorriso mozzafiato e io restai quasi imbambolata e un po' spaesata alla vista di quella meraviglia. Lui se ne accorse e il suo volto si illuminò all'istante. Poi lo vidi corrugare la fronte.«Che c'è?» chiesi.«Di solito quando due persone si dicono Buonanotte si presume che una delle due vada via.» abbozzò un sorriso e poi continuò «Kurata, sei tu che devi rientrare. Buonanotte.» ripetè.
Gli feci un cenno con la mano e mi girai per entrare al dormitorio. All'improvviso mi sentii afferrare per un braccio e vidi Hayama avvicinarsi per lasciarmi un casto bacio sulla guancia.
«Sogni d'oro, Kurata.». Salì sulla moto e un secondo dopo era già andato via, mentre io non avevo la forza per muovermi, ed ero rimasta lì, immobile, con la mia mano posata proprio nel punto in cui Hayama aveva posato le sue labbra.
Dopo essermi ripresa a questo stato di trance, mi avviai verso la mia stanza e sospirando girai la chiave nella serratura della camera numero 27, la mia camera.
Cazzo, ma era anche la camera di Beth.. e Beth era con Tsuyoshi.. e Tsuyoshi era il migliore amico di Hayama.
Hayama.. per quanto tempo ancora avrei fatto terminare ogni pensiero con quel nome?
Aprii la porta con cautela, terrorizzata di trovarmi davanti ad una scena piuttosto imbarazzante. Mi coprii gli occhi con le mani ed entrai.
«Giuro che non guardo ma se non l'avete ancora fatto, ricomponetevi!» urlai.
Ricevetti una botta che mi fece cadere sul letto. «Ahia!» esclamai.
«Sei una deficiente.». Aprii gli occhi, Beth era seduta sul letto e indossava il pigiama.
«Quanto sei dolce, cara compagna!». Le tirai un cuscino scoppiando a ridere. «E Tsuyoshi?» chiesi notando che non avevo assistito a nulla di sconcio.
«Sana, sono le tre e mezza del mattino. Se n'è andato solo un'ora fa perché aveva paura di interrompere qualcosa.»
«Le tre e mezza?» O mio Dio, non mi ero accorta di aver passato così tanto tempo insieme ad Hayama.
«Si, Sana. Le tre e mezza.» ripeté. «E tu sei proprio una deficiente.»
«Ancora? Ma perché?»
«Ho visto tutto, là fuori.» spiegò «Io gli sarei saltata al collo.».
Mi rivolse un'occhiata di sdegno che mi fece strano: nessuno mi aveva mai guardato in quel modo. Le tirai un altro cuscino.
«Non esiste, Beth.» Il cuscino tornò a me. Quel giochetto stava cominciando a stancarmi.
«Solo perché c'è qualcosa che ti blocca. La tua è solo paura.». Le ritirai il cuscino e mi misi sotto le coperte dopo essermi tolta i jeans e rimanendo in canottiera.
Nonostante fosse piuttosto tardi la mia mente cominciò a vagare più del dovuto. Quella sera avevo conosciuto una parte diversa diAkito Bastardo Hayama, un lato che non mi dispiaceva affatto. Non riuscivo a capire, però, perché si era confidato con me. Diedi per scontato che nessuno, oltre Tsuyoshi, sapesse di sua madre solo perché non sembrava un tipo che amava parlare di se e il fatto che avesse deciso di farlo con me mi lusingò particolarmente.
Mi girai su un fianco cercando di prendere sonno ma con scarsi risultati. Ero troppo, davvero troppo, in preda all'adrenalina per riuscire ad addormentarmi.
In quel preciso istante mi resi conto di essere perduta:Akito Hayama mi era entrato dentro.
Scostai le coperte e sbuffai sonoramente.
«Caldo, eh?»
«Piantala Beth!»
«C'è niente che vuoi dirmi?». Il cuscino che avevamo usato poco prima mi arrivò dritto in faccia.
«No, cretina.» . Le ritirai quell'affare. «E smettila di chiedere.»
«Allora smettila di farti preliminari mentali e dormi»
«Nessun preliminare, vaffanculo.» . Mi girai verso la parete e sperai di prendere sonno e stavolta per davvero.* La giornata procedeva piuttosto tranquilla, ero riuscita a stare alla larga da Hayama abbastanza da fargli capire che si, potevamo essere amici, e che no, non sarebbe finito nel mio letto.Avevo davanti un pasto, se così poteva essere chiamato ciò che c'era nel mio vassoio, e giravo la forchetta tra le mani. Mi stavo annoiando a morte senza Beth che era stata invitata a pranzare da sola con Tsuyoshi nel tavolo in fondo alla sala. Mi girai automaticamente a guardarli e notai che Beth si rigirava i capelli tra le mani come faceva sempre quando era nervosa.
Tornai a guardare il mio piatto e scostai il vassoio dalla mia vista prendendo solamente la mela che mi era sembrata la cosa meno disgustosa.
«Meglio il Blitz, vero?». La sua voce mi trapassò le orecchie e mi fece sussultare. Hayama.
«Quando la smetterai di arrivare alle mie spalle?»
«Te l'ho detto, mi piacciono le tue spalle.». Mi fece una linguaccia e prese posto davanti a me. Indossava i soliti jeans e una maglia nera che faceva risaltare il biondo dei suoi capelli che erano tutti arruffati.
«Che vuoi Hayama?». Cercai di deviare i miei pensieri, altrimenti sarei stata capace di mettere una mano tra quei fili di grano.
Ero ridicola.
«Oggi dobbiamo scegliere il progetto quindi a meno che tu non voglia presentarti a mani vuote la prossima settimana dovrai venire da me oggi pomeriggio.»
«Di nuovo?»
«Di nuovo.» mi rispose con un tono cantilenante.
«Non potremmo andare in biblioteca?». Non potevo ritrovarmi di nuovo in una stanza da sola con lui, mi sentivo in imbarazzo davanti ai suoi occhi d'ambra e lui sapeva fin troppo bene come usare quelle sue qualità.
«Odio il silenzio che c'è in biblioteca. E poi non mi piace non poter parlare.»
«Io adoro quando stai zitto, pensa un po'.»
Strabuzzò gli occhi e fece una smorfia strana per poi scoppiare a ridere tirando la schiena indietro sulla sedia.
«Ah, quasi dimenticavo..» avvicinò la sua bocca alla mia mano e diede un morso alla mela, poi ripeté il gesto e arrivò fino alle mie dita, sfiorandole con le labbra, in un movimento impercettibile e sensuale. Avvampai fino alla punta dei capelli, ma cercai di nascondere il mio imbarazzo sistemando la frangetta che mi ricadeva leggermente sugli occhi. Ero quasi diventata brava a dissimulare l'effetto che quel ragazzo aveva su di me. «Stasera c'è una festa poco lontano da qui. Tsuyoshi ha invitato la tua amica. Ti vuoi unire?»
«Certo che vuole.» Beth si piazzò accanto a me insieme al suo carissimo fidanzato – se così potevo chiamarlo. In realtà non avevamo ancora parlato della natura del loro rapporto ma, a quel punto, pensai che fosse evidente. Quando due ragazzi si fanno vedere in pubblico, insieme, se si comportano come Beth e Tsuyoshi, allora sono fidanzati.
«No Beth, non ci provare.». La guardai malissimo e quando stava per ribattere la fermai con un gesto della mano che le imponeva il silenzio. «Non verrò ad una festa con una coppia..» volutamente mimai le virgolette dicendolo, «e con un ragazzo con cui tutti credono che io vada a letto!».
Quando pronunciai quelle parole vidi gli occhi di Hayama infiammarsi. Gli faceva piacere che tutti mi considerassero la sgualdrina di turno perché poteva dire che ero alla sua altezza.
Idiota.
«E chi sarebbe il genio che ha parlato?». Beth si guardò intorno prendendomi in giro. «Dimmelo e lo faccio nero.»
Nel frattempo Hayama non aveva detto una parola e questo mi preoccupò leggermente.
«Seriamente, chi è stato?». Beth mi poggiò una mano sulla gamba con fare comprensivo, quasi materno. Avrei mai potuto trovare un'amica migliore di lei?
«L'ho sentito dire a lezione.» spiegai. «Kora Clausius, la studentessa americana della tua scuola, lo raccontava ad Arimi, proprio davanti ai miei occhi.»
Hayama si alzò di scatto e mi passò accanto come una furia dicendomi solamente «Ci vediamo dopo.».
Aveva aperto la porta della mensa ed era sparito in corridoio.
«Ma che gli è preso?» chiesi a Tsuyoshi scioccata dal comportamento di Akito.
«E' fatto così.» si limitò a dirmi lui. Era il suo migliore amico e non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura ma sinceramente non sapevo se mi interessava davvero sapere cosa passava per la testa di Hayama.
Valeva la pena prendersi anche i tormenti degli altri?
«E' fatto proprio di merda allora.» conclusi.*«Non verrò alla festa, Beth. Nemmeno per sogno.». In realtà, potevo negare agli altri, ma non a me stessa, che non desideravo altro che andare a quella stupida festa, semplicemente perché ci sarebbe stato Hayama, anche se non lo avrei ammesso neanche sotto tortura.La mia compagna di stanza se ne stava davanti all'armadio in preda all'indecisione: aveva provato almeno otto vestiti ed era ancora in biancheria intima e con i capelli legati alla meglio in uno chignon disordinato.«Dai Sana, non devi per forza stare con Hayama. Ci sono tanti bei ragazzi nel campus.» ammiccò sistemandosi l'abito numero nove, color cipria, sui fianchi.«Tipo?»«Tipo.. Aiden Carter.»Aiden Carter era il ragazzo che mi aveva fermato alla lezione di antropologia. Era americano, della Pennsylvania. Mi aveva raccontato di essersi trasferito in Giappone per scappare dalla sua ultima delusione amorosa, Kate. Aveva scelto il Giappone perché aveva sempre voluto visitarlo e, quando suo nonno era morto e gli aveva lasciato un'ingente somma di denaro da permettergli di vivere qui, aveva preso baracca e burattini ed era salito sul primo aereo.«Non esiste, è un amico.»«Gli amici non ti sbavano sul culo.»Scoppiai a ridere come una cretina. Beth aveva la capacità di distrarmi da qualsiasi cosa. Ed era proprio quella la cosa che mi piaceva di più di lei.«Aiden Carter non mi sbava sul culo.» ribattei divertita.«Se non lo fa, la farà molto presto.» mi rivolse un sorriso compiaciuto e poi continuò. «Dai Sana, ti prego.» e lo faceva per davvero. Stava pregando in ginocchio davanti a me.«Ti porterò la colazione a letto per una mese.». Mi guardò con quegli occhi da cucciola.Come potevo resistere ai suoi occhi azzurro cielo?«Si che lo farai.» cedetti infine. Prima di poter dire altro me la ritrovai addosso intenta a baciarmi dappertutto.«Grazie, grazie, grazie, grazie..!». La cosa continuò per almeno dieci minuti finché me la tolsi di dosso e andai al mio armadio per scegliere cosa indossare, non prima di aver mandato un messaggio ad Hayama avvertendolo che non sarei andata da lui.Mi aveva risposto dispiaciuto ma non aveva fatto obiezioni.Maledetti occhi azzurro cielo.
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