CAPITOLO 11. JUST SO YOU KNOW.

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Pov Akito.

Aprii lentamente gli occhi cercando di abituarmi alla luce del sole che mi stava per distruggere la retina e mi girai verso Sana che dormiva a fianco a me. Allungai la mano per scostarle una ciocca di capelli dal viso e la accarezzai, seguendo la curva della mandibola, arrivando fino al mento. Non avevo notato, prima di quel momento, quanto fossero lunghe le sue ciglia. Poi mi soffermai ad osservare la forma delle sue labbra: un perfetto cuore rosso.
Quelle labbra per me erano magnetiche, desideravo costantemente assaggiarle, sfiorarle, mordicchiarle, baciarle.. e la cosa mi lasciava interdetto. Avevo sempre evitato di baciare le ragazze che mi portavo a letto, perché lo consideravo un contatto troppo intimo, che implicasse un coinvolgimento sentimentale.
Avevo sempre pensato che l'amore fosse per le persone deboli, ma poi nella ma vita era arrivata Kurata ed aveva stravolto tutte le mie certezze.
Mi soffermai a pensare che quasi tutte le ragazze con cui ero stato, avevano tentato di cambiarmi, e l'unica che era riuscita nell'impresa, forse, non l'avrebbe mai saputo. Ormai non mi sorprendevo neanche più dei miei stessi pensieri. Risi di me stesso, ero veramente un caso disperato. Avevo basato, fino ad allora, tutta la mia vita sul sesso, avevo scopato ogni notte con una donna diversa, ma davanti a Sana mi sentivo come un adolescente alla prima cotta.
Quando sentii Sana muoversi e capii che stava per svegliarsi, chiusi automaticamente gli occhi, forse perché avevo paura di affrontarla, e avevo timore che lei potesse leggere nei miei occhi il mio turbamento. Da brava infermiera si era subito preoccupata di verificare che la temperatura fosse scesa, poi la sentii lasciare una lieve carezza sul mio volto e avvertii il suo respiro solleticarmi, segno tangibile che si era fatta vicina, avvicinò le sue labbra alle mie, quasi a sfiorarle, per poi ritrarsi improvvisamente. Sospirò profondamente e dopo aver passato la mano tra i miei capelli si alzò.
Continuavo a fingere di dormire, ma di sottecchi, avevo intravisto che si era rannicchiata sulla poltrona, e aveva l'espressione tipica di chi è intenta a pensare profondamente. La guardai di nascosto, mentre cercava di domare la chioma rossiccia con le mani e, per quanto sapessi che forse non avevo alcuna possibilità, per quanto il nostro week end ci avrebbe avvicinato solamente per una finzione, quella mattina la mia speranza tornò ad accendersi.
Però Sana aveva quell'espressione così strana.. non riuscivo a decifrare nessuno dei suoi pensieri e la cosa mi innervosì. Ero sempre stato abituato ad avere il controllo su tutto: le donne, il denaro, il sesso. Tutto era sempre stato nelle mie mani e il fatto che, adesso, le cose fossero cambiate mi metteva in difficoltà.
Ovvio, non erano difficoltà tali da farmi desistere dal proposito di conquistarla, ma sensazioni particolari che rendevano la cosa più difficile del previsto. Non solo per il rifiuto di Sana, nonostante fosse la cosa che mi frenava di più, ma perché io stesso non riuscivo a sentirmi adatto a lei.
Era un'attrice, anche se non lo dava mai a vedere, e quella prossima esperienza in un mondo che non mi apparteneva mi aveva fatto capire che c'era un abisso tra di noi che, probabilmente, non sarebbe potuto essere colmato nemmeno con tutto l'amore che provavo per lei.
Sana sbuffò e io sentivo che le cose mi stavano sfuggendo di mano. Dovevo fare qualcosa ma, a dire la verità, non avevo la più pallida idea di come comportarmi per farla sentire a suo agio.

Stavo per impazzire.
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Pov Sana.

E così era accaduto, non lo credevo minimamente possibile, ma mi ero innamorata...
Per molto tempo ero stata convinta che per stare insieme ad una persona fosse sufficiente condividere le stesse passioni. Così mi ero crogiolata nel fatto che stare insieme a Nao fosse la cosa più giusta, condividevamo lo stesso lavoro e gli stessi sogni. Ma se ero così sicura che Kamura fosse l'uomo della mia vita, perché avevo sempre glissato sull'argomento sesso?
Analizzandolo con il giusto distacco, il nostro stare insieme era l'unico modo che conoscevamo per andare avanti in un ambiente in cui eravamo, costantemente, sotto esame.
Poi avevo deciso di abbandonare, almeno momentaneamente, il mondo dello spettacolo, per dimostrare, più a me stessa che agli altri, che Sana Kurata non era solo una bambola da copertina, ma era soprattutto una ragazza con un cervello. Ed improvvisamente tutto il mio mondo era stato sconvolto da due occhi color ambra... il ragazzo più irritante, egocentrico e narcisista che avessi mai conosciuto, era diventato tutto il mio mondo.
Ma poi tornavo alla realtà e mi rendevo conto che non potevo avere la benché minima speranza con Hayama. Al campus era considerato una specie di dio, il numero delle ragazze con cui era stato e con cui aveva sperimentato ogni tipo di gioco erotico, era avvolto nel mistero. Venerato dalle donne perché era una vera e propria macchina da sesso, ammirato dagli uomini perché scopava in ogni dove con qualsiasi essere vivente di sesso femminile 90-60-90.
L'impressione di essere osservata mi ridestò dai miei pensieri, e difatti Hayama era in piedi davanti a me, in tutta la sua bellezza, facendo bella mostra dei suoi addominali perfetti.
Sentii le guance avvampare e per evitare qualcuna delle sue battute mi alzai velocemente, decisa a raccogliere in fretta le mie cose, per tornare al dormitorio.
Ma Akito mi bloccò, dicendomi che il minimo che poteva fare per ringraziare la sua infermiera personale, era accompagnarla al campus, non prima di aver fatto una doccia veloce.
«Ci metto un attimo» disse chiudendosi in bagno. «Fai come se fossi a casa tua!».
Non avevo idea di come gestire i miei sentimenti per lui, anche solo pensare di allontanarmi da lui, dopo il viaggio, mi faceva venire i brividi. Eppure, probabilmente, era proprio quello che avrei dovuto fare.
Avrei potuto tornare a casa, trasferirmi in un'altra università, volevo scappare da quel ragazzo e dall'effetto che provocava su di me. Il mio cuore non sembrava della stessa opinione, dal momento in cui avevo smesso di sentire la presenza di Hayama vicino a me, era calata una tristezza nel mio animo che nemmeno quando Naozumi era lontano per settimane avevo mai provato.
Se stavo così male, mentre lui era a solo pochi metri da me, figuriamoci a chilometri di distanza.
No, non potevo allontanarmi da lui. Se non mi voleva – e la cosa mi sembrava alquanto probabile – avrei potuto stargli vicino da amica. Ma sarei riuscita a sopportare la vista di tutte le ragazze che avrebbe frequentato?

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