CAPITOLO 22. RITORNO A CASA.

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Pov Akito. 

Avevo cercato di chiamarla milioni di volte, ma sapevo perfettamente che sarebbero state tutte chiamate senza risposta. Cominciai a pensare che il messaggio in segreteria fosse stato solo un modo per tenermi buono, per evitare che mi intromettessi ancora nella sua vita, più di quanto non avessi già fatto. Probabilmente prima di conoscermi Sana aveva tutto, nonostante la delusione amorosa che quel damerino le aveva procurato.
Era forte, sarebbe riuscita a superarlo, anche se avesse dovuto combattere contro milioni di giornalisti e fan che chiedevano risposte. Ma questo? Un tradimento, seppur non veramente accaduto, avrebbe potuto superarlo? Nessuno le avrebbe dato la certezza che le mie parole fossero vere, ne tantomeno avrebbe potuto rintracciare quella sgualdrina che aveva architettato tutto questo casino, quindi l'unico modo che aveva per uscirne era fidarsi di me o, nel peggiore dei casi, allontanarmi per sempre.
Avremo modo di parlarci, te lo assicuro... aveva detto in quel messaggio. Tuttavia ancora niente. Non sapevo cosa fare per riconquistarla. Ogni cosa mi sembrava banale e non riuscivo a pensare ad altro se non al fatto che le avevo consegnato le chiavi della mia casa e che, alla fine, le cose erano andate in modo totalmente opposto. A proposito di casa, qualcuno entrò sbattendo la porta, quindi mi alzai dal letto per andare a controllare chi fosse così incazzato, più incazzato di me, per comportarsi in quel modo. Quando arrivai in cucina trovai Beth intenta ad accendere il suo pc.
 «Oh, Hayama! Sei qui. Benissimo, possiamo metterci a lavoro.».La guardai, sembrava una pazza isterica, probabilmente non mangiava da un paio di giorni, e i suoi capelli erano davvero improponibili. Certo, non ero una femminuccia e non le avrei urlato di trovarsi un hair-stylist ma, ragazze, dovete pur capire che i vostri capelli sono forse la cosa più sexy che possedete! Mi allontanai dai miei pensieri barra consigli da parrucchiere, per concentrarmi su ciò che Beth voleva farmi fare. «Mi fai paura, B. E non sto scherzando..»
Cercai di farla sorridere, se ero condannato all'assenza di Sana, dovevo pur passare il tempo con qualcuno. Prima di lei avere un'amica donna non mi era mai interessato, le ragazze per me avevano sulla fronte un cartello col tempo che ci avrebbero messo a finire sul mio letto, e l'unico amico che avevo me lo portavo dietro dall'asilo, quindi di certo non ero il candidato migliore per quello che poteva essere un rapporto con Beth. Non mi sarei mai permesso di provarci con lei nemmeno prima di capire che Sana era l'unica che desideravo, ancor di più adesso che ero a conoscenza dei miei e, cosa ancora più importante, dei suoi sentimenti.

Beth era una ok. Aveva sempre cercato di spingere Sana ad aprirsi con me, a non avere timore e, se io e Kurata avevamo passato dei momenti meravigliosi insieme, probabilmente lo dovevamo anche a lei.
 «Caro Hayama, mentre tu eri qui a fare... come si dice? Nulla, io investigavo e, so che sarai fiero di me, sono riuscita ad avere il contatto della tua amichetta sgualdrina..»Sgranai gli occhi, quanto potevo adorare quella ragazza?!
«E come diavolo ci sei riuscita?.».
«Ho i miei mezzi, dear..» Non l'avevo mai sentita parlare in inglese, ma quella parola aveva il suono della vendetta e, soprattutto, profumava di Sana.

 «Per ora non ti dico nulla ma sto lavorando per te, quindi ringraziami. Saprai tutto a lavoro completato.»
«Beth, ti prego, smettila di parlare come se fossimo nel prossimo film di 007.». Le tirai un pezzo di biscotto che prese al volo, ridendo, e che finì dritto nella sua bocca. Poi tornò seria e alzò lo sguardo verso di me.

«Non sto facendo questo lavoro per poi scoprire che quella ragazza diceva la verità, vero?»Inizialmente mi sentii offeso dalla sua domanda, poi capii che non potevo pretendere che la gente cambiasse opinione su di me dall'oggi al domani.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio, si dice. Bè, io avevo perso entrambi e, insieme a loro, anche la donna che amavo. Cosa potevo perdere di più?
«No, Beth. Te lo giuro, è tutta una montatura.» Lei annuì e chiuse il computer, lasciandomi da solo con i miei pensieri. Poi mi venne il lampo di genio.

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