CAPITOLO 9. OBBLIGO O VERITA'?

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Pov Akito.


Le ragazze stavano per arrivare ed io ero nervoso in un modo mai successo. Avevo già considerato tutte le opzioni per scampare al viaggio in aereo, ma avevo anche capito che non c'era modo di evitare quel supplizio. Tsuyoshi stava preparando la cena, mentre io ero buttato sul letto in preda a tutti i miei pensieri.
Non sapevo nemmeno cosa aspettarmi da quel viaggio, ma sapevo che non sarei riuscito ad ottenere niente da Sana. Mi sarei dovuto accontentare di fingermi il suo ragazzo per quel poco tempo in cui me l'avrebbe permesso e nient'altro. In realtà però, più ci pensavo, più mi entusiasmavo all'idea di poterla baciare ogni volta che volevo, perché davanti a tutti non avrebbe di certo potuto ritrarsi o la sua sceneggiata sarebbe stata scoperta.
Sentii la porta aprirsi e arrivò alle mie orecchie la voce delle ragazze che salutavano Tsuyoshi, e dopo essere entrate ed aver notato la mia assenza, chiedere incuriosite, dove mi trovassi. Mi alzai dal letto e feci per andargli incontro ma poi mi fermai di colpo quando sentii Sana e Beth dire a Tsuyoshi che si sarebbero appartate un attimo perché dovevano discutere.
Uscii dalla camera dirigendomi in salotto e, sicuro del fatto che la loro chiacchierata sarebbe durata delle ore, decisi di sedermi per aspettare comodamente, ma nonostante cercassi di distrarmi, pensando ad altre cose, la curiosità quasi mi stava divorando e, per un attimo, mi venne quasi in mente di alzarmi per andare ad ascoltare la loro conversazione.
«Non ci pensare nemmeno.». La voce di Tsuyoshi mi risvegliò dallo stato di trance in cui ero caduto e cercai di far finta di nulla ma, per mia sfortuna, il mio amico mi conosceva troppo bene.
«A cosa?» chiesi alzandomi dal divano e poggiandomi sulla porta della cucina ad osservarlo mentre cucinava. Mi ricordava un po' Mrs.Doubtfire e, mentre immaginavo Tsu con quell'assurda tuta da donna, cercavo di trattenere le risate.
«A fare quello che stavi per fare, Akito. Sento i tuoi pensieri da qui.» mi rispose subito dopo il mio breve flash in cui lo vidi bruciarsi le tette sui fornelli.
«Non so di cosa tu stia parlando.». Mi allontanai nuovamente e, quando stavo per tornare a buttarmi sul divano, vidi uscire le ragazze dal bagno. Sana indossava un paio di jeans e una maglia che le lasciava scoperta la spalla. Probabilmente lo faceva di proposito.
«Buonasera, fidanzata!» esclamai mentre mi avvicinavo a lei per abbracciarla. Dovevo ammettere che il contatto con la sua pelle mi rilassava sempre e, in particolar modo, adoravo il modo in cui mi trattava: era come se fosse sempre felice di vedermi. Mi abbracciò per circa dieci secondi, che a dire il vero mi parvero troppo pochi, e poi mi superò andando verso il divano con un'espressione che non mi convinceva affatto.
Non mi aveva nemmeno detto qualche parolaccia per come l'avevo chiamata e neppure mi aveva dato le attenzioni che di solito mi riservava. La discussione con Beth, allora, era stata seria e l'argomento probabilmente l'aveva messa a disagio.
Avrei voluto indagare ma non volevo metterla alle strette, in fondo avrei avuto un intero week-end per parlarle. Mi avvicinai a lei e, sedendomi, le misi un braccio sulla spalla spostandola verso di me; non le dispiacque quel contatto e si accovacciò sul mio petto come una bambina indifesa. C'era davvero qualcosa che non andava se si comportava in quel modo, non che di solito si staccasse da me ma non aveva mai cercato un contatto fisico tanto evidente come in quel momento.
«C'è qualcosa che non va?» le sussurrai nell'orecchio stringendola ancora di più a me. Qualche settimana prima, in quella stessa situazione, sarebbe stata capace di uscire un martelletto dalla tasca e spaccarmelo in testa, mentre in quel momento sembrava non volesse staccarsi da me. Ne approfittai, attimi come quelli non erano frequenti, dandole un bacio sulla guancia prima di incrociare il suo sguardo.
«No, niente di importante.» rispose evitando i miei occhi. Stava mentendo, ne ero più che certo, ma evitai di insistere perché non volevo metterla in difficoltà in un momento in cui sapevo che non era al massimo della spensieratezza; quell'idiota di Kamura l'aveva turbata davvero e io non sapevo come fare per risollevarle il morale.
Quando Tsuyoshi ci avvisò che era pronto, ci alzammo e prendemmo posto a tavola. Beth e il mio amico si scambiarono occhiate piuttosto eloquenti per tutta la serata e, una volta terminata la cena, ci spostammo tutti in salotto per guardare un film.
«Le pagine della nostra vita è assolutamente da escludere.» borbottai io prendendo posto accanto a Sana che non aveva detto una parola per tutto il tempo. Che diavolo le aveva detto Beth per farla stare così male?
«Hayama, come ti permetti?». Beth mi tirò un cuscino e poi si sistemò vicino a Tsu. «Allie e Noah sono perfetti!»
«Si, per un lametta party quando la tua ragazza ti lascia!» esordì il mio amico dandole un bacio sulla testa. Beth e Sana si girarono a guardarsi e, contemporaneamente, dissero: «Uomini!», per poi scoppiare a ridere, mentre io e Tsu le guardavamo perplessi. Mi chiedevo come facessero le ragazze a credere a simili sciocchezze. Davvero, un uomo sano di mente non aspetterebbe mai sette anni per stare con la donna che ama, ne tantomeno le costruirebbe una casa, sapendo che lei se n'è andata dimenticandosi di lui. Come se non bastasse, quando lei è vecchia e malata, trascorre il tempo accanto a lei leggendole la storia della loro vita, nella speranza di farle rivivere, anche se per pochi attimi, il loro amore.
Mi veniva la nausea solo a pensarci.
In compenso però pensai di aver trovato in Beth una vera amica e, nonostante i suoi gusti in fatto di film, non mi dispiaceva la sua compagnia. E poi, dovevo ammetterlo, mi serviva farmela amica visto che, per quello che avevo potuto cogliere, lei tifava per me.
Tsuyoshi invece aveva trovato in Beth la sua lei, non avevo chiesto al mio amico se fosse veramente innamorato di quella ragazza ma tutto mi faceva supporre che fosse così. Io e Sana invece, cos'eravamo? Non potevamo definirci una coppia, assolutamente, ma di certo non eravamo semplici amici. Eravamo più che amici, ma non una coppia. Quei pensieri mi stavano consumando nel profondo, quindi mi sforzai di scacciarli e di concentrarmi su ciò che stava succedendo accanto a me.
Durante il film, infatti, Beth e Tsu avevano preso a baciarsi in modo abbastanza intimo, perciò non appena i titoli di coda invasero lo schermo presi Sana per mano e la portai in camera mia. Inizialmente aveva fatto resistenza, ma poi si era coricata accanto a me poggiando la testa sulla mia spalla e ci eravamo ritrovati a fissare il soffitto senza parlare.
«Devo ritenermi speciale?» chiese di punto in bianco interrompendo il silenzio che era calato non appena l'avevo abbracciata.
«Eh?»
«Quando ci siamo conosciuti hai detto che non porti mai le ragazze in casa tua. Io sono riuscita addirittura ad arrivare al tuo letto.» si fermò un attimo per spostare lo sguardo dai miei occhi e poi continuò «Devo ritenermi speciale?» ripeté infine.
Era speciale? Me l'ero chiesto tante volte e, tutte le volte, mi ero risposto semplicemente che era un'amica e che, non avendone mai avute, non ero in grado di valutare obiettivamente la cosa. In realtà non potevo continuare a mentire agli altri e soprattutto a me stesso: lei era più che speciale, ma non ero sicuro che fosse davvero il caso di esprimere quel lato del mio carattere.
«Potresti..» mi limitai a rispondere. Non volevo illuderla, non volevo che si affezionasse in un certo modo a me, per poi farla soffrire, perché non riuscivo a darle ciò che veramente voleva. Volevo che fosse felice, volevo che stesse bene con me quanto io stavo bene con lei, ma per il momento niente di più.
«Posso farti una domanda?» mi chiese subito dopo, tornando a stendersi vicino a me. Durante la cena si era raccolta i capelli in una coda di cavallo ma, evidentemente, una volta sdraiata doveva esserle stata d'intralcio, perché aveva deciso di scioglierla, liberando la sua chioma rossiccia vicino a me.
Di nuovo quel maledetto odore di vaniglia...
«Certo.»
«Non ti è mai importato di nessuna?». Domanda difficile a cui davvero non sapevo come rispondere. Era mai successo? Forse con Arimi, si, qualche volta mi ero convinto di provare qualcosa per lei, ma poi, quando fuori dal letto vedevo la sua vera natura da stronza, scacciavo immediatamente quella convinzione. Avevo provato pena quando l'avevo scaricata, ma niente di più.
«Mmm..» mugugnai per prendere tempo. Dio, ci doveva pur essere stata una ragazza in tutta la mia vita che mi avesse fatto provare qualcosa oltre la semplice attrazione fisica! Improvvisamente la mia mente materializzò un volto e, senza alcuna sorpresa da parte mia, era proprio quello della ragazza che mi stava accanto. Sana mi aveva fatto provare qualcosa ma non gliel'avrei mai detto o avrei rischiato di rovinare tutto.
«Probabilmente no, fino ad ora.»
«Fino ad ora?» mi diede una botta sul petto mettendosi poi a pancia in giù per guardarmi negli occhi. «C'è una nuova fiamma di cui non so niente?». La sua improvvisa vicinanza mi provocò un sussulto nel petto, e non solo, e mi alzai mettendomi a sedere per allontanarmi un po'.
«Diciamo di si.» risposi mettendo le mani dietro la testa e chiudendo gli occhi con fare strafottente.
«Wow..». Aprii gli occhi e vidi che lei nel frattempo aveva abbassato lo sguardo fissando le mie lenzuola rosse. «Secondo te cosa staranno facendo quei due?» mi chiese subito dopo ammiccando.
«Vuoi una dimostrazione pratica?»
«No Hayama, ti ringrazio!». Scoppiò a ridere e improvvisamente mi venne in mente di stuzzicarla un po'.
«Ti va di fare una cosa?» le chiesi sorridendo. Visto che la settimana successiva avremmo passato il week-end praticamente appiccicati avevo bisogno di sapere fin dove potevo spingermi e cosa aspettarmi da lei. Sapevo bene che, in realtà, da Sana non mi aspettavo nulla, perché mi bastava la sua presenza a rallegrarmi la giornata, quando c'era lei la mia vita era più luminosa, ma comunque avevo bisogno di conoscere qualcosa in più sulla sua personalità che a volte non era così facile da interpretare.
«Dipende..» mi rispose visibilmente imbarazzata.
«Niente di sconveniente, tranquilla.» la rassicurai immediatamente. «Vorrei fare un piccolo gioco con te.»
«Tipo?» . Corrugò la fronte e si spostò la frangia dagli occhi. Avrebbe dovuto accorciarla un po', ma non mi sembrava il momento di mettermi a discutere sui due centimetri in più dei suoi capelli, avevo intenzione di rendere la serata il più interessante possibile, se lei me l'avesse permesso.
«Tipo.. hai presente obbligo o verità?». Sana alzò gli occhi al cielo e subito dopo sbuffò.
«Frena l'entusiasmo eh!». Le diedi un leggere colpo sulla testa facendola sbilanciare verso destra, lei rise e annuì, dicendomi che avrebbe giocato.
Avrei potuto chiederle qualsiasi cosa: se le piacevo, se aveva mai pensato a me in quei termini, se qualche volta aveva pensato di considerarmi qualcosa di più di un semplice amico, ma probabilmente il mio buon senso in quel periodo era fin troppo prevalente e mi limitai a iniziare con una domanda semplice.
«Film preferito?». Dovevo sciogliere il ghiaccio e quello era più o meno il modo migliore che mi era venuto in mente. Se avesse detto, come Beth, Le pagine della nostra vita l'avrei uccisa all'istante.
«Moulin Rouge, in assoluto.» rispose immediatamente. Potevo sopportare una storia strappalacrime, in cui il protagonista è un cretino e la protagonista una stronza, ma non una storia ugualmente strappalacrime con tanto di canzoncine a seguito.
«Il tuo?» mi chiese subito dopo indicandomi.
«Jurassic Park.». Dovevo ammettere che un po' mi vergognavo a dirlo ma, che volete, adoro i dinosauri!
«Jurassic Park? Scherzi, vero?» mi canzonò dopo essersi messa a sedere davanti a me. La guardai per un attimo e pensai che era la prima donna che metteva piede nella mia stanza. Considerai l'idea di modificare le mie regole e farmi le ragazze in casa mia ma, subito dopo, quando notai quanto bene Sana si adattasse a quel letto, scartai immediatamente quel pensiero. Sana era perfetta per la mia stanza. Dio, se qualcuno avesse ascoltato i miei pensieri mi avrebbe considerato uno psicopatico arredatore preso da un attacco di nervi.
«Adesso passiamo alle domande più interessanti...» cominciai io. L'atmosfera stava cominciando a scaldarsi, io volevo sapere di lei e, anche se Sana non lo ammetteva, moriva dalla curiosità di sapere qualcosa in più su di me. Eccoti accontentata, Kurata.
«Primo bacio?» le chiesi sorridendo. Sapevo benissimo che mi avrebbe risposto abbassando gli occhi per l'imbarazzo. Non avevo mai conosciuto una ragazza così pudica, anche se non mi aveva proprio fatto quest'impressione quando in quel locale si era praticamente buttata addosso a me, prima della mia memorabile litigata con Carter.
«All'età di dodici anni». Sorrise anche lei e poi rigirò la domanda a me.
«Nemmeno me lo ricordo, con tutta sincerità.». Quella risposta avrei anche potuto risparmiarmela, si sa che le donne amano gli uomini che ricordano ogni singola data e ogni singolo stramaledetto anniversario o ricorrenza, ma io, non ero uno di loro, ricordavo solo le cose importanti. Per esempio, ricordavo benissimo la sensazione che mi aveva trasmesso Sana la sera in cui l'avevo conosciuta, alla festa di benvenuto. Ricordavo, ancora più nitidamente, il brivido che mi aveva provocato dormire nello stesso letto con lei, semplicemente toccandole i capelli. Ecco, quelle cose, le cose davvero importanti, io le ricordavo.
«Adesso posso fare io la domanda?» Incrociò le gambe e la sua espressione cambiò di colpo, come se volesse chiedermi qualcosa che non era davvero sicura di voler sapere. Ad ogni modo, annuii e lasciai che mi domandasse tutto ciò che voleva, in fondo era per quello che avevo cominciato quel gioco demenziale.
«Perché tratti le ragazze in quel modo? Insomma, sei una persona stupenda, Hayama..». Quelle parole mi fecero gonfiare il petto di gioia, lei mi considerava una bella persona, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. «Se ti sforzassi di mostrare quello che hai da offrire ad una persona, invece di concentrarti solo sull'aspetto esteriore, potresti facilmente trovare una ragazza che sia degna di stare con te, ed essere felice.»
«Mi trovi bello?». Sana sorrise e alzò gli occhi al cielo.
«Non sono mica cieca!» rispose subito dopo spingendomi verso il cuscino dietro di me. «Seriamente, perché lo fai?». Il suo viso tornò ad assumere un tratto serio e i suoi occhi presero a scrutare intorno a me come se volessero indagare. Non sapevo se sarei stato disposto ad aprire totalmente la mia anima ad una ragazza che, nonostante adorassi, conoscevo appena. Poi però, guardandola, mi venne quasi spontaneo farlo e sapevo che non me ne sarei pentito,nemmeno per un secondo.
«Perché.. è semplice.». Probabilmente quella era l'unica spiegazione che avrei potuto darle. Andare a letto con le ragazze, fare lo stronzo e tutto il resto, era qualcosa che mi riusciva abbastanza facile e perché abbandonare qualcosa di così estremamente elementare per andare ad impelagarmi in qualcosa di tanto complesso come l'amore? Mi sembrava da pazzi.
«E a te piacciono le cose semplici?» mi chiese sempre con quell'aria seria che ormai non la abbandonava da più di cinque minuti.
«E' sempre stato più facile per me comportarmi in maniera distaccata e scostante piuttosto che andare ad incasinarmi come fa sempre Tsuyoshi.» mi bloccai per un attimo titubante sul da farsi e, quando stavo per continuare a parlare, lei mi interruppe.
«Quindi tu non credi nell'amore?». La sua domanda era così ingenua, sarebbe bastato dire si e allora mi avrebbe considerato un ragazzo profondo che utilizzava solo una facciata da duro e, d'altro canto, sarebbe bastato dire no per bruciarmi ogni singola possibilità che avevo con lei. La cosa più importante, però, era che in realtà non lo sapevo nemmeno io. Credevo al fatto che due persone, a un certo punto della loro vita, si trovassero e magari volessero condividere la loro vita ma, all'amore eterno, proprio no, non ci credevo. Nessuno vorrebbe stare con la stessa persona per tutta la vita a meno che non sia innamorato perso o completamente pazzo.
«No, credo di no.» risposi infine, sapendo di aver premiato la sincerità, ma consapevole anche di essermi bruciato la possibilità di avere Sana. «Insomma, non credo a tutte quelle puttanate della serie rimango vergine perché aspetto l'uomo della mia vita, quale donna sana di mente, escludendone qualcuna estremamente ingenua o sognatrice, crederebbe ancora al principe azzurro? Credo piuttosto che il sesso appaghi la gente senza incasinargli il cervello.»
Notai l'espressione di Sana cambiare passando dalla serietà alla furia cieca. Si irrigidì immediatamente e mi scrutò con gli occhi infuocati di chi si sente fortemente toccata nel vivo.
«Quindi pensi che chi preservi la propria verginità per qualcuno di speciale, sia stupida?»
«Non stupida, ma folle.». La mia sentenza la lasciò sgomenta, se avessi immaginato che l'avrebbe turbata in quel modo mi sarei cucito la bocca dopo averla cosparsa di colla.
«L'amore non è da folli, e nemmeno la verginità. Tante ragazze sono vergini e aspettano quello che tu chiami principe azzurro, eppure sono felici.». Anche il suo tono era sentenzioso e non lasciava repliche alle sue parole.
«Le vergini non sanno cosa si per..» Improvvisamente un pensiero mi balenò nella mente e mi bloccai.
Sana Kurata era vergine?!
«O mio Dio..» esclamai subito dopo aver capito dove stava il problema.
Una vergine! Per poco non scoppiai a ridere e, lo giuro, dovetti trattenermi parecchio per non farlo.
«Penso che dovrei andarmene.» Sana si alzò e si fiondò in direzione della porta, ma io mi misi in mezzo e non la lasciai passare. Ora che sapevo la verità non avevo alcuna intenzione di lasciarla uscire da quella stanza tanto facilmente.
«Mi stai dicendo forse che tu.. tu non hai mai..» Non riuscivo nemmeno a considerare quell'ipotesi, in fondo era stata fidanzata con Kamura per quanto, sei anni? E mai, mai, lui aveva tentato di portarsi a letto quella specie di Dea? Doveva essere proprio un coglione.
Sana abbassò lo sguardo e la risposta fu evidente senza che lei dicesse nulla.
«Pensi di essere migliore di me?» mi chiese con un tono minaccioso. Era incazzata e io non capivo neppure il motivo. «Pensi davvero che il fatto che tu abbia scopato ti renda una persona migliore?»
«Non migliore, ma più felice si.» risposi lapidario. Ne ero convinto al cento per cento: il sesso aiuta la gente ad essere felice. E non lo dicevo solo io, gli scienziati hanno appurato che durante un rapporto sessuale il corpo produce serotonina, l'ormone della felicità. Come una barretta di cioccolato o una enorme vaschetta di gelato, ma più in grande.
«Ti sbagli di grosso.» Si girò per prendere la sua roba e poi tornò a rivolgere lo sguardo a me. «E adesso, togliti.» mi ordinò puntandomi l'indice contro. Era furiosa, ed era bellissima.
«No.»
«Hayama togliti, o giuro che ti uccido.».
Mi spostai appena ma, prima di uscire, si avvicinò a me.
«Non morire senza aver provato la meraviglia di scopare con amore, cerca l'autore, forse comincerai a capirci qualcosa!».
Sbuffai sonoramente e mi gettai a letto. Anche le frasi filosofiche adesso!
Non avrei mai cercato l'autore, né tantomeno ci avrei pensato.Peccato che alle cinque del mattino, esattamente quattro ore dopo che Kurata se n'era andata sbattendo la porta, stavo ancora fissando il soffitto e pensando a quella maledetta frase.
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