3.

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Nonostante Franz lo prendesse per il culo, non aveva perso l'abitudine a frequentare le numerose feste che l'alta borghesia organizzava.
L'amico le vedeva, ormai, come un tedioso obbligo da depennare sulla lista; lui, invece, si divertiva sul serio.
E poi era sempre un'ottima occasione per trovarsi una piacevole compagnia per la nottata.

Aveva avuto numerosissime frequentazioni, alcune più serie di altre, ma nessuna era stata in grado di fargli battere il cuore come avrebbe voluto... al massimo era solamente un po' preso
mentalmente, ma niente di più.
Voleva un sentimento come quello di Franz, voleva provare quell'amore bruciante che aveva fatto struggere l'amico, ma che l'aveva reso anche talmente tanto felice da fargli fare pazzie.

Non voleva niente di meno.

Certo, già da prima non era propenso all'idea di accontentarsi ma prima o poi, ne era certo, si sarebbe sposato con una delle sue tante frequentazioni, magari avrebbe scelto la migliore  razionalmente.

Ora, invece, era ancora più determinato a non far ricadere la scelta su una qualunque.
Se ci era riuscito Franz, che nemmeno era mai uscito due volte di seguito con la stessa donna, allora doveva riuscirci anche lui.

Si spruzzò il profumo e aggiustò i capelli davanti allo specchio dalla cornice dorata del suo bagno, sperando che in quella serata tra avvocati potesse trovare una valida soluzione alla sua insofferenza amorosa che stava iniziando a provare.

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Parcheggiò la macchina con disinvoltura e imboccò nell'ascensore.
La festa era all'ultimo piano di un palazzo, probabilmente di proprietà di chi aveva organizzato il party.

C'erano parecchi tavolini circondati da divanetti bassi in pelle marrone e altrettanti tavoli con sgabelli alti. L'atmosfera era un po' retrò e ricordava quei salotti intellettuali d'epoca che si
vedevano nei film, con qualche avvocato con il panciotto e il sigaro tra le labbra. Solo che, al posto dei sigari, Markus aveva già intravisto scorrere veloce la polverina bianca che tutti sembravano amare sorpassata una certa soglia di ricchezza.

Alla faccia delle legalità.
Erano tutti uomini di legge, lì.

Si accomodò, iniziando a chiacchierare con un gruppetto ancora sobrio.

"Quindi l'avvocato del diavolo ha perso, finalmente" lo stuzzicò uno, sorseggiando con disinvoltura il suo cocktail.
Sembrava che ci godessero a vedere che aveva perso.

Inetti, pensò lui.
Potevano gioire dei suoi insuccessi perché non potevano di certo vantarsi dei propri successi.

Decise di non rispondere, non ne valeva la pena.

"Con una donna, per giunta" rincarò la dose l'altro.

"Una donna sicuramente più competente di voi. In quanti ci avete provato a farmi
capitolare?" ribatté, sentendo il bisogno di difenderla in qualche modo, anche se era stata una stronza e l'aveva umiliato all'inverosimile.

Ormai era marchiato come 'quello che si è fatto sconfiggere per la prima volta da una donna'.

"Perché non ti vai a complimentare direttamente con lei, allora? Eccola" lo stuzzicò l'uomo di prima.

Markus si girò, cercando di non far vedere la curiosità che lo bruciava vivo

Irina era arrivata da poco e, con disinvoltura, si accomodò a un tavolinetto alto dopo aver ordinato un Martini.

Senza la toga era diversa, ma, al contrario delle aspettative, non era mezza nuda come ci si aspettava che si presentassero le donne di solito.
Le donne ricche osavano con scollature di classe e tacchi a spillo quando erano circondate da uomini; le altre si denudavano senza troppo pudore pur di attirare sguardi.

Condanna D'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora