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Era innegabile che tutti e due fossero attratti dalla parlantina dell'altro.

Markus apprezzava l'arguzia con cui gli rispondeva e Irina era affascinata dalla sua sicurezza.

E la sintonia mentale era la scintilla più potente per far scoppiare l'attrazione, quella che dura per tutta la vita.

Il corpo invecchia, i lineamenti cambiano, ma la mente resta la stessa e anzi, si arricchisce con il passare del tempo.

Più che del corpo, Markus era attratto dal carattere.

E quell'attrazione lo rendeva cieco a qualsiasi altra persona che non fosse lei.

Inoltre gli piaceva anche il suo fisico, era particolare nel suo modo di essere e per questo irresistibile.

Avevano chiacchierato tutto il tempo, sedendosi vicini sul divano mentre la cena emanava un profumino invitante dai fornelli.

Erano affini anche nei programmi TV che vedevano e si ritrovarono a fare battute sulla stessa lunghezza d'onda, avvicinandosi l'uno all'altra.

Markus aveva avuto l'impulso di prenderle la mano o di sedersi talmente vicino a lei da sfiorarla, ma appena provava a guadagnare qualche centimetro lei si irrigidiva, quindi aveva messo da parte quell'idea godendosi semplicemente quelle chiacchiere spensierate.

"Il profumo promette bene, chef, quindi ho recuperato le famose candele" scherzò Irina, ricomparendo dalla camera.

Markus aveva persino apparecchiato e lei non poté fare a meno di sentirsi felice, coccolata.

Una sensazione che non aveva mai provato.

"Posso aggiungere sul curriculum di aver avuto l'onore di una cena a lume di candela con la temibile avvocata Irina Ivanov" scherzò lui, osservando le due fiammelle danzare vivaci tra i calici, riscaldando l'atmosfera.

"Devi aggiungere che hai cucinato tu, però. Ma temo che comunque sia più eclatante quello che devo aggiungere io, cioè che ho cenato con uno dei Dongiovanni più incalliti della città" lo pungolò lei, per godersi la reazione che avrebbe avuto.

Infatti Markus spalancò gli occhi, mordendosi le labbra senza riuscire a ribattere.

Non si aspettava quella recriminazione.

"La fama ti precede, caro avvocato" sogghignò lei, felice di averlo zittito ancora una volta.

"Se mi precede vuol dire che sono una merce ambita e che sono piacevole, sennò non parlerebbero di me" disse lui, riscuotendosi dal silenzio.

"Questo non lo so, io parlo per sentito dire" arrossì lei.

"Potresti anche sperimentare, basta chiedere" ammiccò lui, facendole l'occhiolino.

"No, grazie. Non ci tengo a essere una delle tante" disse lei, arrossendo ancora di più.

"Non sei una delle tante, Irina. Non lo sarai mai, spero che tu possa capirlo. I miei gesti parlano chiaro" la rassicurò lui, con una voce talmente profonda da entrarle sottopelle e provocarle dei brividi lungo la schiena.

"Me lo giuri?" chiese lei, con un filo di voce.

"Te lo giuro".

Poi le prese la mano sopra il tavolo, stringendola tra la sua.

Irina trattenne il respiro per un secondo, poi si lasciò andare sotto il tocco leggero ma deciso di quelle dita sul suo dorso.

Ricambiò la stretta, intrecciando le dita con le sue.

Una stretta di mano che suggeriva l'inizio di un patto, di un legame.

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Condanna D'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora