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"Ti sei vestito, alla fine. Più o meno" disse Irina, cercando di stemperare la situazione di poco prima.

Dai fornelli proveniva già il tipico profumo dolce dei pancakes e vederlo a petto nudo rendeva la colazione più esaltante.

"Rimanere in boxer sembrava eccessivo anche a me" sorrise lui, sentendo Irina avvicinarsi e poggiarle la testa sul braccio.

Markus la guardò, sorridendo e lei ricambiò il suo sorriso.

Profumava di bagnoschiuma e aveva i capelli leggermente umidi che gli solleticavano il braccio.

"Potrei abituarmici" mormorò Irina, appena lui la attirò a sé in un abbraccio strettissimo.

"Dovresti" rispose lui.

Quella colazione aveva il sapore dell'intimità e profumava di fiducia e di verità.

Così come quei baci appassionati, con ancora il sapore del caffè da assaporare sulle labbra dell'altro.

Markus la teneva stretta, come se fosse stata un sogno inconsistente che sarebbe potuto volare via.

E lei, in quella stretta, ci vedeva solo la protezione di un uomo che l'aveva capita nonostante l'enorme sbaglio che si portava addosso.

Si sentiva completa.

Dopotutto era stata una ragazzina che aveva sognato l'amore e il principe azzurro tra le mura fredde della sua casa natia e sotto il cielo grigio del suo paese.

Poi le era toccato un altro destino, che l'aveva resa insensibile e disillusa.

Credeva che l'amore fosse una trappola acchiappa-ragazzine.

Tra le braccia di Markus, invece, quella disillusione diventava inconsistente, lasciando il posto alla consapevolezza che quel cuore che batteva era reale e che aveva un nome specifico.

Consapevolezza che il principe azzurro esisteva, e che, anche se era arrivato tardi, poteva farla sentire amata come aveva sognato da ragazzina, nonostante ragazzina non lo fosse più.

Si lasciò andare a un sospiro appena lui le sfiorò la spalla con le labbra, facendo increspare la pelle sotto di lui.

Markus la voleva in una maniera morbosa.

Non le importava che avesse fatto quello sbaglio.

Quando lo toccava si sentiva bene.

Irina era una calamita per lui, una sirena che lo richiamava con il suo fascino torbido e spigoloso.

Una donna che gli aveva permesso di vedere le sue fragilità taglienti, il suo passato oscuro, il suo lato più duro e vero.

Lo aveva fatto entrare nel suo mondo, l'aveva portato con sé al di là del muro di ghiaccio e lui ne era rimasto sconvolto ma anche affascinato.

Aveva visto che dietro quella cortina c'era una donna che sapeva sciogliersi sotto le carezze di un uomo, nonostante avesse dovuto averne paura.

Che c'era una donna che era stata una ragazzina sola, sposata con un uomo violento, disincantata dal mondo e con un dolore troppo grande da sopportare.

Una donna che, da ragazzina, si era ribellata a suo modo, provando a uscire da una situazione che l'avrebbe schiacciata, e con uno sbaglio infinitamente più grande di lei sulle spalle.

Come fare a non amarla dopo averla conosciuta a fondo?

Ormai era rimasto marchiato, e non aveva intenzione di tirarsi indietro.

Voleva condividere con lei il resto della sua vita.

Con una donna che aveva tanto da raccontare, altrettanto di cui vergognarsi, ma anche tanto di cui vantarsi.

Condanna D'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora