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Anche Irina accettò di nuovo l'invito, aveva scambiato quattro chiacchiere con quel gruppo di avvocate e si era trovata abbastanza bene.

Era arrivata lì da poco e non aveva stretto amicizia con nessuno... non che le interessasse, ma scambiare qualche parola ogni tanto poteva essere piacevole.

Anche se aveva appurato che nessuna di quelle donne aveva il suo potere, al massimo erano le assistenti di qualche studio legale più grosso o le sottoposte di un avvocato famoso.
Nessuna aveva la sua responsabilità.

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Il giorno della festa aprì l'armadio, ammirando tutti i suoi completi scuri. Non aveva nemmeno un vestito, si ritrovò a pensare.

Subito dopo scacciò di nuovo quel pensiero idiota. Da quando le importava il modo in cui si vestiva? Certe idiozie non le appartenevano.

Infilò, per sfregio, il primo completo pulito che le capitò sottomano.

Giacca e pantalone blu scuri, con una camicetta bianca e le scarpe con il tacco basso.

Si concesse solo un tocco di profumo, l'unica debolezza che la rendeva un po' più femminile.

Subito dopo scese nel garage e prese la macchina.

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Anche Markus si preparò, ma ci mise molta più cura del solito. Sperava che ci fosse anche lei, di nuovo.

"Franz, chiedi un po' a Diana come ci si veste per rimorchiare una donna stronza" recitava il messaggio che arrivò sul telefono dell'amico.

"Ti sei fottuto il cervello?" ricevette come risposta da Franz, ma tre secondi dopo rispose alla videochiamata che gli era arrivata.
Era Diana che rideva, mentre Franz in sottofondo borbottava che tutto ciò era veramente ridicolo.

Dopo una sessione di consulenza di moda privata e personale, lasciò casa sua con dei pantaloni blu dal taglio classico, i mocassini marroni scamosciati e una camicia bianca
lasciata aperta per i primi bottoni. La giacca sopra dava un tocco di eleganza in più, ma poteva anche essere tolta.

Diana aveva asserito che non ne poteva più di vederli impinguinati con la cravatta, ogni tanto stavano bene anche un po' più giovanili.

Varcò la soglia di quel piano, immergendosi nella leggera musica e nel brusio delle persone.
Se possibile, le "cameriere" erano ancora più nude della volta scorsa.

Non sapeva nemmeno chi fosse il proprietario di casa, ma sicuramente doveva essere un uomo a cui piacevano le ragazzine con il seno prosperoso, visto che da quel minuscolo reggiseno che indossavano uscivano tutte le loro grazie.
Questa volta si accomodò da solo, non aveva senso attaccare bottone con qualcuno che gli avrebbe rinfacciato la sua recente sconfitta.

Fece scorrere lo sguardo nella sala, cercando di captare se ci fossero due occhi glaciali come la morte.

Subito dopo gli si avvicinò una ragazza rossa con le curve prosperose e l'accento straniero.

Quasi sbuffò, non era quello il divertimento che cercava.

"Lasciami stare, bellezza" borbottò, scansando il suo braccio che vagava sui suoi pettorali.

"Mi avevano detto che di solito sei propenso alle coccole" si imbronciò lei, scostandosi un po'.

La fama lo precedeva, mi sa.

"Non oggi" asserì lui, alzandosi per lasciarla lì sul divanetto.

Fece appena in tempo a vedere Irina entrare nella saletta e accomodarsi in un tavolinetto in disparte.

Condanna D'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora