«Io che sono nato tra le ombre, ho giurato a Vankane d'insegnarti a sottomettere Far-Shee».
*
4821.
Elizabeth ha sette anni quando viene tratta in salvo da un isolotto disabitato dell'Arcipelago orientale, unica superstite di una spedizione di profa...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
LIZA
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Impilava le corrispondenze di giugno quando parte del vociare sopra di lei si spostò nel sottostiva. Riconobbe i toni scanzonati di Alexander e la voce graffiata di Kaena, intenti a discutere degli affari che li aveva urgentemente richiesti alle Ossa, ma lo scalpitare dei passi le suggerì la presenza di un terzo accompagnatore.
Elizabeth incastrò tra le braccia la valanga di pergamene riavvolte per fare spazio sul tavolo.
Kaena la guardò di sottecchi appena fu dentro. "Dove maledizione è Bek-Rai?" sbottò.
Liza fece spallucce e piegò una gamba per bloccare un resoconto che rischiava di cadere a terra. "Ahm... in cambusa a ubriacarsi?"
Kaena afferrò la pergamena appena in tempo e se la palleggiò da una mano all'altra per scaricare la rabbia. "Che stramaledetto figlio di puttana..." ringhiò sottovoce.
Il capitano entrò subito dopo, seguito da Shade nell'uniforme scura.
"E tu che ci fai qua?" la puntò Alexander mentre tirava qualche boccata dalla pipa sbeccata. Liza fece per aprire bocca, seguita da Kaena, ma lui rinsavì di colpo, realizzando la cosa più scontata del mondo. "Oh, sì, sì. Bek. E lasciatelo stare, povero figlio degli Alberi di Saddilia. Nessuno è mai morto di ozio su questa nave. Ha sempre tanto a cui pensare" farfugliò, agitando una mano per diradare la nube di fumo grigio. "Ma c'è da osservare che la costanza non è una sua spiccata virtù".
"Certo – costanza" ribadì Kaena, gettando in una cassa il resoconto.
Liza ingoiò un sospiro e sbatté le palpebre per non soffermarsi sul profilo del drow che adesso le stava davanti.
"Posso pensarci dopo a rimettere in ordine – nel senso che adesso vado e..."
Alexander andò a sedersi, espirando nuovamente. "Stai, stai, non te ne andare. Prima si riordina questo macello, meglio è. Però preparaci un goccio, Elizabeth" disse e allargando le braccia invitò i due ufficiali a prendere posto alle proprie sedute. E continuò: "Ma che bella che sei con la treccia. E il blu ti sta davvero bene, sai? Basta col nero, il nero è il colore del lutto e delle disgrazie. Dopodomani alle Ossa comprati qualcos'altro di blu, una camicia blu. Oppure viola, un bel cappello viola scuro. Tante dame di Iselfort vestono di viola, ultimamente, ma alcune hanno veramente cattivo gusto ad accostarci gonne e cappelli..."