The Never Born (2/2)

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LIZA

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LIZA

Accettati

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Accettati.

"Le accetto" sussurrò Liza. "Ti ho già detto che le voglio entrambe".

"Allora dimmi perché Vankane non dovrebbe sapere che le tue mani possono guarire con la magia" la incitò, di nuovo sorridente. "Dimmi una verità, su di te, che lo è".

Avrebbe voluto reprimergli l'insistenza nella maniera più crudele possibile, facendolo ruzzolare violentemente all'indietro e sedendosi sul suo petto per bloccarne i movimenti e il respiro. Straziarlo nuovamente con le unghie affilate e con i baci per indurlo al silenzio, e lasciare che fosse il corpo a parlare del suo malessere. Ma fantasie erano e fantasie sarebbero rimaste, desideri in cui era lei a seviziare Shade, non il contrario, come le era già capitato di bramare.

"È una verità un po' lunga".

"Raccontamela comunque".

Di riflesso Elizabeth chiuse le palpebre e nel buio che avanzò nella testa si riversarono, timidi, i colori sbiaditi di ricordi remoti, remotissimi, che per anni aveva lasciato a stagnare sul fondo del suo inconscio.

"Da bambina, gli scali ad Iselfort erano i più lunghi dell'anno. Approdavamo all'avamposto per almeno cinque mesi, i rimanenti li passavamo in mare a depredare. Quando compii nove anni, ci fermammo lì dall'autunno fino alla primavera. Tutti i bambini del borgo si riunivano per andare a giocare ai piedi del grande albero al Santuario sconsacrato di Selemena. Il Mai Nato, lo chiamavano, perché si diceva che il suolo fosse stato maledetto da un omicidio perpetrato ai danni di una partoriente" gli raccontò. "Il marito l'ammazzò squarciandole il ventre per portarsi via il bambino e lei fu lasciata appesa al ramo più alto per rincuorare gli Dei. Noi giocavamo tra le sue radici e molti uccelli nidificano tra le sue fronde".

Da narratrice ad attrice vivente in quel limbo di memorie acquose.

"Quell'anno in particolare decisero di tagliarmi i capelli".


Ciocche disordinate le ricoprivano le guance tonde, più corte a destra e orribilmente falciate a sinistra, perché aveva scalciato come una forsennata e pianto a squarciagola per tutta la durata del supplizio. Altea non si era risparmiata ad azzannare con le forbici ciò che le era di più caro per prevenire un'infestazione di pidocchi a bordo. La successiva ora passata a singhiozzare in ginocchio sui ceci crudi l'aveva infine convinta a tornare con la coda tra le gambe per tentare di aggiustare il misfatto. Ma Altea aveva fatto no con la testa, spedendola a lucidare i barili di lardo nella stiva.


No human has shark teethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora