Nicolò.
Il suo nome uscì dalle labbra di Marco come un sussurro
Non ci poteva ancora credere che lui fosse lì, non ci voleva credere che lui si trovasse lì appoggiato con la schiena sul portone dell'ingresso principale e una sigaretta tra le labbra . Sembrava che lo stesse proprio aspettando e che non si trovasse lì per puro caso. Insomma avrebbe potuto essere ovunque, con chiunque, in qualsiasi città, regione, paese; ma no, in quel momento no. Era li in carne ed ossa
"Ciao" disse Marco con tono piatto dopo aver chiuso la portiera della sua macchina e aver raggiunto il castano
"Ciao a te Marco; come stai?"
"Bene, grazie; e tu?"
"Bene anch'io grazie"
Silenzio
Imbarazzo
Non sapeva cosa dire ma voleva dire qualcosa. Immerso nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti, non si rese conto che si era avvicinato ulteriormente al ragazzo che si trovava di fronte a se. Si fermò e osservò meglio il suo viso: erano passati cinque anni dall'ultima volta che si erano visti, o meglio, erano passati cinque anni dall'ultima volta che avevano litigato; ma lui era sempre lo stesso: sempre lo stesso portamento fiero, gli stessi capelli castani un e la stessa barba solo un po' più lunga. Agli occhi di Marco era sempre bello; bello come quando lo aveva conosciuto un pomeriggio nuvoloso di sei anni fa al liceo scientifico della sua Ronciglione
"Come mai sei qui; che cosa ci fai da queste parti?"
"Mi è stato regalato un weekend per il compleanno; sono arrivato Venerdì ma domani mattina mi tocca ripartire; non posso assentarmi per tanti giorni dall'ufficio"
"Giusto"
"Già"
"Tu lavori sempre in quel bar?" Disse lanciando a terra la sigaretta ormai finita
"Si"
"E come ti stanno andando le cose?"
"Bene"
"Mi fa piacere"
"Grazie"
"Non c'è di che"
Quella situazione stava iniziando a diventare leggermente scomoda. Per quanto tempo avrebbero potuto andare avanti questo breve e insensato dialogo? Entrambe sapevano che parlare con monosillabi o usare parole messe a casaccio non li avrebbe portati da nessuna parte
"Ad ogni modo, continuò Marco dopo essersi schiarito leggermente la voce, ti ho chiesto che cosa ci fai qui; ma non penso tu abbia capito"
"Te l'ho detto prima Marco che cosa ci faccio qua. Pensavo di esser stato chiaro. Non mi hai ascoltato o inizi a perdere i colpi alla tua età? Non é un buon segno" disse con un sorriso appena accennato
Sospirò. Come cinque anni fa, non capiva nulla.
"O forse faceva finta di non capire nulla anche stavolta?"
"Con qui non intendevo qui a Milano, ma qui fuori da casa mia"
"Ero qui di passaggio e mi sono fermato per farti un saluto e per vedere come stavi. Ovviamente non sono capitato qui a casaccio; prima ho chiesto informazioni su di te ad Emanuele, ma, a differenza di Dylan, ho avuto come l'impressione che lui non avesse molta voglia di parlarmi di te; forse mi sto sbagliando, ma non penso che sia solo una mia impressione"
No non era solo una sua impressione.
Marco aveva conosciuto Emanuele e Dylan al liceo e , in poco tempo, diventarono subito amici. Ma Marco sapeva benissimo che le persone le capisci solo quando passi del tempo con loro e, nel giro di poche settimane, si rese conto come Emanuele fosse una persona sincera e affidabile, mentre Dylan fosse la classica comare del piccolo paesello che passava le sue giornate a spettegolare su ogni persona. Se Marco era riuscito a conoscere Niccolò era solo perché Dylan glielo aveva presentato un paio di settimane dopo che il moro gli confidò di essersi preso una cotta per quest'ultimo.
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Easifatan
General FictionMarco ed Alessandro, in questa storia non sono cantanti ma un barista il primo ed uno studente di giurisprudenza il secondo. Alessandro, entrerà pian piano nella vita di Marco, come una tempesta (Easifatan in Arabo). Ma non sarà un' impresa facile...