Ghali e Mamma Anna

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"Mamma sono a casa!" annunciò Alessandro dopo aver inserito la chiave nella serratura della porta di casa ed aprirla 

"Mamma?" 

"Amore sono in cucina, vieni!". Alessandro fece sentire la sua presenza abbracciando da dietro, come ogni giorno, la madre Anna.  "Non ti ho sentito arrivare. Stavo iniziando ad preparare la cena e lo sai che quando le pentole borbottano, come piace dire a me, fanno un casino assurdo ed io non sento nulla". 

Alessandro sorrise

"Com'è andata all'università oggi?"

Fece spallucce. "Una gran palla mamma; come ogni giorno d'altronde"

"Oggi é Mercoledì, non avevi lezione fino alle quattro e mezza?" chiese Anna alternando lo sguardo tra un calendario con disegnati dei fiori appeso al muro e al suo orologio che segnava un altro orario

"Si, ma ho preferito fermarmi in aula studio a rivedere gli appunti delle lezioni di oggi"; "lo sai che a breve avrò un'esame"

Anna non poté fare a meno di sorridere; sapeva quanto suo figlio fosse diligente nello studio; i suoi insegnanti glielo dicevano sempre durante le riunioni docenti/ genitori; così come sapeva anche quanto suo figlio fosse suscettibile. Decise di intervenire subito, onde evitare, probabilmente, alcuni malintesi

"Ti ho chiesto per curiosità, non per farmi gli affari tuoi; so quanto detesti chi ti fa domande solo per impicciarsi nella tua vita"

"Tranquilla mamma lo so che non sei tu la curiosa; ad ogni modo, tra quanto è pronto?"

"Circa trenta o quaranta minuti"; "vuoi guardare la tv o riposare nel mentre?"

Adorava sua madre, c'era poco da fare: sapeva quanto sua madre tenesse alla sua salute mentale e quanto era importante staccare la spina dopo una lunga giornata passata a scervellarsi sui libri.  "No mamma, preferirei andare in camera e stendermi sul letto; poi deciderò se ascoltare anche un po' di musica"

"Non serve nemmeno che ti chieda chi ascolterai"

Rise. "Lo so che lo sai; però ricordati di chiamarmi dieci minuti prima di cenare, così preparo la tavola; almeno faccio qualcosa e mi rendo utile".   

"Come se non facessi già tanto piccolo mio" disse la signora prima di baciarlo affettuosamente sulla guancia. Aveva un figlio d'oro e lo sapeva. Certo anche lui aveva qualche stravaganza tutta sua, ma questo non incideva affatto con il fatto che era un bravo ragazzo; aveva fatto di tutto affinché Alessandro crescesse con sani principi, sani valori  e ammise a se stessa che, sì, c'era riuscita




Aprì la porta della camera e si fiondò direttamente sul letto: aveva anche lui bisogno di distendere un po' i nervi, riposare e liberare la mente da dispense, appunti, lezioni e tutto il resto. Non poteva passare ventiquattro ore appresso ai libri, altrimenti ne sarebbe uscito pazzo da li. Alzò leggermente il capo per guardare meglio la persona, o meglio una gigantografia della persona che si trovava raffigurata su una carta dalle grandi dimensioni

"Buonasera a te mio eroe", sospirò e sorrise allo stesso tempo : "oggi é stata una giornata molto impegnativa per me; la prof é una gran rompiballe e di quello che ha spiegato oggi, non me n'è fregato un cazzo".  Se fosse entrato qualcuno e lo avesse visto parlare con un poster, molto probabilmente lo avrebbe preso per un pazzo; ma secondo Alessandro alcune confidenze, alcuni stati d'animo o alcune situazioni che stava vivendo o che aveva vissuto sino ad ora potevano essere confidate solo ad un cantante o ad un attore: e lui, cinque anni fa, l'aveva trovato

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