Cercavo una difesa, non un'accusa

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"Tafali ، cerda toqluq bechan marfa mae cerda traid marfeth. cerda toqluq edha kan achron cerda jevhmonk. alan al-jallous tahat shajra al-sanat ، witgemedd einek wallastrecha tahat saraka batia. lucken ola ، tudker an taghni lakmer al-kathir min al-ashia al-jumayla wathsab al-najoum. stre anne sikon ola mae yaram"



Se ne stava rannicchiato su se stesso in quell' immenso prato verde che faceva da cornice a quella porzione di rurale che oramai era diventato inaccessibile ed inagibile a chiunque passasse di lì. Se ora si trovava li all'aria aperta insieme alle sue amiche invece di ritrovarsi chiuso in aula, era solo grazie ad Angèlè e al suo navigatore che, per qualche circostanza ancora sconosciuta, al suo primo giorno di lezione, decise di portarla lì invece che portarla in facoltà.  Conoscevano quel luogo ormai da più di un anno e, per loro, era diventato una specie di "giardino segreto" . Alessandro lo aveva battezzato così, dopo essersi ricordato che, un pò di tempo fa, aveva visto un film che aveva questo nome e, a memoria, narrava una vicenda simile. Era perfetto, non solo perché era uno spazio che si poteva raggiungere solamente a piedi ed era isolato; ma anche perché, gli unici rumori che si potevano sentire erano il fruscio del vento ed il canto di alcuni uccellini che, a volte, facevano la loro comparsa ricordando al mondo la loro presenza

"Come stai Ale?" chiese Annalisa seduta alla sinistra del giovane

"Mhh, così"

"Alé non vòlio vederti così però "

"Passerà" rispose più a se stesso che all'amica


Aveva bisogno di qualcuno che lo confortasse, che lo facesse sentire coccolato e protetto ma non passò molto tempo prima che il suo pensiero non si trasformasse in realtà e lo capì quando vide Annalisa chinarsi su di lui e baciarlo con fare protettivo sul capo e vedere Angele fare la stessa cosa una manciata di secondi dopo

"Grazie ragazze, davvero"



Gli volevano bene, non aveva dubbi





"Sto andando. Ti serve qualcos'altro? "

"No Angèlè, ti ringrazio"

"Dacor"

Quello almeno lo aveva capito ed era l'unica cosa che era riuscito a capire di tutto quel discorso che la sua amica gli aveva appena finito di fare. Come il suo solito, si era messa a parlare in Francese e loro, come al solito, non ci avevano capito nulla. Ipotizzò che lui fosse il destinatario di tutto questo e ne ebbe certezza quando sentì la bionda pronunciare il suo nome e la vide alzarsi in piedi per poi andare via da li e raggiungere molto probabilmente qualche posto che distava a pochi chilometri da li



"Prima ti ho sentito bisbigliare qualcosa nella tua seconda lingua, credo. Non ho idea né di che cosa fosse nè di che cosa potesse significare, ma aveva un suono molto dolce"

"Si, stavo canticchiando la filastrocca che mi cantava spesso mia mamma quando ero piccolo; me la cantava per cercare di sollevarmi il morale quando mi sentivo triste e, ora la stavo cantando a me stesso per cercare di fare la stessa cosa"

"E che cosa significa? Ti va di dirmelo?"

"Bambino mio non preoccuparti di sapere ciò che non vorresti sapere. Non preoccuparti se gli altri non riescono a capirti. Ora siediti sotto all'albero di acacia, chiudi gli occhietti e rilassati sotto il suo lento fruscio. Ma prima ricordati di cantare alla luna tante cose belle e di contare le stelle. Vedrai che andrà tutto bene"

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