Primo incontro

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"Dimmi pure"

"Eravamo al tavolo numero otto"

"Una spremuta, un caffè e due cornetti, giusto?" La ragazza di fronte a se annuì

"Fanno otto euro tondi tondi; se me li daresti di moneta, mi faresti un gran piacere"

"Mi mancano venti centesimi Marco" disse la ragazza sconsolata dopo aver svuotato tutto il suo portamonete per pagare il conto del barista; "aspetta un momento; li chiedo alla mia am-

"Non ti preoccupare, domani me li dai Elena."

"Ma"

"Davvero, non ti preoccupare" esclamò il barista

"Grazie mille e scusami e; Marco?"

"Si?"

"E' stata una benedizione conoscerti"


Peccato che sua madre ora non si trovasse li e non avesse sentito quel commento


Erano da poco passate le dieci e, dato il momento di tregua che, stranamente, si stava respirando dentro al bar, Marco ne approfittò per asciugare alcuni bicchieri e alcune stoviglie gocciolanti che fuoriuscivano dalla piccola lavastoviglie, per sistemare e pulire almeno un po'. 

Stava lucidando il bancone quando si ritrovò improvvisamente a pensare al commento che la ragazza di prima fece poco fa; ripensò alla sua timidezza e al suo sincero dispiacere. Ecco era questo che faceva intenerire il giovane: la sincerità. Com'era possibile che delle piccole e semplici parole potessero migliorarti e rallegrarti così tanto la giornata?. Il suo sorriso e i suoi pensieri vennero interrotti da una voce e da un borbottio che ormai conosceva, in troppo bene

"Eccomi!" annunciò la ragazza con il fiatone

"N'do sei annata a prende ste cose, viscino a' Tiburtina?"

"Simpatico che sei. Nel caso in cui te lo sia dimenticato , ti ricordo che il supermercato qui vicino , a quest'ora, è affollato e che se al fornitore avessi fatto gli ordini giusti, a quest'ora, saremo felici tutti e due;  io non sarei affaticata e non starei sudando come una che ha appena fatto i duecento metri. Ah e, a prossima volta, vacce da solo"

Marco rise

"Dovresti essere felice che il locale si stia pian piano riempiendo. Ma adesso siediti pure da qualche parte; respira, riprendi fiato e poi ricominci, va bene? Vado a prenderti un bicchiere d'acqua e, intanto,  te lo porto"

"Non è che mi togli dieci minuti di stipendio dal mio orario di lavoro, vero? Lo sai che quei soldi mi servono"

Il ragazzo richiuse la bottiglia di vetro vicino a lui e guardò la ragazza con espressione triste . "Davvero pensi che possa farti una carognata del genere Elodie?". 

" No Marco, deglutì; ma...."

"Elo, perché hai pensato ad una cosa del genere?"

"Non lo so; so che sei buono e altruista con tutti, ma, questa è la prima volta che mi succede di arrivare in "ritardo al lavoro", mimò con le dita;  "e avevo paura"

Marco era pur sempre il suo capo, e, anche se la trattava più come una sua amica che come una semplice "collega",  in un certo senso, doveva ricordarselo

"Non capisco Elo;  comunque no non lo farò;" Marco aprì le braccia a mò di abbraccio;  "ma la prossima volta;  continuò,  non essere troppo impulsiva come lo é il sottoscritto quando ha una giornata no; ok?" 

"Grazie; ma lo sai che Settembre mi cambia l'umore", disse la ragazza ricambiando l'abbraccio

"A te, ma ricordati di non portargli rancore" 

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