2. Guns and fear

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«Abbey, stai scherzando, spero. Ho parlato per minuti e minuti e non hai ascoltato nulla?»

...

«Abbey!»

...

«Stavi guardando il cibo come se fosse andato a male. Se non lo vuoi, puoi darlo a me» dice Kyle, vedendo che finalmente lo ascolto, facendo anche svegliare Road che si era addormentato a faccia sul tavolo.

Provo a inforchettare la pasta, con la pancia che mi brontola.

«Chi la vuole?» dico più a Kyle che a Road perchè quest'ultimo ancora non realizza di essere a scuola e non nel suo letto.

«E' uno scherzo?» dice Kyle rubandomi il piatto da sotto gli occhi. Facendomene pentire.

Ah è così che ci sente a lasciare un piatto intero, e a dir di più buono. Fa male cazzo. Fin'ora non mi sono mai azzardata a lasciare un piatto, anche se avevo questo in programma da tanto. Il cibo è la mia salvezza e non posso lasciare anche quello.

Improvvisamente, Kyle accanto a me sparisce e con lui anche Road e il resto del mondo. Non sono più con loro.

Non sono più in mensa, sono a tavola a casa. Riesco a vedere mia madre e mio padre. La solita birra di papà e il solito sguardo impaurito di mamma. Papà mi toglie il piatto di mano. «Fai un pò di sport.» riesce solo a dire, l'uomo che non conosco più.

Sento parlare Road, o per lo meno sento dire parole incomprensibili, poichè non sono ancora connessa del tutto alla realtà. Mi limito a sorridere.

«Però ha cavalcato comunque delle belle onde, no?» Kyle continua a parlare con Road.

«Si ma ha fatto pochi punti.» risponde Road con il boccone in bocca.

La pancia continua a brontolare, ma prima che io mi rinchiuda nella mia mente, di nuovo, mi alzo da tavola di scatto e esco dalla mensa. Percorro tutti i corridoi fino ad arrivare al bagno più vicino. Mi aggrappo con le mani al lavandino, stringendolo con forza il bordo e con tutta me stessa cerco di non guardarmi allo specchio.

Forse non è stata una buona idea andare in bagno, ma qua nessuno può raggiungermi. Con nessuno intendo Kyle e Road, che non possono entrare nel bagno delle femmine, fino a prova contraria.

Le mie mani sono intente a frugare nella borsa e cercare le pillole, ma mi ricordo i danni che possono causare, anche se risolvono la maggior parte dei miei problemi, perciò butto le mani sotto l'acqua gelata e far svenire la tentazione. Inizio a ingozzarmi di acqua di rubinetto fino a riempire la pancia e appesantirla, fino a sentirmi male. La tentazione di guardarsi allo specchio non mi aiuta, e basta sentire la gocciolina di sudore per capire che il mio corpo si sta opponendo. «Che ti prende?» mi chiedo da sola. «Non puoi vivere senza quelle medicine, eh?» continuo. «Sei proprio testarda.» mi maledico.

«Sbagliata.» aggiungo.

«Stupida, ignorante, pessim-»

Una delle porte dei gabinetti di apre.

Liv. Ha sentito tutto?

Rimane un minuto a fissarmi. Solo là mi accorgo di essere un casino, capelli arruffati dal sudore, divisa bagnata dall'acqua e occhiaie. Non basta guardarmi allo specchio per capirlo.

«Tutto ben-» cerca di parlarmi ma io la fermo subito. «Si è tutto apposto, grazie.» perchè lo è veramente.

A dir la verità è strano da parte sua chiedere qualcosa a me o parlarmi. Lei è una dei popolari.

Dopo che Liv se ne va, confusa, cerco di sistemarmi i capelli e la divisa. Con un bel sospiro esco dal bagno andando in contro a Kyle e Road.

Stranamente li ritrovo davanti alla palestra. In realtà c'è mezza scuola lì.

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