13. And I'm trying to be sane

13 3 5
                                    

Prima di iniziare il capitolo, ci tengo a dire che questo capitolo sarà interamente dedicato ad Abbey.
Saranno presenti frasi e azioni non adatte ad un pubblico minore, nonché esagerate apposta. Detto questo, buona lettura

Abbey's Pov

Corro più che posso, attraversando strade deserte, coperte dalla notte che sembra essere più buia del solito.

Seguo le luci dei lampioni, le uniche a illuminare le strade fredde del mio quartiere. Grazie a esse ritrovo casa.

Arrivo davanti la porta di casa, sul porticato, e frugo subito nelle tasche dei miei pantaloni in cerca delle chiavi.

Infilo la chiave con le mani tremanti nella serratura e dopo pochi tentativi riesco ad aprire la porta di casa.

Assumo un sorriso che nemmeno Jennifer Lawrence riesce a fingere, pronta a fare vedere a mamma che sono tornata.

Quest'ultima la ritrovo sul divano e una coperta, una ciotola di popcorn sulle gambe, con gli occhi fissi sulla televisione.

«Sono a casa.» dico, salutandola.

Mamma mi guarda, con un sorriso a trentadue denti.

«Finalmente! In questi giorni stai facendo tardi.»

Come sempre, si avvicina a me e mi prende le guance tra le sue mani. Controlla sempre se sto bene, da quando sono piccola. È questa la sua maledizione, per questo esatto motivo vive un avita di merda.

«Come stai?» mi chiede.

Bè, come sto?

Sto bene. B e n e. Sto bene?

«Si.»

Mamma ride confusa.

«Si cosa? Facciamo così, vediamo un film insieme e, qualsiasi cosa sia successa, sparisce.»

Non vedevo l'ora di buttarmi sul divano e vedermi qualcosa con lei.

«Grazie, mamma. Ma preferisco andare a dormire.»

Tuttavia, non posso rimanere con un sorriso stampato e un groppo in gola. Scoppierei.

Mamma sospira, tante volte ho rimandato. Tante volte mi sono sentita così una merda da non riuscire a stare con mamma.

«Va bene, tesoro. Come vuoi...sappi che mi troverai sul divano sempre pronta ad aspettarti.» sorride, ma vedo che è morta stanca. Fa tanto e io non la rendo felice.

Mi limito a guardarla negli occhi, approvando le sue idee, se magari io fossi una persona migliore.

Dopo ciò, la lascio, salendo le scale per andare al piano superiore. Ogni gradino è una pugnalata al petto.

Ogni.

Gradino.

Io.

Mi.

Sento.

Morire.

InsanityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora